La vulgata o è complottista o non è. E può darsi che Gazprom complotti davvero. L’anno scorso non ha venduto volumi a breve in piattaforma, insomma non ha messo in vendita gas aggiuntivo rispetto a quello che vende con contratti di lungo periodo. E non ha alimentato gli stoccaggi che controllava in Europa. Disse che aveva avuto qualche problema tecnico con la produzione; e che doveva con priorità riempire gli stoccaggi di casa sua. Che magari non è implausibile. Però anche magari era solo per fare esplodere i prezzi, e tenerci al guinzaglio in vista dell’inverno. Tra chi lo pensa c’è anche chi aggiunge che lo faceva in vista e in funzione della guerra prossima ventura; però magari a deciderlo bastava un po’ di genialità nella politica commerciale. E in punto di commercio di gas i russi sono sempre stati bravissimi.
Adesso hanno tagliato le consegne in Germania via Nord Stream, e il prezzo si è levato al cielo. Dicono che è forza maggiore, e che per problemi tecnici hanno dovuto fermare le turbine della centrale di compressione. Però, anche tra gli effetti del taglio c’è quello di renderci più difficile riempire gli stoccaggi per l’inverno che viene, e dunque quello di accrescere ulteriormente il suo potere negoziale per la battaglia contro il Generale Inverno. E anche quello per cui per schizzo del prezzo finisce che meno ci manda e più incassa. Magari non fu turbina (in manutenzione) ma fu Politica. O magari solo il genio del Direttore Commerciale.
Se pensate sia stata Politica state elaborando sul complotto estremo. Non vi mando più gas, e muoia Sansone con tutti i Filistei. Magari vi convince. Però attenti.
Io sono tra quelli che hanno sempre sostenuto che se il rubinetto avesse mai chiuso sarebbe stato per decisione nostra e non loro. Sono un Paese in via di inviluppo, che non ha saputo evolvere da un modello di forte dipendenza dall’esportazione di risorse naturali e di caratterizzazione energivora del settore industriale. Esportare (fossili) è ragione di vita. Quel che conta però non sono i volumi che esportano; ma la rendita che ne ricavano. Tutte le volte che ci urliamo minacciati e/o ricattati dalla prospettiva della chiusura il prezzo sale; e tutte le volte che le consegne effettivamente si riducono invece anche. Il Direttore Commerciale è in estasi. Gli basta vendere meno di 1/5 del gas e della metà del petrolio di un anno fa e incassa uguale. Se riesce a continuare a fornirci (anche molto meno di prima) e insieme ad alimentare il terrore che sia l’ultima volta ha fatto il capolavoro.
Poi noi in questo lo si aiuta. Che a volte riusciamo persino a rendergli difficile riuscire a mandarcelo. E magari a nostra (europea) insaputa.
L’infrastruttura, dove per cominciare ogni europeo viaggia in ordine sparso. La più importante emanazione europea di Gazprom era Gazprom Germania, che tra l’altro tramite la controllata Astora possiede una rilevante capacità di stoccaggio gas in Germania e in Austria. La Germania ha deciso (la storia è complicata, ma qui basti il temporaneo finale) di mettere Gazprom Germania in amministrazione straordinaria a tempo indeterminato, così da poter tra l’altro direttamente gestire ed operare la sua capacità di stoccaggio. La stampa dice che non è stata formalmente nazionalizzata perché questo avrebbe provocato ritorsioni russe; però se formalmente non è nazionalizzazione nella sostanza ci assomiglia molto: Gazprom Germania la stanno provvedendo perché possa operare di una decina di miliardi di finanziamenti e hanno già annunciato che le cambieranno presto il nome. Non consta comunque di un coinvolgimento “europeo” nella decisione.
Altro esempio di iniziativa nazionale. Il gas russo arrivava in Germania oltre che via Nord Stream via gasdotto da Yamal che transita in Polonia. Mettiamo che per vedere se il recente crollo dei volumi via Nord Stream sia tecnico o giusto politico una delle parti proponesse di compensare il taglio via maggiori volumi vettoriati dalla linea Yamal. In realtà non si può fare. Yamal (che dopo la partenza di Nord Stream 1 lavorava poco e spesso in reverse flow, i.e. per riesportare in Polonia gas russo dalla Germania) è chiusa al traffico in provenienza dalla Russia. La Polonia ha unilateralmente revocato a Gazprom i diritti di transito. Non consta sia stata una decisione condivisa anziché puramente nazionale. E Gazprom quasi incredulo ha colto l’occasione per ribadire che il problema era solamente tecnico, e se non ci crediamo basta che autorizziamo l’ultima alternativa rimasta e cioè Nord Stream 2. È pronto, dice Gazprom, e basta girare il rubinetto perché da domani vi arrivi tutto quel che volete. Che per carità tutti noi unanimi nel dire che quel che dice Gazprom è giusto propaganda e inaccettabile provocazione politica; però resta il fatto che è vero che basterebbe aprire il rubinetto.
Infine, il mistero della turbina smarrita. Dice Gazprom che il fornitore Siemens si è portato una turbina in Canada per l’obbligatoria manutenzione, e che là giace praticamente sequestrata. Aggiunge che ha dovuto fermarne altre due per scadenza del termine di manutenzione, e Siemens non è in grado di provvedere perché comunque dovrebbe portarle per la revisione in Canada e magari stavolta le bloccano ancora prima che arrivino. Insomma gli invii via Nord Stream si sono ridotti di 2/3 praticamente per causa di forza maggiore. “Bugia” hanno subito risposto persino unanimi i leader europei. E per carità magari un po’ sì, ma comunque il prezzo riparte e il Direttore Commerciale è per sua funzione indifferente alla provenienza politica o tecnica del suo flusso di cassa. E però che una turbina piccolina in Canada sia davvero bloccata causa sanzioni è un fatto; e che se c’è bisogno di manutenzione la possa fare solo il fornitore Siemens, che peraltro le sanzioni impossibilitano al mantenere, è pure un fatto.
Un pezzo di verità è ricostruibile. Il Paese in via di inviluppo non è in grado di manutenere impianti essenziali per la propria economia, e gli tocca rivolgersi allo straniero (e che lo straniero – Siemens – sia poi tedesco è qui figlio della vecchia e prolungata entente). Noi cerchiamo di disegnare sanzioni che colpiscano (anche) la sua disponibilità tecnologica; ma per eccesso o inconsapevolezza di disegno finisce che qui lo priviamo di una capacità tecnologica che al momento parrebbe ancora essenziale anche per noi. La sanzione che si fa, via prezzo del gas, autosanzione.
Magari varrebbe la pena di metterla in politica anziché in bugia. Sulla vicenda del pagamento in rubli la Commissione si è nascosta dietro la foglia di fico del diritto (peraltro foglia trasparente assai, posto che addebitava ad una norma pubblicistica di aver violato una previsione contrattuale) pur di evitarsi una qualunque decisione di merito. Qui magari si potrebbe cercare di evitare. Si tratta di scegliere se adattarsi alla riduzione (e in quanto si tratti di tema tecnico convivere col fatto che la riduzione continuerà e anzi potrà solo peggiorare) o decidere che nel nostro interesse la turbina vale una deroga. Magari astenendoci da iniziative nazionali e dal fare ruminare il problema solo alla macchina legal-burocratica.
Un gruppo di Stati che si muovono alla rinfusa, un organismo sovranazionale che non riesce a dare un credibile orizzonte di rotta, esecutivi che si negano all’esplicita decisione politica. Potrebbe finire, tra una bugia e una provocazione, che via autosanzioni chiuderemo noi e, per davvero, i rubinetti. Però rigorosamente a nostra insaputa; ed esclusivamente per colpa e decisione loro.