In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, l’Istat ha pubblicato online un focus tematico che presenta una lettura integrata delle statistiche sulle acque condotte dall’Istituto, con particolare riferimento al triennio 2019-2021. L'acqua e l’insieme dei servizi a essa correlati sono elementi imprescindibili per la sostenibilità ambientale, il benessere dei cittadini e la crescita economica.

Il focus abbraccia diversi aspetti legati alla risorsa idrica, fornendo un approfondimento su: caratteristiche dei servizi idrici per uso civile; valutazione delle famiglie sul servizio idrico e sulle preoccupazioni ambientali; spese familiari sostenute per l’acqua; situazione degli apporti meteorici in Italia e nelle principali città; estrazione di acque minerali naturali a fini di produzione.

Dall’ultima edizione del Censimento delle acque per uso civile risulta che nel 2020, nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei 109 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, dove risiede il 30% circa della popolazione italiana, dei 2,4 miliardi di metri cubi immessi in rete ne rimangono a disposizione degli utenti finali 1,5 miliardi di metri cubi (236 litri per abitante al giorno). Le perdite in distribuzione, criticità di lunga data per l’infrastruttura idrica italiana, risultano quindi pari a 0,9 miliardi di metri cubi, il 36,2% del volume immesso in rete (37,3% nel 2018). Si perdono giornalmente 2,4 milioni di metri cubi d’acqua, 41 metri cubi per chilometro di rete (44 nel 2018).

In più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali percentuali superiori al 45%. I livelli di perdite presentano il minimo nei capoluoghi del Nord-Ovest (23,5%), per poi aumentare al Nord-Est (32,8%), Centro (37,3%), Sud (43,6%) e toccare il massimo nelle Isole (52,2%).

Comuni capoluogo di provincia e città metropolitana per classe di perdite idriche totali. Anno 2020, perdite in percentuale sui volumi immessi in rete e in metri cubi al giorno per km di rete

Fonte: Istat, Censimento delle acque per uso civile

Rispetto al 2018, i volumi immessi in rete si riducono di oltre il 4%, i volumi erogati dell’1,6%. Le variazioni in serie storica del valore degli indicatori possono dipendere da effettivi mutamenti nella dotazione idrica, ma anche da modifiche nei criteri di calcolo dei volumi consumati ma non misurati al contatore, oltre che da cambiamenti demografici o variazioni nello stile di consumo. La pandemia da Covid-19 potrebbe aver generato modifiche nei volumi movimentati nel 2020, anche se è difficile individuare un rapporto diretto di causa-effetto. In alcuni capoluoghi a forte vocazione turistica, come Rimini e Venezia, si è comunque registrata un’importante riduzione dei volumi erogati di circa il 15%.

Anche l’intensità dell’erogazione dell’acqua è fortemente eterogenea sul territorio, raggiungendo il massimo nei capoluoghi del Nord (256 litri per abitante al giorno), per poi ridursi gradualmente al Centro (231 litri), al Sud (221) e raggiungere il minimo nelle Isole (194). Un volume erogato pro capite basso non è sempre sinonimo di consumo sostenibile, soprattutto quando si adottano misure di razionamento dell’acqua.

Sebbene ci sia una sensibilità più diffusa verso la riduzione degli sprechi e un uso attento della risorsa, nel 2021 solo il 65,9% delle persone di almeno 14 anni si dichiarano attente a non sprecare acqua (Indagine Aspetti della vita quotidiana).

Dalla Rilevazione Dati ambientali nelle città risulta che, nel 2020, in 11 capoluoghi di provincia/città metropolitana, tutti nel Mezzogiorno, sono state adottate misure di razionamento, attraverso la riduzione o la sospensione dell’erogazione agli utenti, con caratteristiche diverse sulla durata e sui residenti coinvolti. Ed è proprio nel Sud e nelle Isole che si rilevano le più alte quote di famiglie che lamentano irregolarità nell’erogazione dell’acqua.

Per il comparto fognario-depurativo, dal Censimento delle acque per uso civile risulta che, nel 2020, nei 21 comuni capoluogo di regione e provincia autonoma il 94,7% dei residenti risulta allacciato alla rete fognaria pubblica: dei 9,7 milioni di residenti, circa 514mila risultano sprovvisti del servizio. La copertura è maggiore nei capoluoghi del Nord (98,2%), si riduce nel Mezzogiorno (96,0%) e raggiunge il minimo al Centro (89,7%).

Non tutti i reflui urbani collettati dalla rete fognaria pubblica sono convogliati verso impianti di depurazione. Si stima che, nel 2020, il 93,7% dei residenti nei capoluoghi di regione e provincia autonoma usufruisca del servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane, pertanto circa 605mila residenti ne risultano privi. La copertura maggiore è per le città del Nord (98,2%), con circa 70mila residenti non serviti, mentre il Mezzogiorno si attesta al 94,0% (138mila residenti non serviti) e il Centro all’88,4% (circa 397mila).

Copertura del servizio pubblico di fognatura e depurazione delle acque reflue urbane nei capoluoghi di regione. Anno 2020, valori percentuali sul totale della popolazione residente

Fonte: Istat, Censimento delle acque per uso civile

Dall’Indagine sulle spese delle famiglie risulta che nel 2020 la spesa media mensile per la fornitura di acqua nell’abitazione è di 14,68 euro (0,6% della spesa complessiva per il consumo di beni e servizi), con valori più alti della media nel Mezzogiorno (17,48 euro) e al Centro (16,50 euro).

Ancora sul tema delle spese, l’Indagine Aspetti della vita quotidiana riferisce che oltre la metà delle famiglie (55,1%) considera adeguati i costi sostenuti per l’erogazione dell’acqua, mentre il 38,1% li giudica elevati. La comprensibilità delle bollette è l’aspetto della fornitura dell’acqua nelle abitazioni che meno soddisfa le famiglie (66,5% molto o abbastanza soddisfatte).

Sempre nel 2020, la spesa mensile sostenuta dalle famiglie per l’acquisto di acqua minerale risulta pari a 12,56 euro, circa due euro in meno rispetto alla spesa per la fornitura di acqua.

Ancora molto diffuso l’uso di acqua in bottiglia: nel 2021 il 28,5% delle famiglie non si fida a bere acqua di rubinetto e in due terzi dei nuclei si consuma quotidianamente almeno un litro di acqua minerale (dato in crescita rispetto agli ultimi anni).

Il giudizio delle famiglie sul servizio idrico raggiunge nel complesso livelli di buona soddisfazione (86,0% molto o abbastanza soddisfatte), con un significativo differenziale territoriale che conferma il classico divario Nord-Sud, che vede le famiglie del Nord, in particolare del Nord-Est, dichiarare livelli di soddisfazione sensibilmente più alti per i diversi aspetti esaminati, che si riducono al Centro e al Mezzogiorno, toccando il minimo nelle Isole.

Valutazione delle famiglie sul servizio idrico. Anno 2021, per 100 famiglie della stessa zona

Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana

In tema di acque minerali naturali, dalla Rilevazione Pressione Antropica e Rischi naturali risultano estratti 19 milioni di metri cubi a fini di produzione nel 2019, con un’intensità di estrazione di 63 metri cubi estratti per chilometro quadrato. Il quantitativo è concentrato per oltre la metà al Nord ed è in continuo aumento (+ 9,3% sul 2018).

Il focus analizza anche la situazione meteo climatica in Italia e nelle principali città.

Gli effetti dei cambiamenti climatici e/o dell’effetto serra preoccupano: nel 2021, il 66,5% delle persone di 14 anni e più (Indagine Aspetti della vita quotidiana), seppure la quota si presenti in calo rispetto al trend osservato negli ultimi anni, complice probabilmente la maggiore preoccupazione verso la pandemia e la crisi economica in corso.

Nell’ambito della collaborazione scientifica tra Istat e ISPRA per la determinazione del bilancio idrologico e idrico nazionale, il focus ha fornito il dato medio della precipitazione annuale in Italia nel periodo 1991-2020: 943 mm, pari a un afflusso annuale medio di acqua piovana di circa 285 miliardi di metri cubi.

Il confronto europeo tra le precipitazioni medie annue (in millimetri), calcolate utilizzando i dati del Climate Data Store del Copernicus climate change service mostra l’Italia in quinta posizione tra i Paesi UE27, dopo Slovenia, Austria, Croazia e Irlanda.

Nell’ambito dei capoluoghi di regione e città metropolitana, dalla Rilevazione Dati meteo-climatici ed idrologici risulta che la precipitazione totale annua è pari a 661 mm (media delle stazioni osservate nelle principali città), segnando uno dei valori più bassi nell’ultimo decennio osservato. Mentre la temperatura media nei sistemi urbani presenta la tendenza a un generalizzato aumento, la precipitazione annua risulta in diminuzione (-132 mm sul periodo 2006-2015). Le differenze negative sul decennio base interessano 22 città su 24.

Tra i soli capoluoghi di regione, l’anomalia della precipitazione 2020 sul valore climatico 1971-2000 si attesta in media su -91 mm, con 15 città su 21 a registrare anomalie negative. I giorni senza pioggia aumentano nel 2020 (+10) rispetto al valore climatico 1971-2000, attestandosi su 293 giorni fra le aree urbane osservate e anche i giorni consecutivi senza pioggia si presentano in lieve aumento, pari a +2 sul valore climatico (26 giorni).

Anomalie della precipitazione totale annua dal valore climatico 1971-2000 (a) e differenze dal valore medio 2006-2015 per capoluogo di regione e città metropolitana. Anno 2020, valori assoluti in millimetri

a) Calcolata solo per i capoluoghi di regione, per i quali sono disponibili serie storiche di dati complete per il periodo 1971-2020.

Fonte: Istat, Rilevazione Dati meteo-climatici e idrologici