Rifiuti urbani, com’è andata nel primo anno della pandemia, in pieno lockdown? Ce lo dice l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale, che come ogni anno presenta e pubblica online il Rapporto sui rifiuti urbani frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’Istituto. Il Rapporto presentato quest’anno fornisce i dati del 2020 su produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale e riporta le informazioni sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario.

I dati, come previsto, risultano fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha segnato il contesto socio-economico nazionale. Le misure di restrizione adottate e le chiusure di diversi esercizi commerciali hanno influito sui consumi nazionali, determinando, come primo effetto, un calo della produzione dei rifiuti superiore a un milione di tonnellate (-3,6% rispetto al 2019), che a livello nazionale si attesta a 28,9 milioni di tonnellate.

Andamento della produzione di rifiuti urbani, anni 2007 – 2020

Fonte: ISPRA

Diminuzione che viene registrata in tutto il Paese, seppure diversificata, con il calo più consistente nel Centro (-5,4%), cui segue il Nord (-3,4%) e il Sud (-2,6%). Quanti rifiuti produce all’anno ogni cittadino? I dati Ispra ci dicono che la produzione pro capite è di 488 Kg e che la Regione con la produzione pro capite maggiore è l’Emilia Romagna con 640 chilogrammi per abitante per anno.

A livello regionale, fatta eccezione per la Valle d’Aosta, la cui produzione di rifiuti è rimasta stabile, tutte le regioni italiane hanno fatto rilevare un calo significativo dei rifiuti prodotti. Al Nord il calo maggiore spetta al Trentino Alto Adige (-6,3%), Emilia Romagna (-3,9%) e Liguria (-3,7%); al Centro al Lazio (-5,6%) seguito dalle Marche (-5,4%) e dalla Toscana (-5,4%), e al Sud alla Calabria (-6,7%) e alla Basilicata (-4,3%).

Anche nelle principali città, quindi nei 15 comuni con popolazione sopra ai 200 mila abitanti, l’andamento della produzione dei rifiuti urbani mostra un consistente calo, anch’esso sicuramente legato agli effetti della pandemia, con un calo complessivo, tra il 2019 e il 2020, dell’8,8%. L’assenza del pendolarismo e dei flussi turistici, per effetto delle misure di limitazione degli spostamenti, ha avuto un ruolo particolarmente significativo nella riduzione del dato di produzione, che risulta ben più elevata rispetto al -3,6% registrato su scala nazionale. Soprattutto per Venezia e Milano il calo è pari, rispettivamente, al 15,7% e al 14%, seguite da Firenze e Palermo con riduzioni del 12,3% e 10,8%. Catania e Roma mostrano contrazioni di circa il 10%.

La sorpresa del 2020 è stata la raccolta differenziata; nonostante l’emergenza sanitaria abbia influito significativamente sulla produzione dei rifiuti, il sistema di gestione delle raccolte differenziate ha garantito l’intercettazione dei flussi di rifiuti presso tutte le tipologie di utenze e proprio le Regioni maggiormente colpite dall’emergenza, dove sono state disposte specifiche ordinanze per il conferimento dei rifiuti nell’indifferenziato, hanno saputo adottare misure efficienti di gestione assicurando il ritiro di tutti i rifiuti.

La percentuale di raccolta differenziata è pari al 63% della produzione nazionale, con una crescita di 1,8 punti rispetto al 2019. Rispetto al 2019, Nord Centro e Sud Italia mostrano incrementi nelle percentuali di raccolta differenziata. Nel 2020, raggiungono o superano l’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012, ben 9 regioni: Veneto (76,1%), Sardegna (74,5%), Lombardia (73,3%), Trentino Alto Adige (73,1%), Emilia Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli Venezia Giulia (68%), Umbria (66,2%) e Abruzzo (65%). Sono prossime all’obiettivo Piemonte (64,5%), Valle d’Aosta (64,5%), mentre la Toscana si attesta al 62,1%.

Al di sotto del 50% si colloca solo la Sicilia (42,3%) che, tuttavia, fa registrare un aumento di 3,7 punti rispetto alla percentuale di raccolta differenziata del 2019 (38,5%). Non dimentichiamo che in questa Regione, nel quinquennio 2016-2020, la percentuale di raccolta differenziata risulta quasi triplicata.

Cosa differenziamo? L’organico si conferma la frazione più raccolta in Italia, rappresenta il 39,3% del totale. Il 68,4% della frazione organica è costituito dalla frazione umida da cucine e mense (4,9 milioni di tonnellate), il 27,1% (1,9 milioni di tonnellate) dai rifiuti biodegradabili provenienti dalla manutenzione di giardini e parchi, il 3,8% (275 mila tonnellate) dai rifiuti avviati al compostaggio domestico e lo 0,7% (circa 49 mila tonnellate) dai rifiuti dei mercati.

Carta e cartone rappresentano il 19,2% del totale; segue il vetro con il 12,2% e la plastica che rappresenta l’8,6%. Quest'ultima presenta la maggior crescita dei quantitativi raccolti, pari al 4,4%, ma c’è da lavorare ancora molto per ridurre gli imballaggi; il 95% dei rifiuti plastici raccolti in modo differenziato, infatti, è costituito da imballaggi.

Ripartizione percentuale della raccolta differenziata, anno 2020

Fonte: ISPRA

Per ciò che riguarda la gestione dei rifiuti, nel 2020 circa il 51% dei rifiuti prodotti e raccolti in maniera differenziata viene inviato ad impianti di recupero di materia; il riciclaggio totale, comprensivo delle frazioni in uscita dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico, si attesta al 54,4% e riguarda le frazioni organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno.

Gli impianti di gestione dei rifiuti urbani operativi nel 2020, sono 673: 359 al Nord, 124 al Centro e 190 al Sud. L’aumento della raccolta differenziata ha determinato negli anni una crescente richiesta di nuovi impianti di trattamento, soprattutto per la frazione organica, ma non tutte le regioni dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti.

Decresce il conferimento in discarica del 7,4% rispetto al 2019: vi viene smaltito il 20% dei rifiuti urbani, pari a 5,8 milioni di tonnellate. Decremento registrato al Sud (-9,1%) ma anche al Centro (-8,3%). Nell’ultimo decennio il ricorso alla discarica si è ridotto del 56%, passando da 13,2 milioni di tonnellate a 5,8 milioni di tonnellate.

Gestione dei rifiuti urbani

Fonte: ISPRA

Tornando agli imballaggi e ai rifiuti da imballaggio, la normativa europea prevede ambiziosi obiettivi di riciclaggio al 2025 e 2030; nel 2020, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio rappresenta l’83,7% dell’immesso al consumo, in aumento di oltre tre punti rispetto al 2019. Con le attuali metodologie di calcolo, tutte le frazioni di imballaggi raggiungono gli obiettivi di riciclaggio previsti per il 2025, ad eccezione della plastica. A tal proposito, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha inserito tra le proprie missioni il miglioramento della gestione dei rifiuti come strumento fondamentale per l’attuazione dell’economia circolare, prevede fondi per il potenziamento dei sistemi di riciclaggio della plastica mediante riciclo meccanico e chimico in appositi “Plastic Hubs”. 

Quanti rifiuti esportiamo e quanti ne importiamo? Nel 2020 sono state esportate 581 mila tonnellate di rifiuti urbani (il 2% dei rifiuti urbani totali prodotti) e ne sono state importate 237 mila.

L’Austria, la Spagna e il Portogallo sono, ancora una volta, i Paesi cui sono destinati i maggiori quantitativi di rifiuti urbani. Le due regioni che maggiormente esportano sono la Campania e il Lazio.

Veniamo ai costi: lo scorso anno ogni abitante ha speso 8,8 euro in più rispetto al 2019; il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 185,6 euro/abitante (nel 2019 era 176,7 euro/abitante). Al Centro i costi più elevati (221,8 euro/abitante), segue il Sud con 195,7 euro/abitante. Al Nord il costo è pari a 165,6 euro/abitante.

Tra le città che presentano il maggior costo, Venezia con 376 euro ad abitante, Cagliari con 299,8 euro ad abitante e Perugia con 288,2 euro ad abitante. I costi minori si rilevano per Campobasso, 160,5 euro ad abitante, Trento, 177,9 euro ad abitante e Trieste, 194,9 euro ad abitante.

Tutti i dati nel dettaglio, sono consultabili e scaricabili dal Rapporto pubblicato online sul sito dell’Ispra:

I dati sono pubblicati e scaricabili dal sito del Catasto Nazionale dei Rifiuti.