Il 23 settembre scorso il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge “taglia bollette” per calmierare gli aumenti attesi su luce e gas a partire dal prossimo primo ottobre. Il provvedimento è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale. In vista della conversione in legge da parte delle Camere, è possibile fare il punto sulle posizioni dei partiti in materia basandosi sul dibattito di giovedì scorso alla Camera sulle mozioni di maggioranza e opposizione.

Prima, però, è il caso di sottolineare le fonti da cui il Governo ha attinto per ammortizzare gli aumenti previsti. Il provvedimento vale in tutto oltre 3,5 miliardi di euro, di cui 2,93 miliardi per la riduzione degli oneri di sistema e il resto per la riduzione dell'Iva al 5% sui consumi di gas. Quanto alle coperture, 700 milioni vengono dalla riduzione del credito d'imposta per l'adeguamento degli ambienti di lavoro al Covid, 1.709 milioni dalla riduzione dei “ristori” per imprese e partite Iva, 129,4 dalla riduzione del fondo per le emergenze nazionali, 700 milioni dai proventi delle aste dei permessi di emissione di CO2, 300 milioni dalla riduzione del fondo Mise per interventi e misure per lo sviluppo tecnologico e industriale in materia di fonti rinnovabili ed efficienza energetica (Dlgs 28/2011). Si tratta dunque per lo più (2,4 miliardi) di risorse “liberate” dal progressivo attenuarsi dell’emergenza pandemica e dalla conseguente ripresa delle attività economiche. Un miliardo di euro, tuttavia, viene “pescato” da fondi che sarebbero destinati a finanziare la transizione energetica. Fondi “verdi” che vanno, per lo più, a scontare i prezzi del gas naturale. Qualcuno li chiamerebbe “sussidi alle fonti fossili” ma in questo caso, vista l’emergenza, non si sono sentite particolari proteste. E viene da chiedersi quanto ancora potrà durare, quanti miliardi si potranno ancora spendere per interventi di “emergenza”, visto che, con tutta probabilità, i prezzi reteranno alti per un po’.

Tornando al dibattito parlamentare, secondo Davide Crippa (M5S), primo firmatario della mozione di maggioranza, l'Italia deve andare avanti sulla strada delle rinnovabili, da accompagnare con accumuli idroelettrici e batterie. Bisogna invece diminuire, ha detto, la dipendenza dal gas naturale, che è anche dipendenza dall'estero, mentre non è una soluzione ricorrere alla produzione nazionale di metano. Uno strumento fondamentale per abbassare le bollette è il Superbonus, che va prorogato, mentre il mercato libero non abbasserà le bollette e la maggior tutela è un “baluardo di salvaguardia del prezzo, del consumatore”. Nel breve periodo, per contrastare il caro energia è necessario agire sugli oneri di sistema e comprimere le aliquote Iva.

Tullio Patassini (Lega) ha ricordato come gli aumenti della bolletta dipendano anche dall'accelerazione che la Commissione europea ha imposto alla decarbonizzazione (“la folle deriva, la folle corsa, il folle impeto europeista nella realizzazione della transizione verso il rinnovabile”). La decarbonizzazione, ha detto, dev'essere “sostenibile” dal punto di vista economico, sociale ma anche ambientale (anche rispetto al consumo di suolo), e il gas “è l'elemento fondamentale nella nostra transizione ecologica”. E ha illustrato la proposta della Lega per ridurre il caro energia: “da una parte, ripartire con l'attività di prospezione di idrocarburi onshore e offshore, sostenere un bonus sociale, ovvero difendere le famiglie più deboli”, dall'altra “intervenire sugli oneri di sistema e, in particolare, lavorare sulla neutralità tecnologica, ovvero che ogni fonte energetica sia un'occasione di sviluppo per il nostro Paese e non un'occasione di blocco”.

Gianluca Benamati (PD) ha sottolineato la “tempesta perfetta” prodotta dagli alti prezzi del gas e il contemporaneo aumento dei prezzi della CO2, che è “anche, in certi aspetti, positivo, perché aiuta il processo di decarbonizzazione”. Ha poi chiesto che il Mite, in accordo con il Mef, emani in fretta il decreto ministeriale sulle compensazioni alle aziende che rientrano nel sistema Ets. Bisogna, ha detto, accelerare sulle rinnovabili, “elemento di calmiere sul costo dell'energia”, sbloccando le autorizzazioni e i contratti di fornitura a lunga durata. Benamati ha aggiunto che il gas naturale “come elemento di sostegno alla transizione per ancora un paio di lustri è un'altra certezza che non può essere trascurata”. L'Italia, ha detto, può diventare un centro di importazione del gas europeo, che liberi l'Unione europea dalla dipendenza dalla Russia.

Luca Squeri (FI) ha ricordato, tra le cause del caro energia, la forte dipendenza italiana dal gas naturale e la riduzione delle esportazioni russe, non compensate dall'aumento della produzione in Norvegia, con il prezzo della CO2 destinato a crescere costantemente. L'elettrificazione, ha detto, “non rappresenta la sola via da percorrere”. È necessaria una “rivisitazione profonda delle voci presenti nella bolletta” e una politica energetica ispirata al principio di neutralità tecnologica. Questo secondo Squeri si traduce in una revisione del Pniec senza pregiudizi: spingere su biomassa e bioenergia, e non solo su eolico e fotovoltaico, ha detto, significa non dipendere da tecnologia cinese, investire in tecnologie già mature e significa anche tutelare i boschi.

Secondo Sara Moretto (IV) il caro energia è dovuto anche, a livello europeo, al calo degli investimenti nella ricerca e produzione di idrocarburi e al blocco delle nuove autorizzazioni, che amplifica la dipendenza dall'estero. Italia Viva è contraria allo spostamento degli oneri di sistema sulla fiscalità generale e si oppone al modello spagnolo della tassa sui profitti delle utility. Bisogna invece agire sul costo dell'energia, sugli oneri di sistema e sulla fiscalità. Rispondendo a Crippa, Moretto ha detto che è una “sciocchezza” che il mercato libero aumenta i prezzi, chiedendo, in linea con il ministro Cingolani, di accelerare sulle autorizzazioni per le rinnovabili.

Simona Vietina (Coraggio Italia) ha chiesto di utilizzare il gettito dalle aste della CO2 per compensare gli aumenti della bolletta energetica, intervenendo contemporaneamente sull'Iva. Ha ricordato poi che il caro bolletta è dovuto anche alle quote Ets, sul cui prezzo pesano anche meccanismi speculativi, e ha sottolineato l'importanza del moto ondoso per la generazione di elettricità.

Anche Federico Fornaro (Leu) ha evidenziato come la “speculazione della finanza” faccia crescere il prezzo dei permessi Ets. È d'accordo con Moretto per quanto riguarda il canone Rai in bolletta: gli oneri impropri sono altri. Fornaro ha chiesto di monitorare che l'aumento della bolletta derivi dall'aumento dei costi di produzione dell'energia. Ha quindi chiesto un approccio coordinato dell'Unione europea.

È stato poi il turno dei parlamentari di opposizione. Massimiliano De Toma (Fdi) si è detto soddisfatto per le modifiche della mozione Crippa, che riprendono alcuni punti cari a Fratelli d'Italia espressi nella mozione Lollobrigida.

Andrea Vallascas (Misto-L'alternativa c'è) ha ricordato alcuni punti della mozione Colletti, poi respinta dalla Camera, chiedendo di agire su Iva e accise e di eliminare gli oneri impropri, a partire dal canone Rai. Ha detto che “il Governo ha gravi responsabilità nel non essere riuscito a prevedere l'aumento dei costi energetici post-pandemia: un errore imperdonabile” che peserà su cittadini e imprese. Vallascas ha chiesto quindi di rafforzare il bonus sociale e di accelerare con la transizione energetica.