Le strategie internazionali sui cambiamenti climatici e sullo sviluppo sostenibile, il Piano di azione europeo sul Green Deal con le diverse strategie già pubblicate e le relative recenti proposte regolamentari applicative, il “Fit for 55”, la futura PAC, il PNRR, il PNIEC stanno via via delineando il percorso verso la transizione ecologica, energetica e digitale del nostro Paese.

Un impegno a tutto tondo, dunque, che richiama anche le imprese agricole ad una profonda innovazione dei processi produttivi, delle pratiche agronomiche, dei sistemi di allevamento, delle macchine e macchinari, dell’efficientamento dei processi produttivi, all’ulteriore sviluppo delle rinnovabili, ecc.

Su questi temi è intervenuto di recente anche il rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Nel ribadire che la società ha bisogno di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010 e raggiungere le emissioni nette pari a zero entro il 2050, sottolinea che nutrire l'umanità, garantire la sicurezza idrica ed energetica e migliorare la sostenibilità ambientale sono obiettivi complementari e strettamente interdipendenti. Per tali motivi politiche, tecnologie e pratiche di gestione devono essere attuate all'interno di una strategia interconnessa agricoltura-pesca-silvicoltura-acqua-energia.

E proprio in questo ambito si mette in evidenza il ruolo fondamentale del settore agricolo e forestale che può contribuire in modo significativo a ridurre l’anidride carbonica in atmosfera anche attraverso lo sviluppo delle energie rinnovabili dando continuità al percorso già sviluppato nel nostro Paese: più di 4.500 MW tra fotovoltaico e biogas sono impianti agricoli. Come indicato dai dati del GSE sul fotovoltaico, dei 23.689 GWh prodotti in Italia il 13% è generato dal settore agricolo. Dei 20.865,3 MW installati 2.548 MW sono del settore agricolo, pari al 12,2%.

Ora però la Commissione Europea con le sue raccomandazioni per la definizione del piano strategico italiano per l’attuazione della politica agricola comune, ha messo in evidenza che in Italia la produzione di energia rinnovabile dal settore agricolo e forestale è al di sotto della media dell'UE nonostante un potenziale significativo di produzione di biomassa, energia solare ed eolica sui terreni agricoli.

Motivo per cui la crescita attesa del fotovoltaico al 2030 dovrà prevedere necessariamente un ampio coinvolgimento degli agricoltori, con soluzioni impiantistiche capaci di integrare la produzione di energia e la produzione agricola, con opportunità non solo per le imprese agricole, ma anche per l’industria, gli operatori e le comunità locali.

La realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici su tetti di strutture produttive (agrisolare) consentirà di realizzare congiuntamente alla produzione di energia verde ed al soddisfacimento dei consumi aziendali, migliori prestazioni degli edifici coinvolti e la possibilità di attivare sistemi di autoconsumo collettivo o di comunità per l’energia rinnovabile. Per tali impianti sarà centrale la definizione dei nuovi regimi di incentivazione della produzione elettrica in aree rurali essendo ormai prossimo alla conclusione il percorso del decreto FER 1.

La produzione combinata di agricoltura ed energia rinnovabile, trova poi la sintesi nell’agrovoltaico che consentirà alle imprese agricole da un lato, di implementare percorsi di sostenibilità, integrando le produzioni tradizionali, e dall’altro, di diventare parte attiva del processo di decarbonizzazione del sistema di produzione elettrica.

In particolare, l’ulteriore potenza fotovoltaica da realizzare a terra su terreni agricoli dovrà essere indirizzata verso quelle progettualità complessivamente capaci di attivare una sinergia positiva tra produzione agricola e produzione energetica.

In questa direzione un primo passo in avanti lo abbiamo avuto con il Decreto-Legge convertito con modificazioni dalla L. 29 luglio 2021, n. 108: il divieto di accesso agli incentivi per gli impianti a terra non si applica agli impianti agrovoltaici che adottino soluzioni integrative innovative con montaggio dei moduli elevati da terra, anche prevedendo la rotazione dei moduli stessi, comunque in modo da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale, anche consentendo l’applicazione di strumenti di agricoltura digitale e di precisione.

Su questo aspetto è importante che si lavori non attraverso modelli precostituiti, ma garanzia di mantenimento dell’attività agricola da sviluppare mediante modelli e metodi di coltivazione e allevamento innovativi e più sostenibili (agricoltura di precisione, ecc.).

Ora la vera sfida è quella di attuare gli obiettivi fissati dal PNRR sull’agrovoltaico, che prevedono a regime una capacità produttiva di oltre 1 GW, con 1,1 miliardi di investimento, ma soprattutto elaborare una strategia che permetta di raggiungere gli obiettivi fissati dal Green Deal al 2030, con un incremento della capacità rinnovabile stimabile in 70 GW, di cui 50 GW costituita da nuovi impianti fotovoltaici. Le risorse previste dal PNRR ed i relativi investimenti possono essere un importante strumento di espansione dell’agrovoltaico ma soprattutto di verifica e applicazione delle più moderne tecnologie e soluzioni, per assicurarne un ulteriore sviluppo dopo il 2026.

Come sottolineato dal paper di Elettricità Futura e Confagricoltura la sinergia tra produzione agricola ed energetica genera una lunga serie di benefici, che il Paese può e deve cogliere, in termini di ricadute economiche, attraverso la possibile creazione di imprese agricole energeticamente indipendenti, la rivitalizzazione delle attività agricole in aree oggi a bassa redditività e a rischio abbandono, nonché il recupero anche a fini energetici di aree abbandonate o attualmente incolte.

Ovviamente, al fine di abilitare questo tipo di interventi a supporto del rilancio dell’economia del Paese e per recuperare il ritardo accumulato nell’installazione di nuova capacità rinnovabile a terra in coerenza con i piani di decarbonizzazione e transizione energetica del Paese, si ritiene fondamentale l’implementazione di una serie di fattori abilitanti a supporto, quali azioni normative immediate per la semplificazione degli iter di autorizzazione degli impianti rinnovabili, con procedure chiare e trasparenti su tutto il territorio nazionale.