L’idrogeno sarà sempre più al centro della mobilità a zero emissioni. Per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale fissati dai Governi in tutto il mondo, si devono, infatti, adottare nuove soluzioni neutre a livello ambientale. Oggi l’idrogeno rappresenta una delle risorse che potranno contribuire, in un percorso che prevede diversi step, a decarbonizzare alcuni settori industriali. Secondo il Rapporto “Hydrogen Roadmap Europe: A sustainable pathway for the European Energy Transition”, l'idrogeno può, infatti, diventare un elemento essenziale per accelerare la transizione energetica e generare importanti vantaggi socioeconomici e ambientali arrivando a coprire il 24% della domanda finale di energia e creando 5,4 milioni di posti di lavoro entro il 2050, oltre a contribuire alla riduzione totale di 560 milioni di tonnellate di CO2.
Prezioso alleato anche nel trasporto pesante (tir, autobus, treni, navi..), l’idrogeno potrebbe anche essere utilizzato per neutralizzare le emissioni delle attività industriali più energivore. In questo scenario si inserisce l’impegno di Alstom nei confronti di una mobilità sempre più sostenibile. Con solide radici nella storia industriale italiana, Alstom in Italia produce treni da 160 anni, sistemi di trazione da 60 anni e sistemi di segnalamento da 90 anni. Con oltre 3.500 dipendenti, ha 10 sedi in tutta Italia.
Il settore della mobilità è destinato ad essere in costante espansione con una forte impronta ecologica e digitale. Il treno ad idrogeno di Alstom, primo ed unico al mondo ad essere alimentato da una cella a combustibile a idrogeno, va proprio in questa direzione, contribuendo a ridurre le emissioni.
In Germania, Alstom ha inaugurato per prima questo tipo di trasporto con la messa in servizio del treno iLint, il primo treno a idrogeno al mondo. A partire da settembre 2018, questo treno ha percorso circa 200.000 km con servizio passeggeri quotidiano su una tratta in Bassa Sassonia. Dopo il successo delle prove di trasporto passeggeri in Germania settentrionale tra il 2018 e il 2020, il treno Coradia iLint ha completato con successo tre mesi di prova sulle linee ferroviarie regionali austriache delle ÖBB, dove ha ottenuto regolare omologazione e la scorsa primavera ha brillantemente superato le prove su rete nei Paesi Bassi, nella Provincia di Groninga. In Francia, recentemente, SNCF Voyageurs ha annunciato di aver ordinato ad Alstom i primi 12 treni bimodali elettrici-idrogeno. L'iniziativa contribuirà alla realizzazione degli obiettivi di transizione energetica per abbattere le emissioni di gas serra, un ambizioso programma promosso dal Governo francese attraverso il piano "Idrogeno" lanciato a giugno 2018.
In Italia, Alstom ha firmato lo scorso anno un accordo di collaborazione con Snam, una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo. Obiettivo della partnership è favorire lo sviluppo di treni a idrogeno in Italia, con l’obiettivo di realizzare nel 2021 progetti di mobilità ferroviaria comprensivi sia di treni alimentati a idrogeno sia dell’infrastruttura tecnologica necessaria all’approvvigionamento, oltre a servizi di gestione e manutenzione dei mezzi stessi.
FNM, il principale gruppo di trasporto e mobilità della regione Lombardia, e Trenord promuovono nel Sebino e in Valcamonica la prima “Hydrogen Valley” italiana. Il progetto, denominato H2iseO, consentirà di dotare a partire dalla fine del 2023 la rete ferroviaria locale di una flotta di treni a idrogeno e delle relative infrastrutture. L’accordo prevede che Alstom fornirà a FNM sei treni a celle a combustibile a idrogeno, con opzione per ulteriori otto, posizionandosi sul mercato italiano come il leader globale e innovativo di una mobilità intelligente e sostenibile.
Ma come funziona il treno a idrogeno? Il cuore del sistema è la cella a combustibile a idrogeno, che rappresenta la principale fonte di energia. La trazione del treno è elettrica e l’energia viene fornita attraverso la combinazione dell’idrogeno con l’ossigeno dell’aria esterna. Un componente indispensabile sono le batterie agli ioni di litio ad alte prestazioni. Queste ultime sono necessarie per immagazzinare l’energia generata e non immediatamente spesa, perciò risultano fondamentali per contenere i consumi. L’energia immagazzinata nella batteria viene sfruttata durante le fasi di accelerazione, per supportare l’azione delle celle a idrogeno e garantire prestazioni soddisfacenti, paragonabili a quelle dei treni a cui siamo abituati. Un treno diesel nel suo servizio annuale di circa 100.000 km emette mediamente 700 tonnellate di CO2, l’equivalente di 400 auto, pertanto, nel caso della linea Brescia Iseo Edolo, con il passaggio da treni diesel a treni ad idrogeno, considerando la flotta di 14 treni, si ha un risparmio di emissione di gas inquinanti in atmosfera di circa 10.000 tonnellate anno.
I nuovi treni a idrogeno saranno basati sul modello ferroviario regionale Coradia Stream, la piattaforma Alstom di treni per il trasporto regionale per il mercato europeo. È un treno di ultima generazione dagli elevati standard prestazionali e di comfort. È un treno “eco” in quanto prodotto con materiali riciclabili fino al 96%, ma nella sua versione a trazione a idrogeno diventa totalmente green senza emissioni di gas inquinanti. Sarà un treno a 4 casse che può trasportare circa 260 passeggeri seduti.
Molte le aspettative riposte nel treno a idrogeno, la prima delle quali è quella di accelerare il raggiungimento degli obiettivi fissati dal PNIEC (Piano Nazionale per l’Energia e il Clima), favorendo la transizione energetica verso un’economia green, sostenibile e tecnologicamente avanzata. È necessario però, come sostiene il Direttore Generale di Alstom, che la strategia nazionale dell’idrogeno definisca un quadro legislativo certo e semplificato con regole certe e armonizzate a livello internazionale e un piano di investimenti a lungo termine per sviluppare i progetti e finanziare la ricerca e l’innovazione. La realizzazione della strategia potrebbe portare benefici in termini di filiera, in nuovi settori industriali e tecnologici determinando importanti effetti positivi sulla crescita dell’economia, con impatti positivi anche dal punto di vista occupazionale. In questo quadro, però, è impensabile ipotizzare implementazioni solo a livello nazionale ma serve che l’Europa armonizzi le iniziative in tutti i diversi Paesi.