Sono passati 1.169 giorni dall’entrata in vigore della norma della legge annuale sulla Concorrenza che prevedeva l’istituzione, entro 90 giorni, di un elenco di soggetti autorizzati alla vendita di energia elettrica. Non è facile identificare le ragioni per cui un tassello importante e ampiamente condiviso del quadro tracciato dalla legge 124/17 sull’energia (in cui rientra anche la fine dei prezzi tutelati) non abbia ancora visto la luce. Uno dei problemi è stato probabilmente voler chiedere allo strumento, pensato per dare “stabilità e certezza al mercato”, più di quanto esso possa dare.
Per spiegare meglio cosa intendiamo, ecco di seguito una cronologia essenziale dall'archivio della Staffetta Quotidiana, con alcune considerazioni conclusive:
- 14 agosto 2017: entra in vigore la Legge 124 del 4 agosto 2017, che prevede l’istituzione dell’elenco all’art. 1 comma 80;
- 16 novembre 2017: l’Autorità per l’energia formula al Mise una proposta di disciplina dell’elenco (presto ribattezzato “albo” nel dibattito pubblico);
- 11 maggio 2018: il Mise invia uno schema di decreto ministeriale attuativo del comma 80 al Consiglio di Stato, per il parere;
- 26 giugno 2018: il Consiglio di Stato rende parere favorevole con osservazioni, avallando diverse scelte del Mise di discostarsi dalla proposta dell’Autorità, attenuandone alcuni aspetti più severi.
Da questo momento, l’avanzamento del dossier, prima tutto sommato spedito, inizia a rallentare e gli ostacoli a moltiplicarsi:
- agosto 2018: il Governo Conte I vara il decreto Milleproroghe che rinvia la fine dei prezzi tutelati dal 1° luglio 2019 al 1° luglio 2020, con la motivazione che mancano ancora le precondizioni;
- ottobre 2018: un’interrogazione parlamentare Pd chiede al governo notizie del DM sull’elenco venditori;
- dicembre 2018: la Lega presenta una risoluzione che chiede l’adozione rapida dell’elenco;
- gennaio 2019: il sottosegretario Mise Davide Crippa spiega il ritardo con la difficoltà sui passaggi “rispetto alle sanzioni Antitrust”. Negli stessi giorni nel settore si discute, infatti ,in modo acceso dell’opportunità o meno che una sanzione del Garante (che ha appena multato due big, Enel e Acea) comporti l’esclusione dall’elenco;
- febbraio 2019: il Parlamento approva col parere favorevole del Mise una risoluzione che impegna il Governo a varare l’elenco in tempi brevi e con criteri “sufficientemente selettivi da prevenire condotte opportunistiche e scorrette”;
- febbraio 2019: rispondendo a un’interrogazione rivolta originariamente al Mise, il sottosegretario al Lavoro Paolo Durigon spiega che la ragione per cui il Governo ha preferito fermare l’iter è la mancanza nella norma primaria della 124/17 di "criteri e requisiti" espliciti per l'inclusione nell'elenco;
- marzo 2019: il presidente dell’Autorità per l’energia, Stefano Besseghini in un’intervista alla Staffetta spiega che l’Arera ha avviato sul tema un’interlocuzione col Mise “trovando una sponda”. C'è una volontà di arrivarci abbastanza rapidamente. Come sempre quando si fanno cose che hanno la capacità di indicare i “buoni e i cattivi”, bisogna avere molta cautela nell'approcciarlo nella maniera più completa e corretta possibile”;
- luglio 2019: rispondendo a un’interrogazione sul forte ritardo nell’emanazione dei decreti su fine tutela e elenco venditori, il viceministro dello Sviluppo Dario Galli spiega che "il ministero ha svolto un confronto con l'Arera e l'Antitrust finalizzato a considerare le sanzioni inflitte dalle Autorità suscettibili di comportare effetti ulteriori rispetto a quelli già previsti dalla normativa, ivi inclusa, nei casi più gravi, l'esclusione dall'elenco. Sul tema sono stati svolti approfondimenti ed elaborate proposte di revisione della normativa";
- 17 luglio 2019: il sottosegretario Crippa dice che il decreto sull’elenco non potrà uscire senza che intervenga una norma primaria che permetta di superare i limiti del primo testo, in particolare in tema di capacità finanziaria degli operatori, frodi telefoniche e pratiche scorrette sanzionate dall'Antitrust;
- 18 luglio 2019: interrogazione parlamentare della Lega sui tempi di uscita dei decreti elenco venditori e uscita dalla tutela;
- 18 luglio 2019: il sottosegretario Crippa ipotizza di inserire una norma correttiva sull’elenco nel disegno di legge sull'energia prospettato in quelle settimane dalla maggioranza (poi mai approdato in Parlamento);
- 29 luglio 2019: l’associazione di imprese Energia Libera in audizione in Parlamento rileva che la norma della 124/17 contiene già indicazioni sufficienti a istituire l'elenco in modo soddisfacente;
- settembre 2019: nuova interrogazione parlamentare della Lega (nel frattempo passata all’opposizione) per chiedere quando usciranno i decreti elenco e fine tutela;
- inizio ottobre 2019: l’Arera pubblica per la consultazione la sua proposta sul servizio di salvaguardia dopo la fine dei prezzi tutelati, con proposta implicita di dividere in due fasi la scadenza, prima le piccole imprese, poi domestici e microimprese;
- novembre 2019: il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, fa propria la proposta dell’Arera annunciando un rinvio della fine dei prezzi tutelati e un’uscita a scaglioni, per avere più tempo per preparare il passaggio. Uno dei primi passi, spiega, sarà l'elenco venditori;
- dicembre 2019: il Governo Conte II approva il decreto Milleproroghe che contiene il rinvio della fine tutela al 1° gennaio 2021 per le Pmi e al 1° gennaio 2022 per famiglie e microimprese. Una prima bozza del DL prevede anche l’esclusione dall’elenco venditori per le imprese sanzionate dall’Antitrust ma la previsione scompare dal testo definitivo;
- febbraio 2020: dopo una laboriosa attività emendativa in Parlamento, la legge di conversione del Milleproroghe prevede infine che la futura procedura di esclusione dall’elenco venditori dovrà "tenere conto anche di violazioni sanzionate dalle Autorità";
- giugno 2020: durante un convegno, un rappresentante della direzione competente del Mise spiega che la messa a punto dell’elenco venditori è un lavoro più complesso rispetto a quello del DM sulla fine tutela e che pertanto arriverà entro settembre;
- luglio 2020: in audizione al Senato Enel sottolinea la necessità che l’elenco venga presto istituito, indicando tra le criticità attuali del mercato il forte aumento del numero di venditori e l’inaffidabilità di alcuni di essi, che ha portato alla formazione di “buchi” finanziari a carico del sistema;
- settembre 2020: in un’interrogazione la Lega invita il Governo a valutare una nuova proroga per la fine dei prezzi tutelati delle famiglie, tra l’altro per via della mancata adozione dell’elenco venditori;
- ottobre-novembre 2020: secondo fonti di settore consultate dalla Staffetta, nelle scorse settimane il ministero avrebbe più volte rassicurato sull’uscita del DM elenco venditori entro l’anno. Nelle ultime ore però una fonte vicina al dossier avverte che ci vorrà ancora “qualche mese”.
Dopo un simile excursus, le impressioni prevalenti sembrano almeno due. La prima, evidente, è che lo strumento avrebbe potuto essere varato assai prima degli oltre tre anni che ci vorranno ora nel migliore dei casi. La seconda è che se ciò non è avvenuto, forse è perché da un certo punto in poi si è cercato di attribuirgli funzioni ulteriori ed in ultima analisi estranee alla sua finalità.
Si potrebbe chiedersi, ad esempio, se tra le finalità primarie dello strumento, oltre a garantire sull'affidabilità di chi opera sul mercato, debba esserci anche quella di ridurre il numero degli operatori, di fissarne una soglia dimensionale assoluta (e non in rapporto al mercato servito) o di trasformarsi in uno strumento sanzionatorio.
Il numero elevato di operatori in Italia, che si accompagna al tempo stesso a un alto tasso di concentrazione tra pochi player (leggi: il mercato è in mano a pochi mentre centinaia di piccoli si dividono le briciole) è indubbiamente una stortura italiana.
L'idea però che il numero elevato di operatori sia un male in sé, da un lato non trova vere e stringenti giustificazioni fattuali, dall'altro cozza con la natura frammentata dell'imprenditoria italiana in tutti i settori, non solo nell’energia.
Riguardo alle dimensioni, chi abbia seguito la cronaca del settore in questi anni avrà notato come i casi più preoccupanti di pratiche commerciali scorrette e di insoluti finiti a carico del sistema - solo per citare le due criticità peggiori - sono tutt'altro che appannaggio di piccoli operatori. Le pratiche aggressive si sono anzi riscontrate spesso nelle strutture di vendita (interne o esterne, poco conta) di operatori medi o grandi. Quanto ai "buchi", sono stati lasciati per lo più da soggetti con fatturati miliardari, mostrando che il problema anche qui non è la stazza finanziaria e organizzativa in termini assoluti, ma in rapporto al numero di clienti che l'operatore pretende di servire.
Infine non si può fare a meno di chiedersi quanto l'iter approvativo dell'elenco sarebbe stato più semplice e spedito se dall'inizio si fosse sgombrato il campo dall'idea che una sanzione amministrativa possa di per sé stessa comportare l'espulsione di un operatore dall'elenco, e quindi dal mercato.
A volte anche nell'energia, come in altri settori, tanto si ama la concorrenza a parole, quanto nella pratica si fa ogni sforzo per evitarla e vincere a tavolino.