Il 180° numero di RiEnergia è dedicato alle risorse energetiche e minerarie del nostro Paese. Abbiamo voluto inserire tra le risorse anche le persone, i lavoratori, e tutti coloro che ogni giorno ci permettono di sfruttare e valorizzare queste risorse. Un patrimonio umano e professionale di cui la transizione energetica che ci apprestiamo ad intraprendere deve tenere conto. Per questo motivo abbiamo organizzato tavola rotonda virtuale con i tre segretari dei principali sindacati che rappresentano questo patrimonio di risorse: Filctem-Cgil; Femca Cisl; Uiltec Uil. Di seguito il contributo di Nora Garofalo, segretario generale Femca-Cisl.

Per il sindacato, parlare di giusta transizione vuol dire necessariamente indicare e avviare percorsi di partecipazione democratica nella pianificazione e nella contrattazione di misure opportune che conducano in questa direzione e ne consentano il reale sviluppo. Non si può declinare un tema così importante e di frontiera attraverso slogan e buoni intenti, ma bisogna impegnarsi per integrare la lotta per la giustizia climatica in tutte le politiche di contrattazione confederale e di categoria.  

La priorità è certamente garantire percorsi di riconversione delle produzioni che salvaguardino lavoratori e sistemi industriali. Gli obiettivi del piano energia e clima, la decarbonizzazione del settore energetico entro il 2050, la promozione delle energie rinnovabili e l’uso razionale ed equo delle risorse naturali mediante l’economia circolare sono i temi che dobbiamo affrontare con uno sguardo lungimirante ma valutandone accuratamente tutti gli aspetti. L’Italia è impegnata in questo percorso ma si tratta di processi lunghissimi.

La riconversione industriale comporta certamente il rispetto di alcuni step che debbono necessariamente salvaguardare economicità e ambiente, produttività e salute-sicurezza, investimenti e mantenimento dei posti di lavoro. In questo senso riconversione e riqualificazione vanno a braccetto, ponendo interrogativi importanti sul grande sforzo, anche culturale, che tutto il Paese è chiamato ad affrontare. Per far sì che sia realistico e sostenibile - ambientalmente, economicamente e in termini organizzativi - il processo che porta alla trasformazione in chiave green delle aziende del settore energetico necessita del supporto di ingenti risorse sia economiche che professionali.

Ad esempio, per riconvertire una raffineria in una bioraffineria (come Gela e Marghera) è necessario dotarla di un sistema impiantistico che renda possibile che tutte le operazioni e le procedure possano essere effettuate in ambito sostenibile utilizzando del tutto o in parte materie prime non di provenienza fossile ma di provenienza biologica (come le biomasse). Al netto dell’investimento economico e gestionale, bisogna poi pensare a come agire sui lavoratori. Questa grande opportunità si scontra, infatti, con la diversa percezione che ne possono avere le risorse umane, specie se non vengono messe nelle condizioni di stare al passo con il cambiamento. Attraverso il processo ineludibile della modernizzazione e della digitalizzazione, è la stessa cultura del lavoro che dovrà cambiare.  

Riqualificare le figure professionali a qualsiasi livello, formandole e aggiornandole, diventa un passaggio fondamentale per la vita del settore energetico e delle persone. Lo sviluppo di nuove competenze apre una serie di possibilità che vanno dall’empowerment dei lavoratori, alla nascita di nuovi profili e di nuovi target di mercato. Come Femca abbiamo sempre sostenuto il protagonismo dei lavoratori, la dignità delle persone, la centralità dell’essere umano nei luoghi di lavoro. Concetti che oggi vanno ancor più tutelati e rafforzati, in tutti i settori.

L’ambito energetico non fa eccezione: si calcola che oggi circa 80 mila addetti siano impiegati nel settore sul territorio nazionale. Si tratta di un numero significativo, una forza-lavoro che contribuisce in modo importante al PIL italiano. Il personale, qualificato e professionale, è impiegato all’interno degli impianti di raffinazione, nell’estrazione di gas e petrolio, nella distribuzione di gas, nella costruzione delle reti gas. Si tratta di lavoratori, è bene ricordarlo, che grazie al loro impegno sono in grado di garantire quotidianamente il funzionamento del sistema energetico nazionale, rendendolo attivo ed efficiente.

Le risorse economiche rimangono certamente lo strumento essenziale per cavalcare la trasformazione epocale che stiamo vivendo ed è importante valorizzarle al meglio e non trasformarle in mera assistenza, finalizzata alla risoluzione delle urgenze. Sostenere la realizzazione di infrastrutture innovative e di nuove tecnologie è certamente una strategia vincente, ma è necessario che gli interventi siano progettati e programmati. In ultimo, parlare di giusta transizione vuol anche dire anche parlare di tempistiche e soprattutto rispettarle.

In questo senso abbiamo il dovere di scongiurare il pericolo che vengano inserite proposte che tentino di bloccare questa fase di transizione energetica, dove la decarbonizzazione del sistema passa inevitabilmente dal gas. Contrastare gli emendamenti per bloccare le trivellazioni, che si volevano inserire nel DL semplificazioni, è stato un messaggio forte poiché la loro approvazione avrebbe determinato la chiusura dei siti di produzione industriale, comportando la perdita immediata di migliaia di posti di lavoro. È necessario garantire al Paese, attraverso una fase transitoria che poggi sul ruolo del gas, i valori dell‘autonomia energetica, della sostenibilità ambientale e della competitività industriale. La giusta transizione deve essere una transizione accompagnata, in grado di tutelare Persone e Ambiente e che non rinneghi l’uso di soluzioni intermedie, tra l’altro disponibili e fruibili: solo così si può evitare che da grande opportunità diventi un grande danno!

Vai al contributo di Paolo Pirani, segretario generale Uiltec-Uil

Vai al contributo di Marco Falcinelli, segretario generale Filctem-Cgil