L'epidemia da coronavirus e le conseguenti misure di contenimento hanno avuto un impatto significativo su tutti i sistemi elettrici europei, con un calo dei consumi e un crollo dei prezzi sul mercato all'ingrosso nel breve termine e tante incognite future. In Francia, alla riduzione dei ricavi per i produttori di elettricità si è aggiunto un nuovo braccio di ferro tra EDF e i suoi competitor. Sebbene gli arbitrati non siano ancora conclusi sembra ormai palese che la crisi assesterà un duro colpo al processo di liberalizzazione del settore elettrico attualmente allo studio che prevede la riforma dello statuto di EDF e l’accesso a prezzi regolamentati all’elettricità generata dalle centrali nucleari. Sul lungo termine gli effetti si osserveranno sulla capacità di investimento da parte degli operatori elettrici, il cui calo sarà direttamente proporzionato alla durata della recessione economica che coinvolgerà la Francia e il resto dell’Unione europea.

La produzione di elettricità e la continuità del servizio pubblico

L’elettricità è un bene di prima necessità e come per tutti i servizi pubblici si rimette ai principi di continuità, parità di trattamento e flessibilità. Il principio di continuità è quello che nel corso dell’epidemia da coronavirus è risultato fondamentale, come ha dimostrato il buon operato degli operatori elettrici (EDF, RTE e Enedis). Le centrali nucleari e termiche infatti hanno continuato a produrre, nonostante un calo del personale che è arrivato a toccare il 40%, e la rete ha mantenuto i suoi livelli ordinari di funzionamento.

La priorità è stata dunque data al personale che garantisce l’operatività delle centrali e che assicura il corretto funzionamento delle linee elettriche, mentre quello di supporto ha potuto svolgere il proprio compito in telelavoro. La presenza di personale fisico presso gli impianti produttivi ha comunque subito un ridimensionamento al fine di evitare il contagio tra i dipendenti.

Un calo della domanda elettrica del 15-20%

A causa del blocco di gran parte delle attività produttive, la domanda ha registrato un netto calo, stimato dall’operatore di rete nell’ordine del 15-20% all’inizio di aprile. Tra le cause, lo stop di industria, commercio e trasporti (TGV, metro, tram) che è andato via via accentuandosi nei mesi di aprile e maggio. L’aumento dei consumi per i sistemi digitali dovuto sia al telelavoro che al confinamento sociale, che dal 10% sono passati al 40-50% della domanda elettrica, non è riuscito a compensare il calo negli altri settori.

Sotto il profilo della domanda, non si sono registrati i picchi tradizionali di consumo e  nelle ore mattutine si è assistito a una drastica riduzione per l’assenza della richiesta di energia da parte del comparto industriale. Un profilo di consumo, quindi sostanzialmente stabile, che ha spinto la Commissione di regolazione dell’energia francese (CRE) a chiedere a EDF e RTE di non applicare le tariffe stagionali o orarie, dal momento che lo shock dei consumi ne aveva alterato la distribuzione della domanda sia per fascia di orario che per tipologia di consumatore.  “Il ricorso alle tariffe orarie al fine di limitare i picchi di consumo appariva ormai poco utile e rischiava di provocare un aumento delle fatture energetiche per alcune tipologie di consumatori” ha sentenziato CRE.

Impatto delle misure di contenimento sociale sui consumi elettrici francesi

Fonte : Elaborazione degli autori su dati RTE.

Il crollo dei prezzi all’ingrosso indebolisce il meccanismo ARENH

Una sovracapacità elettrica e temperature piuttosto miti che hanno accompagnato il lockdown hanno evitato problemi di continuità di forniture per i francesi. Tuttavia, il calo della domanda elettrica ha fortemente impattato sui prezzi sul mercato all’ingrosso e di conseguenza sui ricavi dei produttori di elettricità come EDF. Il costo marginale di produzione è il parametro che maggiormente influenza l’utilizzo delle centrali e degli impianti di generazione elettrica, e questo ha finito per favorire le fonti di energia i cui costi variabili sono più bassi (rinnovabili e nucleare) a discapito delle fonti i cui costi variabili sono superiori (gas e carbone). Neanche il crollo dei prezzi del gas e il conseguente calo del KWh termico sono riusciti a ribaltare la priorità che, in caso di crisi dei consumi, premia idroelettrico, fotovoltaico e eolico. Il carbone, dal canto suo, ha accentuato la sua caduta libera e l’ormai inevitabile addio alla produzione elettrica francese.

Con il prezzo all’ingrosso che crolla, anche quello finale pagato dal consumatore dovrebbe conoscere un ribasso. Va tuttavia ricordato che la componente energia, come in Italia, rappresenta solo un terzo del prezzo che i francesi pagano in bolletta, mentre il costo del trasporto, gli oneri di distribuzione e le imposte costituiscono la parte più consistente.

La caduta dei prezzi all’ingrosso ha però spinto un discreto numero di fornitori “alternativi” a denunciare i contratti in essere con l’operatore storico EDF che rientrano nel cosiddetto meccanismo ARENH (Accesso Regolato all’Energia Nucleare Storica) appellandosi alla clausola di force majeure. Il meccanismo ARENH consente ai competitor di EDF di acquistare fino a un quarto dell’elettricità prodotta dalle centrali nucleari a una tariffa regolata di 42€/MWh. Con il calo della domanda, alcuni fornitori si sono trovati a vendere i propri surplus sul mercato all’ingrosso ad un prezzo di molto inferiore ai 42 €/MWh e hanno fatto causa a EDF in tribunale. Dopo una prima sentenza che ha dato ragione ai primi si attende l’esito del ricorso da parte di EDF.

In concomitanza con la burrasca che ha attraversato i mercati elettrici, anche il prezzo della CO2 è calato nel giro di una decina di giorni dai 24€ ai 16€ per tonnellata in seguito alla caduta della produzione di elettricità da fonti convenzionali e quindi di emissioni di anidride carbonica ovunque in Europa. Il calo tuttavia sarà destinato a durare poco, con il prezzo del carbone che a inizio giugno ha raggiunto i livelli pre-crisi.

Evoluzione dei prezzi spot sul mercato elettrico francese da Gennaio 2020

Fonte: Elaborazione degli autori su dati ENTSO-E

Capitalizzazione di borsa e crollo futuro degli investimenti

La caduta dei ricavi che stanno vivendo i produttori e i distributori di elettricità si tradurrà presto in una diminuzione del loro valore in borsa, seguendo peraltro l’andamento poco positivo che si osserva sui principali listini mondiali.  Alcuni investimenti in nuova capacità elettrica, come ad esempio le centrali a gas, rischiano di rientrare presto nella categoria dei cosiddetti stranded asset, nella misura in cui sono destinati a funzionare un numero ridotto di ore all’anno tale da non assicurarne la profittabilità. In futuro, una simile situazione porterà al fallimento degli operatori più fragili o perlomeno ad una nuova ondata di fusioni e acquisizioni. Ma se questo è vero soprattutto su scala mondiale e probabilmente su scala europea, lo è meno per la Francia, dove l’operatore storico rimane largamente pubblico.

In materia di investimenti il contraccolpo rischia invece di essere maggiore sul lungo termine. Il declino permanente della domanda elettrica che si consoliderà se la Francia entrerà in recessione verrà accompagnato da un crollo dei budget delle compagnie e della loro capacità di investimento.  Di conseguenza bisogna attendersi un rallentamento degli investimenti di manutenzione delle centrali nucleari e allo stesso tempo la riduzione dei capitali impiegati in nuovi progetti (rinnovabili o nuovo nucleare).

Alla stessa maniera, il calo dei prezzi del petrolio di tradurrà in maggiori costi relativi delle energie low-carbon con risultati negativi in materia di efficienza energetica  decarbonizzazione. La lotta contro i cambiamenti climatici e la riduzione dei consumi energetici rischiano di passare in secondo piano nei prossimi mesi sia per i soggetti economici che per i decisori pubblici. Non è da escludere che per tutte queste ragioni il processo di liberalizzazione del mercato energetico francese possa subire un brusco rallentamento e la riforma del mercato elettrico venga rimandato alle calende greche.

Non va inoltre dimenticato che l’elettricità rappresenta solo un quarto dei consumi primari di energia in Francia, con i prodotti petroliferi che coprono ancora oggi il 46% della domanda energetica nazionale. Allo stesso modo, la situazione degli altri settori energetici avrà un effetto diretto o indiretto sul settore elettrico. Prevedere le diverse ricadute e gli effetti che ne deriveranno rischia di tradursi in uno sforzo parziale finché non capiremo quanto durerà la crisi in atto e quali effetti di lungo termine produrrà sull’economia.