Stiamo vivendo giorni difficili, un periodo di crisi sanitaria ed economica probabilmente senza precedenti che sta mettendo a dura prova gli equilibri economici e sociali a livello globale, anche per l’adozione di misure di contrasto alla diffusione della pandemia da Covid-19 che sta determinando pesanti effetti sul nostro tessuto industriale. Prima dell’emergenza molti Paesi avevano già intrapreso la strada dello sviluppo sostenibile, convinti della necessità di salvaguardare il nostro Pianeta. Oggi più che mai, al di là della possibile interrelazione tra inquinamento atmosferico e la diffusione del virus già analizzata dallo studio della Società Italiana Medicina Ambientale (SIMA), dobbiamo essere consapevoli che la ripresa industriale ed economica non potrà prescindere dal concetto di sostenibilità e dai piani di transizione in via di definizione che sia in Europa che in Italia prendono il nome di Green Deal.

L’Italia, nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) si è assunta l’impegno di raggiungere importanti obiettivi di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (FER) in tutti i settori, in particolare in quello elettrico. La fonte alla quale è richiesto il maggior contributo è il fotovoltaico, con target al 2030 di 52 GW di potenza installata ed una produzione di oltre 70 TWh. Nei prossimi anni assisteremo ad un profondo cambiamento del paradigma energetico: la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili determinerà una spinta all’elettrificazione di tutti i settori: dallo sviluppo della mobilità elettrica nel comparto dei trasporti all’incremento della generazione distribuita e della diffusione di sistemi di autoconsumo collettivo, fino al rafforzamento della figura del prosumer, che da semplice consumatore di energia elettrica dalla rete ne diventa a sua volta produttore.

In questa transizione energetica un ruolo fondamentale lo avrà lo storage che permetterà di superare il problema dell’intermittenza, limite intrinseco delle fonti rinnovabili non programmabili per le quali è previsto il maggior sviluppo: fotovoltaico ed eolico. Lo storage sarà il fattore abilitante alla piena integrazione di tali fonti nel mercato elettrico, permettendo quindi di raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione nel rispetto della sicurezza e dell’adeguatezza della rete elettrica nazionale. Inoltre, in vista della fase di ripresa dell’economia italiana post emergenza Covid-19, lo storage potrà essere una concreta opportunità industriale, grazie alla possibile crescita e affermazione di aziende dedicate allo sviluppo, installazione e gestione di tale tecnologia.

Esistono diverse tipologie di accumulo che stoccano l’energia elettrica sottoforma di energia meccanica, termica o chimica. Tradizionalmente tale funzione è stata esercitata dagli impianti idroelettrici a pompaggio, ma negli ultimi anni numerose sono i progetti di ricerca relativi a sistemi ad aria compressa, volani, super conduttori e batterie elettro-chimiche. Ad oggi in Europa per la maggior parte dei progetti in esercizio o in fase di sviluppo sono utilizzate le batterie a ioni di litio. Tali batterie sono una tecnologia molto promettente: sono modulabili (dalle batterie di piccola taglia per impianti residenziali in autoconsumo fino alle grandi batterie stand alone a servizio della rete di trasmissione nazionale, passando per le batterie per le auto elettriche e quelle di dimensioni industriali abbinate ad impianti FER utility scale) e hanno delle previsioni di riduzioni di costi molto significativi nei prossimi anni. Tuttavia, ad oggi in Italia il mercato non si è ancora sviluppato, a causa della presenza di rischi per l’investimento troppo elevati: rischi a livello tecnologico, ma soprattutto a livello normativo. Non a caso, in Europa, i Paesi in cui si registrano il maggior numero di progetti di accumuli elettrochimici sono UK e Germania, in cui già esiste un mercato regolamentato nel quale le unità di storage sono remunerate.

Al fine di superare tali barriere, riteniamo sia necessario sviluppare un quadro regolatorio abilitante che disciplini in maniera organica tutti i servizi erogabili dagli storage elettrochimici e che tenga conto della natura capital intensive dell’investimento. Tali sistemi sono in grado di fornire sia servizi energy intensive come il bilanciamento della rete, sia power intensive come la regolazione di frequenza. Abbiamo accolto positivamente la consultazione posta da Terna sul servizio di “fast reserve”, servizio ad oggi non presente in Italia. Ci auguriamo che tale processo di definizione del quadro regolatorio possa continuare spedito e sia affiancato da quello relativo all’individuazione di un iter autorizzativo chiaro, perché lo storage è oggi più che mai importante e determinante nello sviluppo delle FER.