La grande sfida legata ai cambiamenti climatici è stata, fino a qualche settimana fa, portata costantemente all’attenzione dai media e dall’opinione pubblica, nonché posta al centro dei più importanti dibattiti politici e tavoli di lavoro a livello mondiale, europeo e nazionale.  All’emergenza climatica si è purtroppo affiancata un’altra emergenza, quella sanitaria, che ci stimola a riflettere sugli effetti positivi che l’ambiente sta ricevendo grazie alle misure adottate in questo specifico momento e sulle nuove modalità di interazione lavorativa che stiamo sperimentando e che, una volta terminata questa fase, possono essere adottate come modus operandi.

Il riferimento è in particolar modo agli impatti ambientali positivi dovuti all’importante riduzione degli spostamenti casa-lavoro dei lavoratori a favore dello smart working e alla riduzione delle missioni di lavoro a favore di modalità di smart meetings. Soluzioni che, se aggiunte alla mobilità sostenibile, anche in futuro possono dare un forte contributo alla riduzione delle emissioni.

Valutando gli sforzi e gli obiettivi che l’Europa si è posta e che vede il settore bancario impegnato in prima linea, è possibile evidenziare il piano programmatico della Commissione europea pubblicato lo scorso dicembre: l’European Green Deal, che si pone l’obiettivo sfidante di far diventare il vecchio continente neutrale in termini di emissioni al 2050. Raggiungere tale obiettivo vorrà dire avviare grandi piani di investimento che, tuttavia, dovranno tener conto di un percorso “giusto” ed “inclusivo” e che vedrà il riorientamento dei flussi di capitale verso attività, progetti, aziende ritenuti sostenibili. Il nuovo piano punta su ambiti quali l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati, la mobilità sostenibile, la circular economy e la catena di fornitura da convertire in ottica green.

Per far tutto ciò la Commissione europea ha annunciato lo scorso gennaio l’European Green Deal Investment Plan che, tra i diversi ambiti di intervento, prevede la mobilitazione di finanziamenti pubblici e privati per almeno 1.000 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Tali risorse saranno destinate a favore di progetti verdi in tutta Europa nonché a sostegno di quelle popolazioni più impattate dalla transizione (in particolare le aree europee la cui economia dipende ancor oggi soprattutto dai combustibili fossili).

Come prima fase del percorso volto a stimolare i finanziamenti alle attività e alle aziende sostenibili, la Commissione europea ha lavorato nell’ultimo anno e mezzo con un gruppo di lavoro di tecnici (TEG) per la definizione della prima tassonomia a livello europeo delle attività che contribuiscono positivamente all’ambiente. Si tratta in particolare di un sistema di classificazione pensato per fornire alle imprese e agli investitori un linguaggio comune per definire le attività economiche che possono ritenersi pienamente ecosostenibili. In totale sono state individuate 70 attività economiche che contribuiscono positivamente all’aspetto della mitigazione dei cambiamenti climatici con i relativi criteri e soglie tecniche. É evidente che la tassonomia costituirà una base di riferimento importante per la revisione delle politiche economiche pubbliche e private legate alla sostenibilità, andando a configurarsi come faro per il mercato degli investimenti e finanziamenti.

Le banche già da tempo hanno preso in carico il tema della sostenibilità e sempre di più adottano, nei confronti del tema, un approccio necessariamente attivo anche in vista della prossima emanazione di diversi schemi regolatori (alcuni emanati di recente) che impatteranno inevitabilmente sulle procedure ed in generale sul modo di fare banca. Occorre quindi farsi promotori di un vero cambiamento culturale, trasformare i processi interni ed agire sul mercato offrendo nuovi prodotti e servizi rivolti ad una clientela sempre più sensibile e attenta al tema della sostenibilità.

Per far ciò, nella seguente tabella vengono evidenziati alcuni dei principali driver da considerare al fine di impostare in banca un percorso di trasformazione delle operation, dei processi e dell’offerta sul mercato.

Guardando agli impatti ambientali diretti della banca, possiamo dire che il settore è sempre più impegnato a ridurre le proprie emissioni e questo lo vediamo attraverso il monitoraggio che effettuiamo con le nostre rilevazioni.

L’evoluzione tecnologica può costituire un utile ausilio per l’avvio di una transizione energetica in banca. Diversi sono i fronti dove questo si può manifestare: ad esempio nell’efficientamento dei consumi, nella creazione di filiali a impatto zero, nella gestione attenta della flotta auto aziendale, nell’introduzione di policy per l’acquisto sostenibile di prodotti e servizi, etc.

In merito ai consumi di energia, e alle conseguenti emissioni, le banche pongono particolare attenzione alla gestione efficiente dei propri immobili monitorando, tra le altre cose le emissioni di CO2eq e rendicontandole agli stakeholder.

Dal monitoraggio scaturisce poi un’attenta azione volta a ridurre le emissioni dei consumi; nell’ultimo biennio, ad esempio, in molte banche sono stati installati strumenti di monitoraggio dei consumi, anche sulla spinta della regolamentazione in materia di diagnosi energetiche scaturita dall’art. 8 del D.Lgs. 102/2014. Sei banche del campione analizzato da ABI Lab, nell’ambito della rilevazione sui disclosure ambientali secondo i GRI Standards, hanno rendicontato complessivamente una riduzione delle emissioni nel 2018 pari a 18.564 tCO2eq  (0,13 tCO2eq per dipendente). Tale risultato è stato raggiunto, come visibile in figura seguente, principalmente mediante l’utilizzo di tecnologie efficienti, riprogettazione di processi aziendali e interventi gestionali.

Tipologia di interventi realizzati per la riduzione delle emissioni

Fonte: ABI Lab, rilevazione sui disclosure ambientali secondo i GRI Standards, novembre 2019, 6 banche/ gruppi bancari

Si segnala, in questo contesto, anche l’attenzione che le banche riversano sul monitoraggio delle emissioni dalla propria flotta aziendale che, dall’analisi realizzata da ABI Lab, risultano pari a circa il 22% delle emissioni dirette totali. Da qui, l’avvio di progetti per verificare la possibile introduzione di auto elettriche o ibride all’interno della flotta sulla base dell’effettivo utilizzo.

In conclusione, si nota come le spinte normative alle quali stiamo assistendo nonché le crescenti esigenze del mercato, stiano avendo un forte impatto sulle modalità di fare banca e coinvolgano trasversalmente tutte le aree interne. Questo percorso di transizione delle banche porta inevitabilmente ad una rivisitazione sia dei processi interni della banca che del modello operativo volto all’offerta di nuovi prodotti e servizi: in sostanza verso una reinterpretazione del settore finanziario in ottica sempre più sostenibile. 

Francesca Rosati (Coordinatrice Sustainable Banking Transition ABI Lab) e Giorgio Recanati (Senior Research Analyst ABI Lab)