Nella strategia di Eni la circolarità viene definita come “leva per la decarbonizzazione”. Cosa significa nel concreto questa affermazione? Quali sono gli investimenti messi in campo per realizzare i progetti di economia circolare?
Eni ha da tempo definito e comunicato al mercato una chiara strategia di decarbonizzazione, integrata nel proprio modello di business e che rappresenti un modello di sviluppo sostenibile. La decarbonizzazione è strutturalmente presente in tutta la nostra strategia ed è parte preponderante delle nostre ambizioni per il futuro. Affrontare la doppia sfida da un lato di soddisfare i crescenti bisogni di energia, dall’altro di ridurre le emissioni in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, rappresenta una priorità strategica per l’azienda. La strategia di Eni, presentata il 28 febbraio 2020, rappresenta un passo fondamentale in quanto esprime una evoluzione radicale dell’azienda nei prossimi 30 anni, combinando gli obiettivi dello sviluppo continuo in un mercato energetico in rapida evoluzione e una significativa riduzione della nostra impronta di carbonio. L'Eni vuol sempre di più rafforzare il suo ruolo di attore globale nel mondo dell'energia con le fonti rinnovabili e i progetti dell'economia circolare.
Sulla base di questi principi sono state definite strategie e obiettivi operativi al 2035 e al 2050, che delineano il percorso evolutivo e integrato dei singoli business, con l’obiettivo al 2050 di ridurre dell’80% le emissioni nette scope 1, 2 e 3, riferibili all’intero ciclo di vita dei prodotti energetici venduti e del 55% dell’intensità emissiva rispetto al 2018, passando per il raggiungimento di un net-zero carbon footprint al 2030 per le emissioni scope 1 e 2 delle attività upstream. Per conteggiare tutte le emissioni lungo tutta la filiera è stata creata internamente una nuova metodologia, rivista e certificata da terzi.
Per traguardare tali obiettivi al 2050, sono state definite le seguenti leve:
• L’evoluzione nell’upstream, con una progressiva riduzione delle produzioni Oil dal 2025, con un aumento dell’esplorazione a gas, con una share al 60% al 2030, ulteriormente aumentata all’85% al 2050.
• La crescita della produzione di energia da rinnovabili fino all’obiettivo di oltre 55 GW di capacità installata, attraverso lo sviluppo di diverse tecnologie, tra cui il solare, l’eolico e la produzione di energia dalle onde del mare.
• L’ulteriore sviluppo di iniziative di Forestry, per la protezione delle foreste primarie e secondarie e conservazione della biodiversità, in accordo con il programma REDD+ delle Nazioni Unite, fino ad oltre 30 Mton di CO2.
• La progressiva conversione in ottica di economia circolare delle attività di raffinazione per la produzione di prodotti bio, con l’obiettivo di raggiungere la produzione di circa 5 Mton/anno di biofuels, tra cui bio-metano, biocarburanti, e idrogeno a partire da scarti e rifiuti.
In coerenza con gli obiettivi di medio e lungo termine e per alimentare il processo di decarbonizzazione della società, Eni nel Piano 2020-2023 pianifica investimenti in fonti rinnovabili, efficienza energetica, economia circolare e abbattimento del flaring per € 4 miliardi, con un incremento del 33% rispetto al precedente piano.
L’economia circolare come leva di decarbonizzazione, ha bisogno di un’attitudine trasformativa, una capacità di riutilizzare, valorizzare gli scarti per farne prodotti nuovi, ed è per questo che è un driver di sviluppo fondamentale per il downstream e la raffinazione, dove prevediamo di incrementare la capacità delle bio-raffinerie di Venezia e Gela fino a 1 Mton al 2023, e al tempo stesso prevediamo di sostituire completamente l’olio di palma (dal 2023) con cariche alternative, come rifiuti e scarti.
Il radicamento sul territorio è tra i punti di forza di Eni in Italia. Quanto questo incide sul percorso di circolarità delle risorse che avete intrapreso? Quali sono i progetti di maggior rilievo in Italia e quali le ricadute sul territorio?
Eni è nella posizione ideale per sfruttare il modello circolare, dispone infatti di una piattaforma downstream che si presenta come eccellente leva di circolarità, grazie alla presenza di asset distribuiti su tutto il territorio, specifiche competenze interne, tecnologie proprietarie innovative, integrazione lungo la filiera. Eni, grazie alla propria innovazione tecnologica, è in grado di valorizzare quelli che oggi sono degli scarti e poter generare da rifiuti o biomasse rinnovabili un prodotto energetico rinnovabile o nuova materia, il tutto coinvolgendo i diversi stakeholder nei territori per creare sinergie lungo tutta la filiera. Eni ritiene estremamente importante fare sinergia, lungo tutta la filiera attraverso partnership pubblico-private. Ad oggi Eni ha sottoscritto oltre 40 accordi in ambito di economia circolare prevalentemente con partner industriali e istituzionali con l’obiettivo, condiviso e costruito con i partner, di valorizzare il rifiuto organico nell’ambito della mobilità sostenibile e dei biocarburanti; di promuovere il biometano agricolo e del biometano avanzato; di trasformare i rifiuti plastici non riciclabili in nuova materia e di utilizzare feedstock rinnovabili per la chimica e per la mobilità. Consapevoli che al centro della innovazione c’è la condivisione della conoscenza tecnico scientifica Eni ha anche siglato accordi con Università, tra cui Politecnico di Milano, Università di Bologna, di Pavia e Federico II di Napoli, ed enti di ricerca, quali CNR ed ENEA per collaborazioni ampie sui temi di economia circolare.
La tecnologia è la più grande alleata della decarbonizzazione. Vale anche per l’economia circolare? Di quali tecnologie si avvale Eni per trasformare i rifiuti in risorsa?
Esaurita la fase della produzione massificata a forte impatto ambientale e sociale, oggi l’industria chimica ha cambiato pelle per reinventare processi e prodotti secondo i principi della sostenibilità e dell’economia circolare. La tecnologia è fondamentale per passare da una economia lineare ad una circolare, perché interviene sugli aspetti tecnici, di processo e di ecodesign del prodotto. Considerando questa opportunità tecnologica è stata avviata una riconversione assolutamente strategica, Eni ha ridefinito i cicli industriali orientandoli verso prodotti a origine biologica. Gli esempi più significativi di questo impegno sono la conversione di due raffinerie tradizionali in bio raffinerie, l’impianto pilota di Waste to Fuel e l’impianto pilota per la biofissazione di CO2 a Ragusa e infine i due nuovi impianti di trasformazione delle plastiche miste non riciclabili in idrogeno e metanolo che Eni sta valutando di realizzare a Livorno e a Venezia.
Entrando nello specifico, nell’ottica dell’estensione della vita utile dei propri asset, Eni nel 2014 ha avviato un processo di conversione di una raffineria tradizionale in bioraffineria, grazie all’utilizzo di EcofiningTM, una tecnologia proprietaria che permette la lavorazione di diverse tipologie di materie prime di origine biologica al fine di produrre il componente per bio‐diesel HVO (Olio vegetale idrogenato), commercializzato nel prodotto Eni Diesel+. Nell’estate 2019 è stata inoltre avviata anche la seconda bioraffineria di Eni, presso il sito di Gela, che avrà una capacità di lavorazione di circa 720.000 tonnellate di oli vegetali all’anno e una produzione di 600.000 tonnellate all’anno di HVO. A Gela, Eni Rewind, società ambientale di ENI, ha realizzato un esempio di tecnologia Waste to Fuel che, attraverso un processo industriale di termoliquefazione, trasforma la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) in bio olio, consentendo anche di recuperare e rendere disponibile per l’agricoltura il 70% dell’acqua contenuta nella carica biologica di partenza. L’impianto pilota è in funzione nelle aree della bioraffineria contribuendo alla realizzazione di conversione industriale che ha risposte innovative proprio adottando i principi dell’economia circolare.
Ritiene che sia ancora necessario diffondere una cultura della circolarità o il sistema sociale ha già metabolizzato questa opportunità o necessità?
Sicuramente il tema è molto dibattuto e attuale, ma la diffusione mediatica non è una garanzia del fatto che la tematica sia stata introiettata sino a modificare i comportamenti quotidiani. Ognuno di noi può contribuire alla trasformazione del modello lineare, ma dobbiamo comprendere come e quali possibilità abbiamo. Su questo Eni ha lavorato molto in termini di formazione e sensibilizzazione. Nell’arco di un anno abbiamo incontrato oltre 2000 studenti di ogni ordine e grado e soprattutto abbiamo partecipato alle più importanti manifestazioni, quali Ecomondo, Maker Faire, le iniziative organizzate da FEEM e Assolombarda, per rappresentare il posizionamento Eni che ha l’ambizione di tendere verso un’economia rigenerativa, basata su progetto produttivo che veda collaborare, ad esempio, mondi lontani quale quello agricolo e quello industriale. Un esempio concreto di questa impostazione è la serie di accordi ed iniziative che Eni e Coldiretti hanno avviato sui temi dell’economia circolare. Nel mese di gennaio Eni ha realizzato un laboratorio sul consumerismo circolare, con l’adesione di tutte le più importanti associazioni dei consumatori, per promuovere progetti centrati su un consumo consapevole, promotore di cambiamento e capace di influenzare le scelte produttive, premiando quelle più rispettose dell’uso delle risorse e meno impattanti nella generazione dei rifiuti.