Un intento nobile e condiviso, ma una normativa non chiara e tale da creare confusione. E’ la posizione espressa da Coop in merito alle nuove disposizioni entrate in vigore lo scorso 1 gennaio sui sacchetti biodegradabili e compostabili da utilizzare nei reparti ortofrutta.

Materia solo apparentemente banale che ha generato non poche polemiche, soprattutto in virtù del costo scaricato per legge sul consumatore finale, e comunque materia di non poco conto se si considerano i numeri di utilizzo di questa tipologia di sacchetti. Solo per mettere nel carrello la frutta e la verdura, infatti, utilizziamo oggi circa 8 miliardi di sacchetti di polietilene all'anno. Quelli distribuiti da Coop in Hdpe, una densità particolare di polietilene, erano 350 milioni. Evidente, dunque, che contenerne l’uso così da ridurre la quantità e evitarne la dispersione nell'ambiente non può non essere condiviso tanto più che Coop, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, ha anticipato nel 2009 di ben due anni la normativa relativa alla sostituzione delle borse per la spesa in cassa. Anche allora si trattava di una sostituzione delle oramai obsolete borse di plastica con shopper biodegradabili compostabili con conseguente rilancio delle borse riutilizzabili.

Anche nel caso di questi nuovi sacchetti, Coop aveva comunque avviato una sperimentazione (peraltro gratuita per il consumatore) nell'area dell'ortofrutta e delle carni, nel novembre 2012 in alcuni punti vendita (p. v.) della provincia di Siena per poi renderla sistematica in tutti i p.v. della Toscana. È stata la prima a farlo nel panorama della grande distribuzione italiana.

Sul piatto ora rimangono alcuni problemi. In primo luogo la questione del costo. Fin dall’inizio Coop ha chiesto di non rendere obbligatorio il pagamento dei sacchetti da parte dei consumatori, ma la normativa approvata obbliga di fatto al pagamento e dunque si è provveduto a contenerne il prezzo vendendoli sottocosto. Ci sono poi altre questioni ancora aperte quali le ultime interpretazioni ministeriali della normativa che aprono la strada alla possibilità di portare da casa le buste biodegradabili monouso. Purtroppo anche questa è un’opzione assolutamente non praticabile: i consumatori sarebbero costretti ad acquistarle in proprio a prezzi superiori. La materia è comunque in ulteriore evoluzione. Coop ha già dichiarato pubblicamente la sua disponibilità a confrontarsi sul tema con le autorità pubbliche per trovare soluzioni accettabili e condivise e dal canto suo sta studiando e testando possibili soluzioni alternative.