Nel piano energetico della Regione Sardegna ci sono sia il rigassificatore che gli stoccaggi. Davvero saranno perseguite entrambe le strade?

Il modello di metanizzazione della Sardegna elaborato nel Piano Energetico Regionale e sancito dal Patto per la Sardegna siglato col Governo nel luglio del 2016 è basato su sistemi di stoccaggio isolati, sistemi di stoccaggio con annesso impianto di rigassificazione di piccola taglia e una dorsale regionale che si approvvigiona dagli stessi rigassificatori. In questo quadro spetta alle imprese fare le proprie scelte di investimento. Al momento chi sta puntando su depositi costieri senza impianto di rigassificazione ritiene vantaggiosi tre mercati di GNL: il bunkeraggio navale, il combustibile per autotrazione e i luoghi più impervi che, come accade ovunque, non potranno essere raggiunti da una infrastruttura di conduzione del gas. Si può quindi ritenere che ci siano spazi di mercato e di efficienza pubblica perché i due tipi di impianti possano coesistere. Occorre infine aggiungere che il bunkeraggio navale a GNL potrebbe essere un’opportunità concreta molto presto, dato che il Governo sta proponendo, all’interno della Strategia Energetica Nazionale, l’istituzione sperimentale di un’area SECA nei mari della Sardegna.

Sono già stati presentati due progetti di dorsale. Come sarà alimentato il tubo? È un’opera necessaria? Secondo alcuni sarebbe sufficiente collegare i singoli bacini ai depositi costieri.

La dorsale sarà alimentata da metano proveniente da uno o più impianti di rigassificazione. L’opera è necessaria perché l’approvvigionamento di metano deve essere, come per tutta la penisola italiana, sicuro e economicamente conveniente per l’utente finale, cioè le nostre famiglie e le nostre imprese. La dorsale offre garanzie molto elevate di sicurezza e continuità d’approvvigionamento. Sotto il profilo tariffario, inoltre, la dorsale è la garanzia che non ci siano monopoli territoriali della distribuzione del metano e, quindi, la garanzia che tutti i cittadini pagheranno la stessa cifra per la fornitura. Per altro, grazie al Patto per la Sardegna, il prodotto finale sarà equiparato alla tariffa nazionale.

Come sarà finanziata la dorsale? E, in generale, come sarà finanziata la metanizzazione, e quindi anche gli eventuali rigassificatori?

Come è sempre avvenuto per la penisola, la dorsale sarà finanziata dalla tariffa nazionale, cioè da una modestissima quota nelle bollette di tutti i cittadini italiani. Lo stesso discorso vale per i rigassificatori.

Di metanizzazione in Sardegna si parla da decenni. Quali saranno i tempi? Prevedete problemi di autorizzazione e di accettazione sociale?

È vero, se ne parla da decenni e abbiamo calcolato che ogni anno che passa l’assenza del metano costa alla Sardegna 400 milioni di euro, una cifra calcolata tenendo conto del maggior costo energetico e della minore competitività delle imprese. Per questa ragione, la Giunta Pigliaru ha inserito la metanizzazione come obiettivo di legislatura. Noi contiamo di avere il metano nel corso del 2018 sui primi depositi costieri, già autorizzati o in corso di autorizzazione. Al momento non prevediamo inciampi autorizzativi anche se si tratta di procedimenti da seguire con la massima attenzione e priorità. Sinceramente non ci aspettiamo problemi di accettabilità sociale: gli impianti di rigassificazione saranno di piccola taglia e comunque l’uso del metano, come è noto, abbassa sensibilmente i livelli di emissioni climalteranti rispetto ai combustibili fossili tradizionali, migliorando sensibilmente il sistema ambientale della nostra isola.

Avete fatto un confronto tra la soluzione della metanizzazione e l’alternativa dell’elettrificazione “radicale” dei consumi?

Come testimonia il Piano Energetico Regionale, la Sardegna è molto orientata alle rinnovabili. Il Piano, infatti, si muove dalla generazione centralizzata alla generazione distribuita basandoci sulle rinnovabili in distretti energetici locali. Il Piano prevede inoltre un grande impulso per la mobilità elettrica. Non a caso, e in attuazione del Patto per la Sardegna, abbiamo previsto una dotazione di 30 milioni di euro per le smart grid e 15 milioni di euro per la mobilità elettrica. Purtroppo, però, la transizione diretta e completa da rinnovabili a elettrico è impossibile in tempi brevi. La quota di energia termica, richiesta soprattutto dalle imprese, oggi in Sardegna è soddisfatta da combustibili troppo inquinanti e costosi, dovrà essere servita dal metano. Semmai, possiamo definire il metano un vettore di transizione verso un nuovo modello energetico interamente rinnovabile. Quando le tecnologie saranno mature, ci faremo trovare pronti.