Le slide che illustrano la Strategia Energetica Nazionale (SEN) sono dense di spunti e considerazioni: c’è da immaginare che esse costituiscano la necessaria sintesi e che dietro abbiano (come sembra intuirsi peraltro) approfondimenti, analisi e studi dettagliati.

Va quindi dato atto al Ministro e agli Uffici competenti di avere svolto un grande lavoro che consente di avere un quadro completo di quelli che saranno presumibilmente gli scenari di scelte di politica energetica che ci attendono.

Ricordiamo tra l’altro che con la SEN il Ministro (meglio il Ministero) esercita quella funzione “alta” di indirizzo politico amministrativo che gli compete: toccherà poi ai diversi soggetti competenti declinare in atti concreti l’indirizzo ministeriale.

Naturalmente, restringendo l’analisi al settore del mercato elettrico e delle infrastrutture elettriche, la SEN conferma ciò che il dibattito pubblico aveva già evidenziato.

I temi che interessano maggiormente sembrano essere:

a)      necessità di investire ulteriormente sulle interconnessioni interne (dorsale sud – nord in modo particolare);

b)      rafforzare le interconnessioni con l’estero;

c)      aumentare la flessibilità del sistema;

d)     aumentare la resilienza delle reti a fenomeni naturali estremi;

e)      mettere a punto meccanismi di mercato (capacity market) che consentano di evitare il depauperamento della flotta termoelettrica con chiusure di ulteriori impianti.

Si tratta di quello che, con la abusata citazione di De Gaulle, si potrebbe definire “vaste programme”: tuttavia è corretto indicare obiettivi ambiziosi in un documento che ha l’obiettivo di “durare nel tempo”.

Alcune prime reazioni a caldo in attesa di ulteriori approfondimenti:

1)      C’è, ci sembra, un grande assente nel documento: il consumatore elettrico. Non, si badi bene, il grande consumatore (l’energivoro) che trova giustamente spazio, ma proprio il consumatore diciamo dalla media tensione in giù. La domanda è perfino banale: queste misure avranno un dividendo positivo anche per esempio per la bassa tensione non domestica che ancora oggi sussidia molte altre categorie?

2)      Gli investimenti sulle reti di trasporto ai diversi livelli di tensione sono indispensabili: restano ovviamente le difficoltà che la cultura del “no” oppone alle infrastrutture lineari che impattano sui territori. Encomiabile il proposito di riformare la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e gli iter di approvazione dei piani di sviluppo: si tratta però di materie a rilevanza costituzionale e risulta complicato immaginare iter con corsie preferenziali o con assenza di espressione di pareri espliciti.

3)      Corretto ipotizzare meccanismi di mercato sia per la flessibilità sia per la capacità. Sul primo punto sarebbe ora che la domanda partecipasse attivamente anche per il tramite di aggregatori: è una trasformazione lenta che necessita di investimenti in tecnologie e i cui ritorni non sono predittibili, ma va fatto.

4)      Per quel che riguarda il tema della flotta termoelettrica, (una volta si chiamava parco, ora prevale una definizione curiosa, alla Master and Commander), andrebbe chiarita meglio e documentata la paventata carenza. Fino a pochi mesi fa la vulgata era che il sistema fosse “lungo”, che il termoelettrico soffrisse le poche ore di utilizzazione e il capacity era presentato come una assicurazione per il futuro. Adesso si rappresenta una situazione di potenziale shortage: se questa è la situazione, il sistema dovrebbe avere già un meccanismo di intervento, quello della essenzialità. Se al contrario lo shortage dipende dagli annunci di chiusura, il Ministero potrebbe intervenire anche in altro modo, preservando le aree a vocazione elettrica e verificando se il mercato non offra altri operatori pronti a subentrare a chi vuole chiudere. Detto ciò, l’introduzione del meccanismo del capacity remuneration con neutralità tecnologica è corretto: sarà necessario attendere la concreta effettuazione delle aste per capire se le buone intenzioni (partecipazione della domanda, delle rinnovabili, dell’estero e nuovi entranti) lastricano la strada dell’inferno o quella del paradiso.

5)      Citare la necessità del rafforzamento delle interconnessioni elettriche con l’estero è un po’ come una giacca blu: si porta sempre e non si sfigura. Si tratta cioè di un tema che viene posto continuamente ma che raramente poi trova effettiva volontà realizzativa da parte di tutti. Ogni volta che Terna ha provato a spingere sull’argomento si è trovata davanti la contrarietà di tutti gli altri stakeholder per motivi che andrebbero approfonditi in altra sede. Il punto cruciale è l’integrazione dei mercati anche a rete esistente o costruenda: integrare mercati che abbiano un livello di accessibilità paragonabile e favorire la partecipazione a questi mercati.

Nelle slide infine non ci è sembrato di trovare una citazione dell’Autorità (AEEGSI) o del gruppo GSE: di due dei principali soggetti che saranno chiamati con ruoli e responsabilità diverse a dare attuazione ai principi e agli indirizzi della SEN.