La bozza di Strategia Energetica Nazionale (SEN) recentemente presentata dal MiSE e dal MATTM, come era prevedibile, è fortemente raccordata con gli obiettivi che l’Europa si è data al 2030 con il Piano Clima Energia nell’ambito dell’Unione per l’Energia, in termini di riduzione di CO2, percentuale di impiego di fonti rinnovabili e riduzione del consumo grazie a misure di efficienza energetica.

In particolare, per quanto riguarda la riduzione di CO2, il Piano fissa uno specifico obiettivo sia sulle emissioni dei settori ETS (-43% rispetto al 2005) sia sulle emissioni del non-ETS (-30%). Per il settore non ETS, che include il civile, l’industria non energivora, i trasporti (esclusa aviazione) e l’agricoltura, l’obiettivo di riduzione è stato declinato anche a livello di singolo Paese: per l’Italia il valore proposto è -33%. Gli scenari della SEN evidenziano che la riduzione del 33% del settore non-ETS è certamente quello più sfidante. Il consuntivo al 2015 evidenzia una riduzione di appena il 17%: per conseguire l’obiettivo al 2030 occorre una riduzione di ulteriori 16 punti percentuali. Le simulazioni modellistiche mostrano che tale ulteriore sforzo è particolarmente sfidante in termini di articolazione delle azioni da mettere in campo e del costo unitario di abbattimento della CO2. Infatti, nel settore non-ETS la riduzione di emissioni sarà conseguita prevalentemente da interventi di efficienza energetica che abbattono il consumo diretto di fonti fossili, piuttosto che sostituirlo con fonti rinnovabili. Inoltre, come è facile intuire, il settore richiede il coinvolgimento attivo di un altissimo numero di soggetti (tutti i cittadini consumatori), che spesso non hanno propensione o disponibilità economiche per questo tipo di investimenti.

Nel settore residenziale gli sforzi principali riguardano la riduzione di combustibile fossile (prevalentemente gas naturale) per usi termici (riscaldamento, acqua calda sanitaria e cottura). Le analisi di scenario però mostrano che gli interventi più semplici da realizzare (ad es. installazione caldaia a condensazione, installazione di doppi/tripli vetri) non sono sufficienti per conseguire gli obiettivi di riduzione attesi. Sono necessari interventi di rinnovo radicale del parco abitativo esistente per abbattere drasticamente la domanda di calore agendo sull’involucro e per rendere  possibile l’impiego delle pompe di calore elettriche, che non comportano emissioni a carico del settore non-ETS.

A tal fine la SEN evidenzia la necessità di intervenire sui meccanismi di incentivazione oggi in vigore per renderli più efficienti (ad es. viene proposta una revisione della detrazione fiscale) e di introdurre nuove misure, quali un fondo di garanzia per gli interventi di efficienza nell’edilizia, per stimolare gli investimenti da parte del sistema creditizio che sarebbe coperto dal rischio di insolvenza del proprietario dell’immobile. Si fa poi riferimento a misure di riqualificazione del social housing e di interventi nella Pubblica Amministrazione. Certamente lo sforzo richiesto per centrare l’obiettivo è imponente e le misure di supporto devono essere opportunamente incrementate rispetto agli impegni degli ultimi anni. Occorre tuttavia considerare le ricadute positive che tali interventi avranno sul sistema industriale nazionale e quindi sul PIL.

Il settore dei trasporti è quello che ha registrato una minor riduzione delle emissioni e la stessa SEN afferma che ad oggi è stato poco presidiato da misure di supporto. Le proposte della SEN spaziano da interventi infrastrutturali per favorire la mobilità collettiva (ad es. estensione della rete ferroviaria alta velocità, delle metropolitane e delle tramvie nelle città) ad azioni di concerto con i Comuni per promuove la mobilità sostenibile (smart mobility), allo svecchiamento del parco auto verso motorizzazioni a basse o nulle emissioni. Su questo fronte il contributo decisivo alla decarbonizzazione delle auto verrà dalla mobilità elettrica. Il metano potrà proporsi come tecnologia di transizione solo se l’impiego del biometano nell’autotrazione raggiungerà livelli significativi. In ogni caso l’incremento della quota immessa in rete di quest’ultimo contribuirà alla decarbonizzazione del settore residenziale e terziario, soprattutto per quanto riguarda il riscaldamento degli ambienti. L’ampiezza e l’articolazione delle misure proposte dalla SEN attestano che per incidere sul settore dei trasporti occorre adottare una visione di sistema cui possa corrispondere una maggior chiarezza del contributo che le singole parti dovranno fornire al conseguimento dell’obiettivo.

In conclusione, l’ambizioso obiettivo di riduzione di CO2 nel settore non-ETS potrà essere conseguito prioritariamente tramite l’azione combinata di misure di efficienza energetica per la riduzione dei consumi finali e un incremento dell’elettrificazione per soddisfare i consumi residui. Il contributo delle fonti rinnovabili sarà invece più limitato a causa delle difficoltà che riguardano l’integrazione (solare termico), gli impatti sulla qualità dell’aria (combustione da biomasse) e la sostenibilità ambientale (biocarburanti). 

La SEN sembra aver colto questo ostacolo dando il giusto rilievo al settore non-ETS e proponendo specifiche misure per la riduzione delle emissioni del settore. Tuttavia le criticità del settore sopra evidenziate impongono una verifica continua sull’efficacia delle misure, pari a quella fino ad oggi dedicata alla diffusione delle fonti rinnovabili nel settore elettrico.