La decisione del Ministro dello Sviluppo Economico di definire una nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN), oltre a richiedere l’armonizzazione con la Strategia per lo Sviluppo Sostenibile (1) prevista dal Collegato ambientale e in via di elaborazione da parte del Ministero dell’Ambiente, si inserisce in un contesto europeo, caratterizzato:

- dalla presentazione del “Winter Package”, che Commissione, Parlamento e Consiglio europei si sono impegnati a trasformare in proposte operative entro il 2017;

-dall’obbligo per gli Stati membri di presentare nel 2018 il Piano clima-energia, contenente sia obiettivi al 2030 coerenti con quelli su energia e decarbonizzazione dell’Unione europea, sia una proiezione al 2050, in modo da consentire alla Commissione di verificarne la congruenza con gli obiettivi europei e, se del caso, chiedere agli Stati membri le correzioni che consentano di addivenire al Piano finale entro il 2019. Piano per il quale il documento di governance del “Winter Package” ha definito vincoli e linee guida molto stringenti.

È quindi auspicabile che il documento in via di elaborazione da parte del MiSE sia concepito come propedeutico al Piano nazionale clima-energia e si utilizzi l’intervallo temporale che ci separa dalla fine della legislatura per realizzare un approfondito processo di consultazione che, oltre tutto, rappresenterebbe lo strumento per conseguire la massima condivisione delle proposte finali. Rafforzato da un ampio consenso, la proposta del Piano nazionale clima-energia consentirebbe al nuovo Parlamento di esprimersi nel merito in tempi compatibili con le scadenze europee.

Gli analoghi iter per le consultazioni, seguìti con successo da Francia, Germania e Regno Unito per elaborare le strategie nazionali su energia e clima, offrono un ventaglio di alternative sufficienti per la scelta del percorso da adottare, senza dover riscoprire l’ombrello.

Il governo tedesco ha avviato una consultazione dal basso finalizzata alla predisposizione di un documento strategico sul percorso da seguire per ridurre dell’80-95% le emissioni climalteranti al 2050. Sono stati coinvolti 16 Länder, 60 città e 125 associazioni del mondo delle imprese, del lavoro e della società civile. Con il supporto di diversi Istituti di ricerca come facilitatori, sono state avanzate 96 proposte su cinque assi centrali per la decarbonizzazione (strumenti economici, edifici, industria e servizi, trasporti, agricoltura e uso del suolo), che sono state via via precisate, arricchite e consegnate al governo. È partito quindi un processo di elaborazione e confronto tra i vari ministeri durato un anno che ha portato al “German Climate Action Plan 2050”. L’intero processo è durato un anno e mezzo.

Il governo britannico ha sottoposto a consultazione una proposta strategica complessiva, accompagnata da analoghi documenti di settore (“Energy National Policy Statement”): la maggior parte delle pagine di singoli testi è dedicata ad affrontare in modo dettagliato l’impatto delle strategie energetiche proposte, dando pari evidenza ai vantaggi e ai possibili effetti negativi delle singole azioni. Dalla consultazione è scaturito un Libro Bianco, a sua volta sottoposto a pubblico confronto, e solo dopo la sua conclusione il Ministro dell’Energia e del Cambiamento Climatico ha messo a punto l’Energy Bill, approvato dal Parlamento.

La consultazione francese è stata la più capillare, in quanto i mesi iniziali sono stati dedicati a fornire ai cittadini gli elementi conoscitivi di base in merito al processo di cambiamento climatico e agli strumenti necessari per contrastarlo. Tutta la consultazione si è svolta con il supporto di diverse strutture, fra cui un comitato dei cittadini e cinque gruppi di lavoro. La sintesi delle raccomandazioni scaturite dal confronto è stata poi tradotta nella “Loi sur la transition énergétique pour la croissance verte”, approvata dell’Assemblea nazionale.

Consultazioni così approfondite richiedono tempi lunghi: nel caso francese, sono stati necessari due anni e mezzo per arrivare all’approvazione della legge. Tuttavia, in tutti e tre i casi il livello di condivisione raggiunto e il rapporto di credibilità stabilito con l’opinione pubblica hanno consentito la spedita attuazione delle strategie, mentre la scelta di percorsi più spicciativi, sostanzialmente calati dall’alto, sempre seguìta in Italia, ha contribuito in larga misura al mancato decollo dei Piani Energetici Nazionali (PEN) varati tra il 1975 e il 1988 e della Strategia Energetica Nazionale (SEN) del 2013.

Le dichiarazioni del Ministro Calenda – presentazione il 27 aprile in audizione alla Camera della SEN che “poi verrà mandata in consultazione pubblica e quindi varata per essere pronta prima di giugno” – ripropongono il metodo seguìto con i PEN e con la prima SEN, contraddicendo  le indicazioni della Commissione europea (consultazioni approfondite e a vasto raggio) e facendole correre gli stessi rischi che hanno affossato tutti i precedenti tentativi di programmazione energetica.

(1) Obiettivo della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile 2017-2030 (SNSvS) è la definizione di un programma globale, in linea e come richiesto dall´Agenda 2030 approvata dalle Nazioni Unite nel 2015, che segnali una rotta comune per orientare le politiche del Paese e iniziare ad affrontare in maniera strutturale problematiche ambientali, economiche e sociali che premono a livello nazionale e mondiale.