I primi accenni a un aggiornamento della Strategia energetica nazionale (Sen) varata nel 2013 dal governo Monti emersero nel dibattito pubblico quasi un anno fa, lo scorso giugno, per bocca della vice presidente della Camera Marina Sereni, in occasione della presentazione della relazione annuale dell’Autorità per l’energia.

In precedenza, all’inizio di maggio del 2016, erano state le associazioni “gasiste” Anigas e Assogas a porre la questione di una ridefinizione della Sen per inquadrare il ruolo del gas e dare certezza agli investitori, soprattutto in considerazione della sempre più serrata concorrenza dell’elettrico e della particolare attenzione dedicata dal regolatore proprio al vettore elettrico. Un tema, questo della concorrenza tra elettrico e gas negli usi finali, che è rimasto come un filo rosso nell’intero dibattito dipanatosi negli ultimi dodici mesi. E in estate il primo contributo spontaneo alla definizione del nuovo documento, quello del Coordinamento Free, metteva al centro proprio la questione della mobilità elettrica.

Da allora in poi l’elaborazione si è sviluppata più per strattoni successivi che attraverso una crescita organica, riflettendo le linee di faglia dei diversi interessi ma anche, evidentemente, i diversi orientamenti presenti nell'esecutivo – nel frattempo alle prese anche con la definizione della Roadmap sulla mobilità sostenibile, pure condizionata da un'analoga contrapposizione di interessi.

Tra la fine di settembre e i primi di ottobre fu il Ministro Calenda a mettere il cappello sull’intero processo, arrivando a indicare una prima scadenza (aprile, in occasione del G7 Energia appena concluso). L’annuncio fu dato in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’accordo sul gas per autotrazione tra Snam, Fca e Iveco, presso la sede del Ministero (poche ore prima dell’annuncio in sede parlamentare da parte dello stesso Calenda). Una scelta, questa della location, non certo “neutra”.

Tra dicembre e gennaio scoppia il “caso” Boston Consulting: il Ministero, si viene a sapere, ha dato mandato a Terna e Snam di stendere un primo documento di scenari e queste ultime si sono a loro volta avvalse della consulenza della società. Seguono polemiche e interrogazioni parlamentari.

In febbraio partono le convocazioni al Ministero (con tanto di questionario) e in Parlamento, cui si aggiunge l’annuncio di un seminario che il MiSE avrebbe organizzato in marzo con esperti nazionali e internazionali.

Sempre in febbraio, il Ministero dell’Ambiente mette sul piatto la questione della Strategia per lo sviluppo sostenibile prevista dal Collegato ambientale, con tempi di approvazione che sembrano in un primo momento accavallarsi con quelli della Sen – come pure i temi portanti.

Nel merito, oltre allo scontro tra elettricità e gas, emergono i temi dell’efficienza, dell’upstream, del ruolo del petrolio, della governance del settore e della definizione di un ruolo più preciso per le società partecipate dallo Stato. Come pure della possibile interazione tra la Sen e il piano clima-energia che il governo, sulla base della legislazione europea, dovrà presentare a Bruxelles all’inizio del 2019.

Dal punto di vista del metodo, vista anche la sovrapposizione di strumenti, c’è chi, come il Coordinamento Free, chiede una regìa unificata a Palazzo Chigi.

Nel frattempo il servizio studi della Camera, su sollecitazione del Presidente della Commissione Ambiente Ermete Realacci, mette a punto un lavoro comparativo sulle politiche energetiche degli altri Paesi europei.

Alla fine, il 10 aprile, arriva l’annuncio di una data: il Ministro Calenda sarà in Parlamento il 27 aprile per presentare il documento, che sarà poi sottoposto a una consultazione pubblica, in modo da chiudere i lavori entro giugno.

Prima di quel termine, probabilmente nella prima metà di maggio, sarà presentata anche la Roadmap sulla mobilità sostenibile. Documento che nascerà con tutta probabilità senza la sottoscrizione delle associazioni petrolifere e del gas, in contrasto con alcune delle raccomandazioni, in particolare per l’importanza eccessiva data al vettore elettrico.

Detto tutto questo, la Sen resta un documento “orfano”, in quanto non esplicitamente previsto da alcun atto con forza di legge, dopo la cancellazione dell’unico riferimento in materia, la parte cioè del decreto-legge 112 del 2009 che aveva previsto la stesura di un documento strategico in vista del ritorno del nucleare. Non è dunque chiaro quali saranno le sue conseguenze pratiche. È probabile che il documento finale servirà più che altro per capire i rapporti di forza tra i vari stakeholder.

La Sen del 2013 finì per nascere come un “documento di analisi e proposte per il futuro governo”, vista anche la coincidenza dell’approvazione con la caduta dell’esecutivo. Questa volta la prospettiva di nuove elezioni non sembra così ravvicinata. Se, come in molti scommettono, il prossimo governo sarà formato dai 5 stelle, la Sen andrà probabilmente incontro a una radicale revisione, visto che un programma energetico il movimento ce l’ha già.