L’efficienza energetica è oggi considerata dall’Unione Europea come la priorità di azione per combattere i cambiamenti climatici. Per il 2020 è stato stabilito un obiettivo di riduzione dei consumi di energia primaria rispetto al tendenziale 2007 pari al 20%, a livello dell’intera UE; vediamo quale è lo stato dell’arte all’avvicinarsi della scadenza del 2020.
Innanzitutto occorre notare che l’economia italiana, nel suo complesso, presenta già un buon livello di efficienza energetica, in particolare nel settore industriale, come mostrato dalla sottostante figura, estratta dalla bozza di Strategia Energetica Nazionale presentata nel corso di una audizione parlamentare all’inizio di marzo.
Fonte: Bozza di Strategia Energetica Nazionale – Audizione Parlamentare – 1 marzo 2017
Una ulteriore conferma internazionale viene dallo “International Energy Efficiency Scorecard 2016” dell’America Society for an Energy Efficient Economy (ACEEE, www.aceee.org), in cui il nostro Paese si conferma anche quest’anno al secondo posto in fatto di efficienza, a pari merito con il Giappone e dopo la Germania.
L’art.7 della Direttiva 2012/27/UE, relativo ai regimi obbligatori di efficienza energetica, richiede il conseguimento dal 2014 al 2020, di nuovi risparmi con una riduzione dell’1,5% annuo del volume delle vendite medie di energia rispetto a quelle del triennio 2010-2012.
L’obiettivo si traduce in un risparmio cumulato dal 2014 al 2020 di 25,5 Mtep di energia finale da conseguire attraverso meccanismi di promozione dell’efficienza energetica volontari e obbligatori.
Fonte: Gestore dei Servizi Energetici – GSE Spa
L’Italia, come previsto dalla Direttiva, ha messo in campo un “meccanismo obbligato” (quello dei cosiddetti “Certificati Bianchi”) e due “misure alternative”, ovvero le Detrazioni Fiscali e il “Conto Termico”.
I Certificati Bianchi sono “titoli” che dimostrano i risparmi energetici negli usi finali, ottenuti tramite la realizzazione di interventi di efficienza energetica in tutti i settori di attività economica (civile, industriale, agricoltura, trasporti, telecomunicazioni, ecc.). Ad essi è demandato il conseguimento del 60% dell’obiettivo al 2020.
Quello dei Certificati Bianchi è un meccanismo “di mercato” a tutti gli effetti: i CB sono, infatti, una sorta di “commodity” scambiabile sul mercato (il cui prezzo è determinato dall’equilibrio domanda/offerta) e risultano indipendenti dalla tecnologia con la quale si ottiene il risparmio di energia e dal settore di attività economica in cui il risparmio viene realizzato. Ciascun operatore economico può scegliere di realizzare un certo intervento di efficienza con una data tecnologia oppure un altro (o, ancora, di non realizzarne alcuno), a seconda della convenienza, determinata – a parità di altri fattori - dal prezzo dei CB ottenibili.
Il sistema dei CB si è rivelato molto efficace, particolarmente negli ultimi anni, per il settore industriale: nel 2016 sono state presentate oltre 12.500 istanze di incentivazione e il GSE ha riconosciuto circa 5,5 milioni di titoli, con un incremento del 10% rispetto al 2015, a cui corrispondono risparmi di energia primaria pari a 1,9 Mtep/anno (erano circa 1,7 nel 2015).
L’Italia punta ancora molto su questo meccanismo, che è stato ulteriormente confermato e potenziato dal nuovo decreto 11 gennaio 2017 del Ministero per lo Sviluppo Economico, di concerto con quello dell’Ambiente, pubblicato il 3 aprile scorso in Gazzetta Ufficiale, che sostituisce il D.M. 28 dicembre 2012 e le Linee Guida dell’AEEGSI (delibera EEN 9/11).
Al settore civile, tanto dei privati quanto della Pubblica Amministrazione (PA), sono dedicati i due meccanismi “alternativi” (secondo le definizioni della Direttiva europea), ovvero le Detrazioni fiscali e il Conto Termico.
Il Conto Termico (D.M. 16 febbraio 2016) è lo strumento per incentivare – tramite contributi in conto capitale – la realizzazione di interventi per l’incremento dell’efficienza energetica (ovvero la riduzione della domanda degli edifici per i relativi servizi energetici) e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili, stanziando fino a 200 mln di euro annui per la Pubblica Amministrazione e 700 mln di euro per i privati.
Le semplificazioni ed il potenziamento del meccanismo introdotti dal nuovo decreto del 2016 hanno rilanciato questo strumento, che sinora non aveva prodotto i risultati attesi: nella seconda metà del 2016, e nei primi mesi del 2017, le richieste di incentivazione pervenute al GSE hanno mostrato un incremento del 300% rispetto all’andamento medio registrato in vigenza del precedente decreto. La PA locale, in particolare, ha mostrato di apprezzare le potenzialità del Conto Termico, soprattutto per interventi integrati e in grado di sfruttare la sinergia con altre possibilità di finanziamento, offerte dai fondi strutturali a livello regionale.
Le Detrazioni Fiscali hanno visto un totale di quasi 2,2 milioni di istanze nel periodo 2007-13; nel 2014, secondo il Rapporto Annuale Efficienza Energetica – RAEE, 2016 predisposto dall’ENEA, vi sono state quasi 300.000 richieste, per un totale di oltre 3.200 mln di euro ed un risparmio stimato di poco più di 110 ktep/anno, confermandosi così come il meccanismo più conosciuto ed utilizzato dai privati nel settore civile, seppure con una efficacia di allocazione delle risorse economiche (euro per tep risparmiata) inferiore agli altri strumenti.
Il nuovo “pacchetto” clima/energia dell’Unione Europea prevede, al 2030, una riduzione dei consumi pari al 30% (confermando il tasso del -1,5% all’anno), accanto alla penetrazione delle Fonti Rinnovabili fino al 27% dei consumi finali e alla riduzione delle emissioni di “gas serra” al 40%. Si noti che quest’ultimo obiettivo viene poi declinato in un -33% per i settori non “coperti” dal sistema europeo di scambio di quote di emissione (UE-ETS, Emission Trading System), ovvero Civile e Trasporti.
Il nostro Paese ha dunque dinanzi a sé obiettivi particolarmente impegnativi e sfidanti, soprattutto nel settore civile, a cui è chiesto il maggiore sforzo di riduzione del consumi di energia.
Coerentemente con tutto ciò, la nuova Strategia Energetica Nazionale, in discussione in queste settimane, assume l’efficienza energetica come una delle priorità di azione, anche in vista della predisposizione –ai sensi della nuova “Energy Union” della UE- del Piano nazionale “Clima – Energia”.