Intervista a Giordano Colarullo, Direttore Generale di Utilitalia
La Giornata mondiale dell’acqua per il 2017 è dedicata al tema della gestione delle acque reflue. L’Italia sconta un grave ritardo in questo ambito, tanto da avere all’attivo tre procedure d’infrazione e due sentenze di condanna della Corte di giustizia dell’UE per mancato rispetto della normativa europea. Un problema che s’inserisce in un complessivo quadro di deficit d’investimenti. Quali sono, dal vostro punto di vista, le ragioni di queste criticità?
L’Italia in questo frangente storico deve fare, e sta già facendo, uno sforzo per aumentare gli investimenti necessari al fabbisogno reale delle infrastrutture. Abbiamo infatti un'industria che ha fatto molto in termini di sviluppo tecnologico e di efficienza mostrandosi capace di innovare. È però innegabile che, proprio sul fronte della depurazione e su quello delle acque reflue, ci sono notevoli ritardi. Devono esserci sforzi congiunti, da più parti, per dare agli operatori industriali le giuste condizioni in cui lavorare. In alcune zone c'è un ritardo cronico dovuto ad una governance non eccellente. In questo caso è fondamentale normalizzare la governance e favorire un quadro chiaro di regole. Anche perché è un vero peccato che le risorse della Commissione Europea vengano spese per pagare le multe anziché per sanare le opere inadeguate e fare investimenti in nuovi impianti che oggi sono fondamentali. Con l’ingresso della regolazione dell’AEEGSI, il cambio di marcia è tuttavia percepibile.
Il nuovo sistema tariffario varato dall’AEEGSI ha riportato stabilità nel settore idrico contribuendo a dare slancio agli investimenti che, tuttavia, secondo diverse stime non sono ancora sufficienti. In che modo il metodo tariffario, soprattutto nella sua nuova veste per il secondo periodo regolatorio, fornisce sostegno agli investimenti e cos’altro occorrerebbe per rilanciarli appieno?
Ritengo che il ruolo di un’Autorità indipendente, come AEEGSI – che già regola energia ed acqua e che auspichiamo possa in futuro regolare anche il settore dei rifiuti – sia quello di controllare i comportamenti sanzionando le pratiche scorrette ma anche, nel lungo periodo, quello di accompagnare un processo di cambiamento, incentivando i soggetti virtuosi e i comportamenti che favoriscono i consumatori. Anche noi, come federazione, cerchiamo di favorire questo processo. È naturale che passaggi complessi richiedano del tempo e vengano accolti in modo diverso a seconda della dimensione aziendale, della struttura industriale o magari in relazione all’area geografica di appartenenza.
È molto probabile che la maturità della regolazione sarà gradualmente raggiunta attraverso modifiche di dettaglio. Il principio deve essere quello di premiare chi fornisce servizi di qualità e gestisce bene la propria azienda. Meccanismi che consentano, ad esempio, di incentivare i soggetti che combattono l’abusivismo e forniscono sostegno tariffario e bonus per le famiglie disagiate.
In merito alla natura degli investimenti programmati e alla loro capacità di rispondere alle esigenze dei territori, l’Autorità sta lavorando alla regolazione della qualità tecnica del servizio idrico; quali sono gli aspetti fondamentali su cui tale regolazione dovrà intervenire?
Condividiamo la scelta dell’Autorità di ricercare un set di indicatori del Servizio Idrico Integrato finalizzati a descrivere lo stato delle infrastrutture, indirizzare le scelte strategiche di intervento e la qualità del servizio fornito all’utenza. In particolare concordiamo sul fatto che gli indicatori possano anche essere uno strumento per la valutazione della coerenza tra le criticità rilevate sul territorio e la pianificazione tecnico-economica proposta. Credo sia essenziale avviare una fase di dialogo tra l’Autorità e gli operatori del Servizio Idrico Integrato per poter individuare le scelte migliori e i migliori parametri in un’ottica di programmazione di lungo periodo. La qualità tecnica è influenzata non solo dalla gestione operativa, ma dallo stato delle infrastrutture, che in Italia è il più disparato possibile. Pertanto sarà importante – tanto per fare un esempio – che gli indicatori da utilizzare mirino al miglioramento delle infrastrutture, per uniformarne i livelli, e ai migliori standard di servizio al cittadino.
Dal lato della sostenibilità delle tariffe idriche è all’orizzonte la definizione delle misure relative al contenimento della morosità e al bonus acqua volute dal Collegato ambientale (legge n. 221/2015). Come si potranno coniugare – secondo quanto previsto dal legislatore – tutela sociale, copertura dei costi efficienti del servizio e degli investimenti ed equilibrio economico-finanziario delle gestioni?
L’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini, per soddisfarne i bisogni, impone di fondare la propria azione su tre capisaldi: efficienza ed efficacia, qualità, capillarità dei servizi offerti. C’è poi da aggiungere che è necessaria una ‘sana’ educazione al risparmio idrico. Il rispetto per l’ambiente che dovrebbe farci sentire in dovere di costruire i depuratori e le fognature senza attendere le sanzioni dell’Unione Europea. La struttura, se con questo si intende l’insieme delle reti e degli impianti, necessita denaro e competenze ingegneristiche.
Di ingegneri le nostre aziende associate, ne allevano e ne impiegano da oltre un secolo. Quanto alle norme, il punto di riferimento è sempre l’equilibrio, garantendo la stabilità degli assetti regolatori e introducendo allo stesso tempo nuove garanzie per gli utenti. Il problema dell’accessibilità al servizio idrico integrato, rappresenta un tema di assoluto rilievo, a livello nazionale ed europeo. In molti Paesi UE esistono strumenti di sostegno per i nuclei familiari in condizioni socio-economiche disagiate, ma in nessun caso è prevista l’erogazione di un quantitativo minimo vitale di acqua garantito a tutti, a prescindere dalla situazione socio-economica. Le soluzioni si sono concretizzate in tariffe sociali e bonus idrici per le famiglie più numerose e in difficoltà economica. In Italia il problema dell'accessibilità riguarda un numero limitato famiglie, a favore delle quali è necessario intervenire con strumenti mirati, ad esempio le tariffe sociali introdotte dall'articolo 61 della legge 221/2015.
In parte del Paese, in particolare nel Centro-Sud, non sono ancora pienamente operativi gli Enti di governo d’Ambito, in diversi casi non si è ancora proceduto all’affidamento del servizio al gestore unico e permangono sul territorio nazionale numerose gestioni in economia, pur cessate ex lege. Perché questi ritardi, come impattano su tariffe e investimenti e come si può incentivare l’approdo alla gestione unica d’Ambito? Gli auspicati processi aggregativi stanno funzionando nel settore idrico?
La governance resta un punto di snodo. Oggi l’ente locale, gli Ambiti Territoriali, devono gestire la revisione contrattuale e tariffaria. Questi enti sono molto più sensibili a cicli politici rispetto a quanto lo sia l'Autorità nazionale e questo può tradursi in una percezione di ‘volatilità’ e rischiosità per chi valuta di investire le proprie risorse.
Se abbattiamo il tabù tutto italiano, secondo il quale aumentare le tariffe viene considerato un comportamento condannabile, si capirà che per avere un buon servizio bisogna investire del denaro. Le tre ‘T’, dal respiro europeo, dovrebbero essere una regola: tasse, tariffe, trasferimenti.
Ogni paese può decidere l’equilibrio tra queste tre voci, ma il risultato deve essere lo stesso.
Se non ci sono le tariffe, si pagano le tasse. Non credo sia un caso che in tutta Europa si paghi con le tariffe e seguendo il principio del ‘full cost recovery’.
Il problema della numerosità degli operatori e delle loro dimensioni è un problema di cui si occupò anche la Legge Galli del 1994. I passaggi sono stati tanti, i risultati sono evidenti ed è inutile ripercorrerli ora.
L’ottica non deve essere tanto centrata sull’aggregazione tout court, quanto sull'efficienza. Si è sprecato un sacco di tempo in Italia, ed energie inutili, a parlare di quale fosse il mondo ideale in termini di proprietà. Il tema principale resta invece la gestione industriale del servizio e la capacità di orientarsi verso i bisogni dei cittadini.