Contrariamente a quanto accade in altri mercati, in particolare in quelli finanziari, nel settore elettrico l’infrastruttura necessaria al trasporto del bene scambiato e le leggi della fisica che ne regolano il funzionamento giocano un ruolo fondamentale e spesso poco compreso. La rete elettrica e il suo operare in condizioni di sicurezza pongono infatti dei limiti alle transazioni economiche che possono aver luogo tra venditori e acquirenti di elettricità. Quando questi limiti sono superati, ossia quando si registrano congestioni sulla rete, tocca all’operatore di sistema intervenire, talvolta in maniera autoritaria, talaltra ricorrendo a strumenti di mercato.
Il tumultuoso sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica registrato nell’ultimo decennio in Europa ha accentuato la frequenza con cui le congestioni si verificano sulle reti di trasmissione e di distribuzione dell’energia. Questo è successo perché, in molti casi, gli impianti eolici o fotovoltaici sono stati posizionati in funzione della disponibilità della fonte primaria di energia e non dell’adeguatezza della rete elettrica a cui venivano connessi o della presenza di carichi da servire nell’area circostante. A ciò va aggiunto il fatto che la produzione da fonti come quella solare ed eolica è poco prevedibile, anche nel breve periodo, e poco “comandabile”. Da ciò deriva un profilo di immissioni di energia nella rete molto variabile, che richiede frequenti interventi di aggiustamento per mantenere in equilibrio il sistema elettrico.
Complici anche la frequente opposizione locale alle grandi infrastrutture, la lunghezza dei procedimenti autorizzativi e le difficoltà nello sviluppare nuove interconnessioni tra i vari paesi, la rete elettrica europea è nel frattempo rimasta indietro e risulta in molti casi inadeguata a connettere i nuovi poli di produzione con i centri di consumo.
L’azione combinata di queste tendenze – sviluppo tumultuoso delle rinnovabili da un lato e lentezza nell’adeguamento della rete dall’altro – ha portato a un aumento delle congestioni sulle reti elettriche, nonostante il consumo di energia elettrica negli ultimi anni sia leggermente calato in Europa. A sua volta ciò ha comportato la necessità per gli operatori di sistema di intervenire con maggiore frequenza e intensità, al fine di garantire il funzionamento continuo e in sicurezza del sistema elettrico.
Una delle misure più tipiche che sono state messe in atto per risolvere le congestioni è il cosiddetto redispacciamento, grazie al quale l’operatore di sistema chiede a una centrale elettrica, localizzata a monte della congestione, di aumentare/ridurre la produzione di energia e, allo stesso tempo, inoltra la richiesta opposta a un’altra centrale collocata a valle della congestione stessa. In questo modo viene mantenuta costante la quantità di energia immessa nella rete, mentre la congestione viene ridotta.
Il redispacciamento e le altre misure adottate per risolvere le congestioni dopo la chiusura del mercato (counter-trading, riduzione della capacità di trasporto, ecc.) presentano ovviamente dei costi, che sono saliti significativamente negli ultimi anni. Il report annuale di ACER e CEER sul monitoraggio del mercato interno dell’energia indica per il 2015 una cifra superiore ai due miliardi di euro (mld euro), ripartiti prevalentemente tra Germania, Spagna, Regno Unito e Polonia. Nel 2014 il costo era stato intorno a 1,3 mld (questi numeri vanno presi come indicazione di massima, perché la definizione e il monitoraggio dei costi delle misure per rimediare alle congestioni di rete soffrono ancora di problemi di standardizzazione e reportistica).
Nel lungo periodo la migliore soluzione delle congestioni è sicuramente rappresentata dal potenziamento delle reti. Tuttavia, ciò richiede anni e comporta comunque investimenti infrastrutturali non indifferenti. Nel medio-breve termine perciò è auspicabile intervenire anche su altri fronti, in particolare sul disegno del mercato. Coordinare gli operatori di mercato in modo che essi siano maggiormente consapevoli dei limiti fisici agli scambi di energia è infatti un primo modo per ridurre l’emergere di congestioni strutturali.
Esemplare in questo senso è il caso della bidding zone che copre l’intera Germania, l’Austria e il Lussemburgo. Essa offre agli operatori di mercato la possibilità di vendere o acquistare elettricità allo stesso prezzo da Vienna a Colonia e da Stoccarda a Berlino. Così facendo, i colli di bottiglia che esistono sulla rete, in particolare tra il nord-est e il sud della Germania, vengono nascosti e riemergono solamente dopo la chiusura del mercato, quando gli operatori di rete sono chiamati a “ridispacciare” le centrali in modo da risolvere le congestioni eventualmente createsi.
La suddivisione della macro-zona tedesca in due o tre zone tendenzialmente prive di congestioni strutturali interne potrebbe dunque essere una soluzione, sebbene parziale, al problema posto dall’esplosione dei costi di redispacciamento. Una soluzione che avrebbe il vantaggio di non richiedere anni come quelli necessari al potenziamento delle rete europee dell’energia.