Gli scenari legati al cambiamento climatico globale richiamano l’attenzione sulla necessità di agire per invertire una tendenza che potrebbe avere impatti devastanti per il nostro Pianeta, ed il mondo dell'Energia- di cui il settore Oil e Gas fa parte-, ha sicuramente un ruolo chiave da giocare in questo contesto. Obiettivi ambiziosi, per la riduzione delle emissioni di gas serra, devono essere traguardati già al 2030, il che presuppone una riorganizzazione della filiera di questo settore ed una sua evoluzione. Ed è quello che sta succedendo: oggi i clienti che vengono serviti da questa filiera si pongono all’interno dell’industria energetica in modo diverso rispetto a quanto accadeva prima del Covid, così come i cittadini diventano sempre più consapevoli dell'impatto climatico e della necessità di intraprendere delle azioni concrete per limitare l'aumento delle temperature.
Da un punto di vista pratico, il nuovo contesto ha portato a cambiare il posizionamento dei maggiori operatori da produttori di idrocarburi a aziende energetiche. Ciò ha determinato un ampliamento del portafoglio che esse gestiscono e un’evoluzione dei propri piani strategici tale da includere una maggior spesa nei settori delle rinnovabili, nella ricerca e sviluppo di soluzioni che riescano ad abbassare il contenuto carbonico dell'energia prodotta. Siamo di fronte, quindi, a un'accelerazione verso un maggior impiego di energie della transizione, per centrare sia i target che l’Europa ci impone, ma anche quelli presi su base volontaria, per arrivare ad essere net zero al 2050. Un impegno già preso da molte aziende, inclusa SLB.
Questa evoluzione ha fatto sì che l'innovazione tecnologica sia ritornata alla base dell'offerta e del modo in cui la filiera si deve riposizionare per servire un nuovo portafoglio, il tutto incentrato su diversi meccanismi. Il primo, mantenutosi nel corso del tempo, prevede un’innovazione votata alla diminuzione del costo della produzione di energia, il secondo, è incentrato su tecnologie che riducono le emissioni generate per unità di energia prodotta, al contempo garantendo l’accessibilità di questa energia alla maggior parte dei paesi del mondo: paesi che crescono a velocità diverse, che contribuiscono in maniera differente all'aumento delle temperature, e che hanno esigenze specifiche che la filiera deve cogliere. Si tratta di un’importante opportunità per innovare la filiera attraverso la tecnologia e per rinnovarsi come aziende: questo presuppone un impegno in materia di impatto ambientale, si parla di scopo 1, 2 e 3 e per fornire prodotti e servizi sostenibili. In quest’ottica, molte Energy Company iniziano a valutare, in fase di gara d’appalto, il profilo delle aziende fornitrici in termini di ESG, Environment, Social e Governance, cartina di tornasole dell'impegno aziendale rispetto a queste tematiche che saranno centrali nei prossimi decenni.
Guardando all’Italia, il nostro paese ha, da sempre, mostrato una grande capacità progettuale e di gestione di sistemi complessi, proponendo soluzioni che possono dare un contributo positivo alla transizione energetica. Le imprese che fanno capo ad Assorisorse hanno tutte le competenze per accelerare l’innovazione tecnologica e far sì che questa contribuisca alla riduzione dei costi delle nuove tecnologie e quindi, a cascata, dei progetti rendendoli attrattivi per gli investitori. Ad esempio nelle applicazioni di stoccaggio di anidride carbonica (CO2) è fondamentale riuscire ad abbassare il costo di cattura della CO2 attraverso nuove e più efficienti soluzioni tecnologiche da mettere a disposizioni dei grandi emettitori industriali in settori definiti “hard-to-abate”, ovvero di difficile decarbonizzazione.
Tuttavia, merita rilevare come questa fase di transizione, in quanto tale, debba essere accompagnata continuando a far affidamento sulle fonti convenzionali, indispensabili per garantire il corretto funzionamento del sistema energetico, almeno fino a quando non vi sarà una penetrazione su larga scala delle tecnologie innovative. Tutti i principali scenari, compreso quello dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, convergono nel riconoscere agli idrocarburi, ed in particolare al gas, un ruolo importante nel mix energetico anche fino al 2050. Questo anche per garantire che il mix energetico sia sostenibile, ma al tempo stesso sia accessibile a tutti e sicuro.
Vi è poi, in ottica di decarbonizzazione, un’ulteriore leva già attivabile per le aziende, ovvero declinare la performance come strumento di efficienza energetica. Migliorare il ciclo produttivo di un bene, ad esempio ottimizzando processi, impiegando materiali alternativi o recuperando parte dell’energia usata nelle lavorazioni, corrisponde ad un minor impiego di energia per unità prodotta e quindi statisticamente ad un prodotto con una minor impronta carbonica. Quando infatti si parla di scopo 3 viene presa in considerazione l’impronta del prodotto lungo la catena dei fornitori (upstream) e dei clienti (downstream). Per le aziende diverrà quindi un elemento di distinzione e competitività la capacità di fornire soluzioni efficaci, efficienti ma anche decarbonizzate. Tutto questo richiede un’evoluzione della mentalità aziendale guidata dalla visione di contribuire attivamente ad una giusta ed equa transizione energetica.