L’incertezza, sebbene rappresenti un fattore sempre presente nelle analisi di lungo periodo delle dinamiche dei sistemi energetici, emerge nell’attuale momento storico come una delle principali chiavi di lettura delle recenti stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia nel suo ultimo World Energy Outlook (WEO 2024).
Un’incertezza anzitutto del contesto geopolitico che è segnato da conflitti e instabilità che non accennano a sopirsi in aree chiave per il sistema energetico globale come il Medio-Oriente e il confine russo-ucraino, e senza dimenticarsi lo Stretto di Taiwan. L’evoluzione di questi scenari regionali è di là dal poter essere prevista e prevedibile al momento e può incidere significativamente sui mercati e sui prezzi internazionali di materie prime ed energia, nonostante l’attuale fase di calma, quantomeno apparente.
Ma l’incertezza di questa fase si connota anche per un ciclo politico che nel corso del 2024 è risultato particolarmente significativo, ivi incluse le elezioni indiane, quelle europee di giugno scorso e lo svolgimento di un appuntamento non elettorale ma altrettanto rilevante come il Terzo Plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese celebratosi lo scorso luglio. Questo ciclo politico troverà il suo ultimo passaggio cruciale, anche in un’ottica internazionale, con le elezioni americane del prossimo 5 novembre. Come mette giustamente in evidenza il WEO 2024, in maniera esemplificativa, il solo ciclo elettorale, nazionale e regionale, del 2024 ha riguardato e riguarderà nel complesso circa il 50% della domanda globale di energia, e gli effetti in termini di continuità o modifiche alle traiettorie di politica energetica e industriale che ne potranno conseguire possono risultare particolarmente significativi anche a breve/medio termine.
Il quadro politico che si è andato delineando nei mesi scorsi ha messo in chiaroscuro la transizione verde, facendone - a diverse latitudini e a diversi livelli di profondità - un argomento di dibattito pubblico, invece che un obiettivo ineluttabile. I crescenti timori, in particolare europei, per target di medio termine della transizione energetica e climatica che possono risultare troppo stringenti (mettendo a rischio settori cruciali come l’automotive), la possibile inversione di rotta dell’amministrazione Trump, una più diffusa consapevolezza che i potenziali benefici economici in termini di reddito e occupazione della transizione non sono inevitabilmente destinati a distribuirsi uniformemente fra i territori ponendo a rischio la stessa sostenibilità dei percorsi intrapresi, si innestano, in un contesto di risposte confuse alla sempre più intensa competizione tecnologica e industriale “verde”. Quest’ultima caratterizzata da politiche di supporto al “made in” e politiche commerciali sempre più aggressive e da un finora crescente livello di investimenti a livello globale.
Il WEO 2024, lungi dal voler fare previsioni sul futuro con riferimento all’impatto di eventi geopolitici specifici o dei cambiamenti delle politiche commerciali a livello internazionale, si focalizza sui principali fattori di incertezza che caratterizzano l’attuale orientamento alla decarbonizzazione del sistema energetico che, come noto, si compone dei due tasselli essenziali di una crescente elettrificazione dei consumi di energia e della produzione di energia da fonti a basso tenore di carbonio.
Tali fattori di incertezza chiamano direttamente in causa l’evoluzione della generazione e il consumo di energia elettrica la cui dinamica interessa naturalmente tutte le fonti di energia. La rapidità con la quale si procederà all’elettrificazione del settore dei trasporti (che dipende principalmente dal tasso di diffusione delle auto elettriche non solo nei Paesi avanzati, ma soprattutto in quelli emergenti e in via di sviluppo oltre la Cina) e del settore residenziale, nonché i crescenti consumi riconducibili ai servizi di intelligenza artificiale e ai servizi di data center più convenzionali (la cui quota sul totale dei consumi di elettricità era stimata nel 2022 pari all’1,3%), impattano direttamente sui fabbisogni di elettricità e di energia primaria e sulla domanda futura di petrolio e gas naturale, la quale è a sua volta influenzata dalle scelte relative al mix di generazione con particolare riferimento alla ulteriore diffusione delle fonti rinnovabili, di fatto limitata in numerosi contesti al solo solare fotovoltaico e in misura inferiore all’eolico, vis-à-vis al crescente interesse verso il nucleare. Come accennato, sulla traiettoria dei diversi fattori incidono poi le dinamiche di offerta e di costo, con potenziali strozzature nelle catene di approvvigionamento e nella capacità produttiva, delle singole tecnologie per l’elettrificazione (dalle auto elettriche, alle pompe di calore, fino ai semiconduttori), oltre che l’andamento dei prezzi delle fonti energetiche convenzionali.
Il quadro che emerge risulta estremamente composito con effetti in termini di decarbonizzazione, che rappresenta in fin dei conti il fine ultimo della transizione energetica, stimati comunque positivi al 2035, con un picco tuttavia nel 2027, nel contesto dello scenario STEPS (Stated Policies Scenario) che sostanzialmente proietta in avanti le politiche in corso o annunciate allo stato attuale.
Quanto sia rilevante l’incertezza associata alla transizione energetica è tuttavia evidente se si guarda alla situazione europea, nella quale la crisi del settore dell’automotive, che coinvolge ora più direttamente anche il sistema tedesco, rischia di rallentare il percorso di elettrificazione dei trasporti, mentre sotto il profilo della generazione elettrica i recenti PNIEC dei singoli Paesi affidano al solare fotovoltaico e all’eolico il ruolo primario nella crescita della produzione da fonti rinnovabili. I limiti alla loro ulteriore espansione che dipendono sia dalla disponibilità di territorio e dal relativo problema autorizzativo (si consideri che i target di capacità installata da solare fotovoltaico al 2030 di Germania, Spagna, Italia e Francia richiederebbero una superficie maggiore di quella della Liguria) che dalla loro natura intermittente e dalle relative necessità di sistemi di accumulo e di potenziamento della rete, stanno peraltro spingendo verso un rinnovato interesse verso la tecnologia nucleare rispetto alla quale Germania ha appena completato il phase-out, la Spagna ne ha pianificato l’uscita entro il 2035, la Francia ne ha previsto un’ulteriore espansione con la realizzazione di sei nuovi reattori nucleari e l’Italia si è limitata a inserire nel PNIEC uno scenario di possibile introduzione. Senza considerare poi le problematiche di dipendenza tecnologica con la Cina che, come emerge dal WEO2024, produce oltre l’80% delle celle per batterie e dei moduli solari fotovoltaici a livello mondiale, il 65% delle navicelle eoliche, controlla la raffinazione e la lavorazione intermedia dei minerali critici, in particolare litio (65%), cobalto (oltre il 75%) e anodi di grafite (quasi l’intera filiera) e produce attualmente circa i due terzi dei veicoli elettrici.
Con l’angolo visuale delle vicende dell’Unione europea, che pure si era posta come capofila di un nuovo modello di produzione e consumo di energia, la transizione energetica al momento può apparire, a un osservatore neutrale, non chiaramente determinata né nel suo attuale percorso, né in un eventuale modifica della rotta, essa stessa profondamente incerta.