Il lancio del World Energy Outlook 2024, elaborato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, è stato accompagnato da uno slogan di sicuro impatto mediatico. Fatih Birol ha dichiarato che il mondo sta entrando nell’era dell’elettricità. Ma non ci siamo già entrati da tempo? Domanda legittima. Secondo una nota studiosa di storia economica della tecnologia quale Carlota Perez, che ha approfondito le teorie cicliche di Schumpeter e Kondratiev, l’era dell’elettricità (e dell’acciaio) c’è già stata, in un periodo compreso tra il 1875 e il 1920 circa. La produzione controllata dell’energia elettrica ha guidato la cosiddetta terza rivoluzione tecnologica. L’epoca in cui Parigi diventa Ville Lumière si conclude con la Prima guerra mondiale, ma vede la maturazione tecnologica del settore elettrico grazie alla strategia di crescita dinamica attuata negli Stati Uniti da Edison e Insull, su cui Mark Granovetter e Patrick McGuire hanno scritto alcuni interessanti saggi. L’elettricità, tuttavia, sconfina tra le periodizzazioni storiche, ed è imprescindibile nelle successive rivoluzioni industriali: nell’era dell’automobile, del petrolio e dei consumi di massa (1920-1971), si diffonde per l’impulso di abbondanti riserve di combustibili fossili; nella quinta rivoluzione tecnologica (1971-oggi) l’elettricità sale a monte nella catena del valore e diventa input essenziale per l’industria dell’informazione e delle telecomunicazioni. L’impatto dei data centers e della loro concentrazione spaziale sul consumo di elettricità è un tema attualissimo, affrontato anche nel WEO 2024.
Quindi non siamo i primi ad entrare nell’era dell’elettricità: ci hanno preceduto i nostri bisnonni. L’elettricità, pur cambiando ruolo, da allora è stata sempre in gioco. Dunque, cosa intende dire davvero Birol?
Qualche indizio proviene dall’analisi contenuta nel WEO 2024. In uno scenario Stated Policies, superato il picco di produzione del petrolio intorno al 2030, le fonti fossili sono destinate ad entrare in una fase di relativa abbondanza. L’eccesso di offerta segnalato dalle proiezioni dell’AIE si dovrebbe tradurre in un calo dei prezzi di vendita di questi combustibili, spingendo gli investitori verso impieghi alternativi, verso le fonti energetiche pulite. La crescita degli investimenti nelle rinnovabili e nelle batterie verrebbe incontro a bisogni di consumo tradizionalmente soddisfatti dai combustibili fossili (riscaldamento, trasporti) ricorrendo esclusivamente all’energia elettrica. Nel meccanismo delineato dal WEO si entra nell’era dell’elettricità perché le fonti fossili, non più redditizie, imboccano il viale del tramonto. Può esserci crescita anche senza nuovi investimenti per queste commodities. Il WEO riconosce la fragilità delle previsioni al dilagare dei conflitti in aree ricche di risorse fossili, ma implicitamente Birol e il suo gruppo di ricerca vedono uno spiraglio di luce.
Un silver lining in contrasto con la regola di Hotelling, secondo cui il prezzo dei combustibili fossili è destinato a crescere man mano che ci si avvicina all’esaurimento della risorsa. Le assunzioni su cui si fonda la regola - domanda costante e tecnologia data – forse valevano nell’era del petrolio, meno in un’epoca di rapido cambiamento tecnologico, di consapevolezza ecologica e di intensa concorrenza tra tecnologie pulite e convenzionali, anche in ambiti di applicazione che finora sono stati il dominio quasi esclusivo delle fonti fossili. Peraltro, l’abbondanza di fonti fossili può dipendere da investimenti troppo ottimistici alla ricerca di nuovi giacimenti, una miope dinamica speculativa che ha già caratterizzato rivoluzioni tecnologiche del passato e che la stessa Perez ha teorizzato.
L’era dell’elettricità è dunque l’era in cui le fonti energetiche pulite battono le fonti fossili sul loro stesso campo, quello dell’efficienza e dell’innovazione. Ma c’è di più, perché la transizione verso le rinnovabili non è geopoliticamente neutrale. I report dell’AIE sulle materie prime critiche e sulle trasformazioni nelle catene del valore pubblicati dal 2021 in poi sono eloquenti al riguardo. Possiamo intendere l’era dell’elettricità come l’era in cui l’elettricità diventa decisiva nel cambiamento degli equilibri geopolitici. I Paesi dipendenti dalle importazioni di fonti fossili possono svincolarsi dalle catene di fornitura esistenti ed eventualmente acquisire autonomia nella selezione di nuovi partner. Inoltre, guadagnano potere nelle catene globali del valore Paesi finora secondari nello scacchiere geopolitico. Non si tratta di un mero passaggio di consegne a favore della Cina, ma di nuovi orizzonti di sviluppo economico per i Paesi che riusciranno ad evitare il “male olandese” diversificando la loro presenza nelle catene del valore che guideranno la transizione ecologica. Una diversificazione auspicata dal WEO 2024 per ridurre l’attuale concentrazione delle filiere in Cina.
L’energia elettrica può risultare decisiva nei cambiamenti geopolitici ed è forse la prima volta nella storia.