L’energia è un bene essenziale non soltanto per lo svolgimento delle attività economiche, ma anche per garantire il benessere delle persone. In taluni casi, poi, essa risulta indispensabile per la stessa vita di persone che hanno necessità di fruire continuativamente di device che necessitano di carica elettrica. È merito dell’Unione Europea aver finalmente dischiuso la dimensione esistenziale dell’energia facendone un diritto fondamentale che deve essere assicurato anche a chi versa in condizioni di povertà oppure di vulnerabilità per le peculiari condizioni di salute. In questo l’Unione Europea allinea le proprie politiche all’Agenda ONU 2030 che ha individuato nell’energia pulita accessibile a tutti uno degli obiettivi da raggiungere.

Parlare oggi di energia significa, quindi, abbandonare un discorso esclusivamente nazionale oppure mercantile: l’energia, in ogni sua forma, rappresenta un bene la cui accessibilità deve essere garantita per raggiungere uno sviluppo sostenibile che sia anche giusto, vale a dire effettivamente vocato alla protezione dei diritti fondamentali delle persone.

In Italia per lungo tempo il diritto dell’energia è stato studiato e analizzato in una chiave pubblicistica, quale infrastruttura la cui regolazione con sempre maggiore incidenza è affidata ad una pletora di autorità: governo nazionale, regioni, autority del mercato energetico.

L’adozione del Green Deal ha, invece, prodotto una svolta nella concezione dell’energia che è divenuta oggetto di politiche legislative funzionali all’abbandono del fossile per il perseguimento di obiettivi climatici ben delineati negli accordi di Parigi volti al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

Se si osserva la nuova compagine proposta da Ursula von der Leyen per la Commissione Europea ci si rende conto di quanto l’energia continui ad essere importante e strettamente connessa alla vita quotidiana delle persone: l’energia è concepita in termini di infrastruttura funzionale a un’Unione Europea sicura e resiliente perché non interamente dipendente da pochi Paesi Terzi (si vedano le deleghe attribuite alla Vice-Presidente Teresa Ribera Rodriguez e alla Vice-Presidente Henna Virkkunen) ed è collegata all’efficientamento di immobili al fine di mitigare il consumo di energia (v. competenze del Commissario  Dan Jorgensen).

In questo scenario per incrementare l’adozione di fonti di energie rinnovabili quali il fotovoltaico, l’eolico, l’idrogeno c.d. verde ecc. l’approccio top-down tradizionale costituito da programmi e interventi pubblici è stato integrato da un approccio c.d. bottom up che, in sostanziale linea con la sussidiarietà prevista dalla nostra Costituzione all’art. 118, comma 4, pone al centro della transizione energetica i cittadini. L’Unione Europea comprende che senza il pieno e capillare coinvolgimento della c.d. società civile la transizione troverà ostacoli e soprattutto avverrà in tempi troppo lunghi rispetto agli stringenti obiettivi climatici e di resilienza strategica.

La guerra in Ucraina ha reso evidente la fragilità del sistema di approvvigionamento europeo: l’aumento del costo dell’energia sperimentato da cittadini, enti pubblici e privati ha avviato una riflessione profonda che ha condotto alla recentissima riforma del mercato elettrico, all’adozione di una Direttiva (la c.d. RED III) che mira a ridurre i tempi della burocrazia, alla Direttiva sull’efficientamento energetico degli immobili. Grazie al nuovo quadro regolatorio l’uso di fondi di garanzia statali supporterà l’adozione di contratti c.dd. bidirezionali: in caso di brusco aumento dei prezzi dell’energia lo Stato con specifici strumenti mitigherà il costo delle bollette e, al contrario, in caso di repentini cali del prezzo dell’energia interverrà a sostegno degli operatori economici che hanno investito nell’abbandono del fossile.

Sono azioni sicuramente di tipo top-down che, però, prendono come punto di riferimento i consumatori del mercato energetico trasformandoli in attori del mercato. Il più significativo cambiamento è costituito dall’ introduzione di una nuova figura, quella del prosumer, una persona che non solo consuma energia, ma che la produce. Il termine prosumatore scardina il tradizionale concetto di fornitura di energia: nel passato l’energia veniva prodotta da grandi operatori economici che poi immettevano l’energia nella rete. Il prosumatore, invece, può installare un impianto di produzione dell’energia e auto-consumare l’energia prodotta cedendo alla rete l’energia non consumata. Grazie al recente quadro regolatorio europeo il prosumer ora ha ulteriori possibilità: può stoccare l’energia non consumata, può condividerla con altri soggetti, può cederla alla rete. Il prosumerismo costituisce, pertanto, l’espressione più significativa di un mutamento di paradigma del mercato che da centrallizzato diventa decentralizzato in un processo di democratizzazione della produzione e consumo dell’energia.

In questo contesto molteplici opportunità sono offerte dal quadro normativo dedicato agli incentivi per la transizione energetica. Il prosumer può infatti operare all’interno di una comunità energetica rinnovabile o essere in una configurazione di autoconsumo di tipo collettivo. Il GSE ha, infatti, adottato un decreto dedicato alle c.d. CACER (Configurazioni per l’Autoconsumo Diffuso) che rende possibile intercettare incentivi per quanti vogliano intraprendere la nuova strada dell’autoconsumo. Spicca per novità e per potenzialità, tanto da essere oggetto anche di fondi PNNR la c.d. CER (Comunità Energetica Rinnovabile), composta da cittadini, piccole e medie imprese, associazioni, amministrazioni territoriali, la quale svolge attività di condivisione dell’energia con una logica non profit. La comunità energetica diventa un naturale approdo per i consumatori energetici che vogliano non solo fruire di una mitigazione della bolletta frutto di incentivi per le rinnovabili, ma che intendano utilizzare l’attività economica svolta dalla comunità per migliorare le condizioni di vita del territorio in cui vivono e operano. Gli utili generati dalle attività svolte dalla comunità (produzione, condivisione, consumo, stoccaggio, servizi ancillari, ricariche di auto ecc.) sono, infatti, statutariamente reinvestiti per realizzare benefici ambientali e sociali.

Parlare oggi di consumerismo energetico significa, pertanto, sempre più passare da una logica individuale a una prospettiva di comunità con uno stretto collegamento agli sforzi che il mondo sta compiendo sulla strada difficile della sostenibilità e della solidarietà intergenerazionale e transgenerazionale. Non è un caso che il Next Generation EU abbia proprio puntato sulla transizione energetica per favorire il mantenimento di buone condizioni di vita a chi verrà dopo di noi.

Lucia Ruggeri è Direttore della Scuola di Specializzazione in Diritto Civile UNICAM, Principal Investigator del Progetto ESCOP4Green finanziato dal Ministero della Ricerca con fondi NEXT GENERATION EU e Reasponsabile Scientifico del Progetto ECPE