Negli ultimi anni le questioni ambientali ed energetiche hanno acquisito maggiore importanza nel dibattito pubblico in Spagna. Il che non sorprende, visto che il Paese è probabilmente uno dei più esposti in Europa ai cambiamenti climatici e al loro impatto sulla salute umana, sulla disponibilità di acqua e sulla qualità della vita in generale. Inoltre, la crisi del gas scoppiata all’indomani della guerra in Ucraina ha dato origine ad accesi dibattiti sulla necessità di una regolamentazione dei mercati elettrici e, più fondamentalmente, sul ruolo delle fonti energetiche rinnovabili e sul loro contributo per una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento e una maggiore sostenibilità ambientale.

Il che spiega anche perché i principali partiti politici spagnoli – estrema destra, conservatori, socialdemocratici e sinistra – abbiano inserito questi temi nei loro programmi per le prossime elezioni del Parlamento europeo. Le soluzioni proposte, tuttavia, variano in modo significativo sui temi concernenti il Green Deal, gli strumenti politici specifici per realizzarlo e il funzionamento dei mercati energetici.

Le prime differenze si riscontrano sugli obiettivi generali proposti nel Green Deal, con l’estrema destra che ritiene che tale strategia sia dannosa sia per la sovranità nazionale che per la competitività di settori chiave, in particolare l’agricoltura e l’industria ad alta intensità energetica. Questo partito è contrario a qualsiasi misura che presumibilmente incida sui redditi delle persone. Al contrario, è favorevole all'espansione delle centrali nucleari e delle fonti energetiche più economiche possibili, compresa la prospezione di nuovi, e ancora sconosciuti, giacimenti petroliferi in Spagna.

Gli altri principali partiti, invece, hanno integrato il Green Deal nei loro programmi, anche se con approcci abbastanza diversi. I conservatori, ad esempio, cercano modi per combinare decarbonizzazione e competitività, riconoscendo così implicitamente i potenziali compromessi tra i diversi obiettivi. Alludono, poi, alla necessità di adattare il Green Deal e fanno riferimento a un concetto ampio di energia rinnovabile, che include l’energia nucleare e i biocarburanti, essendo questo un ambito in cui gli obiettivi verdi e quelli economici verrebbero raggiunti allo stesso tempo.

I socialdemocratici, dal canto loro, tengono pienamente conto del Green Deal nel loro programma, guardando anche oltre. Ad esempio, propongono una strategia per adattarsi al cambiamento climatico e non solo per combatterlo. Ciò include, tra l’altro, nuove normative per adattare le infrastrutture urbane, le abitazioni, la tecnologia di irrigazione e l’uso dell’acqua. Sostengono, inoltre, la necessità di maggiori risorse del bilancio dell’UE da destinare ai temi dell’ambiente.

I due principali partiti nazionali della sinistra intendono andare oltre il Green Deal, preferendo riconsiderare il modello di crescita economica prevalente in Europa e sollecitando obiettivi di riduzione della CO2 più rigorosi di quelli attualmente previsti. Sostengono, inoltre, di procedere verso una maggiore condizionalità del sostegno dell’UE al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Nei loro programmi rientra anche la progressiva chiusura degli impianti  nucleari.

Differenze di vedute ci sono anche sul ruolo delle tassazioni, sussidi e delle regolazioni. In linea con un rifiuto del Green Deal, l’estrema destra predilige una combinazione di tassazioni limitate e maggiori sussidi per quei settori più colpiti dalla transizione. Gli stessi insistono sugli impatti negativi della cosiddetta “Burocrazia europea”, preferendo così una riconsiderazione dell’apparato normativo il quale, secondo questa prospettiva, fa aumentare i costi, inibisce la crescita e ostacola la sovranità nazionale.

Il Partito conservatore sottolinea come un mix di incentivi fiscali e di sussidi sia necessario per raggiungere gli obiettivi in materia ambientale. Lo stesso si è espresso a favore di un sistema che faccia pagare coloro che inquinano, in particolare nel settore primario. Inoltre, intende promuovere l’uso di veicoli elettrici in tutta Europa con lo sviluppo di stazioni di carica, e  propone il rinvio del phase-out dei veicoli a combustione interna sino a quando l’intera rete infrastrutturale non sarà costruita.

Il partito socialista supporta, invece, l’utilizzo delle tassazioni verdi, incluso l’aumento delle tasse sulle attività intensive in termini di emissioni. Allo stesso modo,  predilige la tassonomia verde e i green bond come mezzi per aumentare gli investimenti in settori compatibili con l’ambiente. In parallelo, le proposte tengono conto delle preoccupazioni che riguardano la competitività, con l’approvazione di tasse alle frontiere dell’UE e un impegno ancora maggiore nel combattere la competizione sleale e ridurre il dumping ambientale.

Per quanto, invece, riguarda i partiti di sinistra, questi propongono tassazioni sull’utilizzo di combustibili fossili e una “supertassa” del 15% sulle grandi compagnie petrolifere, con il chiaro intento di accelerare la transizione e raccogliere ricavi sufficienti per compensare le fasce della popolazione più vulnerabili. Questi stessi partiti invocano condizioni più stringenti per la concessione di sussidi e un’uscita del nucleare dalla tassonomia verde.

Infine, c’è un certo consenso sull’opportunità che la rete elettrica si espanda e le interconnessioni elettriche con il resto dell’Europa si rafforzino. A tal fine per, gli strumenti di policy dovrebbero dunque differenziarsi.

Per l’estrema destra, i prezzi dell’elettricità dovrebbero riflettere la media (e non il costo marginale) del costo di produzione, il quale d’altra parte dovrebbe essere ridotto attraverso l’utilizzo di forme tradizionali di energia. I conservatori enfatizzano l’importanza dell’energia pulita a prezzi accessibili per non perdere competitività, mentre richiamano ad un taglio totale delle importazioni gassifere dalla Russia. I socialisti invocano una riforma dei mercati elettrici che promuova lo sviluppo delle rinnovabili mentre assicuri prezzi stabili. I partiti di sinistra rifiutano, invece, il meccanismo corrente di determinazione del prezzo marginale e avvertono dei costi sociali di un oligopolio nei mercati.

In conclusione, l’ampio raggio di questioni trattate da pressoché tutti i partiti nei loro programmi evidenzia l’importanza delle tematiche ambientali ed energetiche per la popolazione spagnola. Tuttavia, le proposte politiche sono molto diversificate fra di loro e  richiederebbero un maggiore approfondimento, sia oggi che dopo il processo elettorale.

La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui