L’Unione Europea negli ultimi anni ha formalizzato ambiziosissimi obiettivi in termini di decarbonizzazione, lotta al cambiamento climatico, promozione dell’economia circolare e della mobilità sostenibile. In particolare, attraverso il Green Deal si prefigge il raggiungimento entro il 2050 della “carbon neutrality”, ovvero diventare il primo continente a impatto climatico zero. Obiettivi intermedi relativi al 2030 riguardano invece l’incremento dell’efficienza energetica, la crescita dell’aliquota di energia da fonti rinnovabili (FER), nonché il contenimento delle emissioni climalteranti del 55% rispetto al valore del 1990, come stabilito dal “Fit for 55%”.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) avranno un ruolo chiave nella transizione energetica come evidenziato dal PNRR che, con lo specifico investimento di “Promozione rinnovabili per le comunità̀ energetiche e l'auto-consumo”, renderà disponibili ben 2,2 Mld di euro per la nascita di CER in Comuni con meno di 5.000 abitanti. Vale anche la pena evidenziare, le potenzialità delle CER nell’elettrificazione dei trasporti privati, settore fortemente energivoro e quasi esclusivamente dipendente dai derivati del petrolio, sia per la diffusione delle colonnine di ricarica che per la “qualità” dell’energia elettrica fornita ai veicoli elettrici di esclusiva derivazione rinnovabile a differenza di quella della rete di distribuzione nazionale che utilizza un mix di tecnologie in parte alimentate da fonti fossili.

Una «Energy Community» può essere definita come un insieme di utenze energetiche (private, pubbliche, o miste) localizzate in una determinata area di riferimento in cui gli utilizzatori finali (cittadini, imprese, Pubblica Amministrazione, ecc.) decidono di effettuare scelte comuni per soddisfare il proprio fabbisogno energetico con un approccio «collegiale», attraverso soluzioni di generazione distribuita, favorendo l’utilizzo delle FER e la gestione intelligente dei flussi energetici al fine di ottenere benefici sulla economicità, sostenibilità e sicurezza energetica.

L’approccio collegiale vede l’Italia in posizione pioneristica con la nascita nel 1923 a Prato allo Stelvio di una Cooperativa Elettrica di 40 famiglie per la gestione di una mini centrale idroelettrica, poi sviluppatesi nell’arco alpino. Analoghe esperienze nascono anche in Danimarca, quali ad esempio la wind-farm off-shore di Middelgruden costituita da eolico off-shore (40 MW) con 10.000 partecipanti, ed in Germania tramite le cooperative energetiche. In campo internazionale, l’esperienza giapponese di condivisione dell’energia è sicuramente molto significativa. A titolo di esempio già nel 1995 l’Osaka Gas 1994 realizza il progetto di autoconsumo collettivo NEXT21 in un edificio di 7 piani (4.577 m2) con reti energetiche per la condivisione dell’elettricità, dell’energia termica e dell’idrogeno. A livello più esteso sono sviluppati i progetti dimostratori nelle città di Toyota (67 abitazioni), Yokohama (4.000 abitazioni), Kitakyushu (50 esercizi commerciali e 230 abitazioni) e Keihanna (700 abitazioni).

Solo nel 2018 la Direttiva europea 2018/2001/UE, nota come “REDII”, formalizza modelli energetici innovativi, basati su produzione da impianti alimentati da FER, con partecipazione a complessità crescente, dall'autoconsumo individuale a quello collettivo, fino alle CER.  Viene così rivoluzionato il ruolo del cittadino, da consumatore passivo ad attore attivo della transizione energetica. L’approccio di democrazia partecipativa nelle scelte energetiche delle comunità, incrementa le ricadute economiche e sociali dirette e limita le criticità di accettabilità sociale degli impianti di produzione energetica distribuiti.

Il recepimento della RED II si sarebbe dovuto concludere entro giugno 2021 per tutti gli Stati Membri, tuttavia, la trasposizione in legge nazionale è avvenuta con modi e tempi diversi, ovviamente anche a causa delle differenze normative e culturali vigenti in ciascuna nazione.

In Italia, nonostante alcune leggi regionali precedenti, in Piemonte e in Puglia, nel 2019 è avvenuto il recepimento anticipato della REDII con il DL 162/19 Milleproroghe art. 42 bis, convertito nella Legge 8/2020. L’applicazione anticipata non ha avuto gli effetti desiderati con un numero molto limitato di iniziative, tra le quali si ricordano quella di Magliano Alpi e la prima comunità energetica solidale di Napoli Est. Questa sperimentazione ha permesso comunque di evidenziare alcune limitazioni, successivamente rimosse, relative alla potenza dell’impianto di comunità, alla cabina di trasformazione ed ai possibili membri.  Il recepimento definitivo si è raggiunto con la pubblicazione del decreto legislativo n. 199 entrato ufficialmente in vigore nel dicembre 2021, ma il processo lungo e travagliato si è concluso nei primi mesi del 2024, con la pubblicazione del Decreto Ministeriale 414/2023, che disciplina le modalità di incentivazione per l'energia condivisa, e la promulgazione delle relative regole tecniche del GSE, che normano anche l’accesso per le CER ai contributi PNRR relativi ai comuni fino a 5.000 abitanti.

In Spagna il Decreto reale 244/2019, ha introdotto due forme di autoconsumo: autoconsumo con e senza eccedenze, rispettivamente consentendo o meno la possibilità di cedere l’energia elettrica in eccesso alla rete nazionale. Nel 2020, il Decreto reale 23/2020 ha introdotto ufficialmente le CER, al fine di aumentare la partecipazione della popolazione ai progetti di sfruttamento di fonti energetiche non fossili. Infine, nell'aprile 2023, è stata avviata una consultazione pubblica riguardante un aggiornamento normativo sull’argomento.

In Germania, nonostante la forte e consolidata tradizione legata alla realizzazione pioneristica delle cooperative energetiche, ad oggi oltre 1.500, il processo di trasposizione è risultato complesso.  Infatti le CER, come introdotte dalla direttiva europea e pur condividendo gli obiettivi primari delle cooperative, non sono del tutto compatibili con quest’ultime. Questa criticità era stata rilevata anche in Italia, evidenziando come l’organizzazione cooperativa pur avendo ispirato la nascita delle Comunità energetiche potesse essere esclusa da questo profondo ed epocale cambiamento.   

In Irlanda, l'Autorità per l'Energia Sostenibile incentiva le configurazioni basate sull’energia rinnovabile, tra cui le CER, che possono però comprendere diverse tecnologie di generazione, inclusi gli impianti di cogenerazione, per soddisfare anche le esigenze termiche degli utenti finali.

La Grecia ha introdotto nel 2016 lo schema virtuale per la misurazione dell’energia per i produttori indipendenti. Tramite la legge 4513 del 2018, questo schema è stato ritenuto utilizzabile anche per le comunità energetiche. Qui le CER sono classificate in organizzazioni senza scopo di lucro o cooperative a scopo di lucro, a seconda della possibilità di effettuare distribuzione economica tra i soci.

In Portogallo, le CER sono state introdotte con il Decreto legislativo 162/2019, nell'ottobre 2019, come parte dell'attuazione del quadro europeo, a seguito della precedente regolamentazione nazionale per l’autoconsumo individuale.

In Austria, nel 2017, è stato introdotto per la prima volta il concetto di autoconsumo collettivo. Il recepimento della RED II è avvenuto nel luglio 2021 con la legge sulle energie rinnovabili (Erneuerbaren-Ausbau-Gesetz, EAG), che ha stabilito che le CER possono fornire servizi energetici in aggiunta alla tradizionale produzione e stoccaggio di energia da FER.

Ad oggi, non tutti gli Stati membri europei hanno introdotto normative nazionali per disciplinare le CER, sebbene in alcuni paesi siano state realizzate iniziative per la promozione dell'uso di impianti basati su FER in configurazioni comunitarie. In Lettonia, ad esempio, queste iniziative sono condotte da cooperative di cittadini o comuni per impianti locali a biomassa. In Polonia, i cluster energetici sono stati introdotti dal governo nel 2016. I membri possono essere persone fisiche, amministrazioni locali o istituti di ricerca previa verifica di vincoli geografici e tecnici. In Bulgaria, per incentivare lo sfruttamento di FER, sono stati ridotti i tempi per le pratiche di connessione e snellito l’iter autorizzativo per impianti fino a 30 kW. La quota di energia elettrica non consumata autonomamente può essere venduta ad un fornitore a un prezzo fissato dal regolatore.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili interpretano in campo energetico il rinnovato interesse verso la condivisione di beni e di servizi conseguente al declino del primato della “proprietà”.

Si auspica che lo sviluppo delle CER promuova l’accettabilità sociale degli impianti rinnovabili, le ricadute occupazionali, la vocazione dei territori e soprattutto il contrasto alla povertà energetica. È inoltre indispensabile per perseguire gli ambiziosi obiettivi di diffusione di fonti non convenzionali, che le CER non siano considerate solo con riferimento ad un insieme molto limitato di tecnologie, quale quella fotovoltaica, e dei veicoli elettrici, tra l’altro con limitato «grado di proprietà» nazionale.

L’attuale contesto normativo e regolatorio, così come evidenziato nella lunghissima fase di gestazione, manifesta alcune limitazioni che potrebbero fortemente scoraggiare lo sviluppo di CER, quali:

  • la complessa definizione del soggetto giuridico, per il quale la normativa italiana ha lasciato ampi gradi di libertà purché sia garantito che non abbia scopi di lucro;
  • il ruolo di operatori energetici esperti, quali le Utilities, che possono finanziare le opere e fornire l’apporto tecnico per una corretta gestione di una CER, ma che rischiano di minare la natura bottom-up della comunità;
  • l’assenza di specifici indicatori di premialità per favorire benefici non economici, come quelli solidali e di ricadute occupazionali;
  • la focalizzazione “elettrica” che non permette di contemplare dispositivi ad elevata efficienza di conversione, come i cogeneratori, o di incentivare la condivisione di altri vettori energetici, come quello termico.