L'utilizzo dell'energia nucleare in Cina è cresciuto rapidamente da quando è entrato in funzione il primo reattore, Qinshan 1, nel 1991. Attualmente sono 55 i reattori operativi  per una capacità di 57 GWe, mentre altri 22 reattori sono in costruzione per un totale di 26 GWe, tutti da ubicare in 19 siti. Seguendo questa traiettoria, la Cina supererà presto la Francia, che ha attualmente 56 reattori operativi, diventando la nazione con il secondo maggior numero di reattori nucleari dietro gli Stati Uniti, che ne contano  93.

Questa fonte di energia svolge un ruolo importante nella strategia energetica della Cina, soprattutto nelle zone costiere, dove l'economia si sta sviluppando rapidamente. Per la loro natura, infatti, le centrali nucleari possono essere costruite vicino ai centri di domanda, a differenza dei siti eolici e idroelettrici che spesso sorgono più lontano rispetto a dove l’energia è consumata.

L'attuale flotta nucleare cinese è composta da un mix di progetti internazionali nati dalla collaborazione  con molti dei fornitori mondiali di reattori. Tuttavia, un numero crescente di reattori vanta un design cinese. Il che non stupisce, visto che Pechino sta diventando sempre più autosufficiente nella progettazione e costruzione di reattori, sebbene alcuni componenti chiave continuino ancora ad essere importati.

Obiettivo dichiarato del paese è quello di diventare indipendente non solo nella realizzazione delle centrali nucleari, ma anche nella produzione di combustibile per tali centrali. Ancora oggi il paese, infatti, si affida a fornitori stranieri per l’approvvigionamento di uranio lungo tutta la catena del valore di questa risorsa. Per questo sono stati avviati, spesso in collaborazione con fornitori stranieri, diversi progetti in tal senso.

Inoltre, la Cina sta cercando opportunità per espandersi. La sua politica è quella di "diventare un player globale" esportando tecnologia nucleare, compresi i componenti pesanti nella catena di approvvigionamento. Il suo progetto di reattore principale è l'Hualong One, noto anche come HPR1000. Due unità di questo design sono già state esportate all'estero: si tratta delle  unità 2 e 3 di Karachi in Pakistan, che hanno iniziato ad operare rispettivamente nel 2021 e nel 2022.

Guardando alla flotta di centrali esistenti, la maggior parte sono grandi reattori ad acqua pressurizzata (PWRs), simili alla maggior parte dei reattori attivi oggi nel mondo. Eppure, la Cina fa parte del crescente numero di paesi che stanno sviluppando piccoli reattori modulari. Si tratta di una nuova tecnologia destinata ad espandere i teatri di applicazione e la geografia dell’utilizzo di questa fonte. Nel luglio del 2021, la Cina ha iniziato la costruzione di un piccolo reattore modulare ACP100 nell’impianto di Changjiang, sull’isola di Hainan. L’ACP100 è stato progettato per la produzione di energia elettrica, produzione di calore e vapore, nonché per la desalinizzazione. La sua connessione alla rete elettrica è prevista per il 2025, il che lo renderebbe il primo reattore modulare nell’entroterra al mondo. La Cina si sta anche impegnando nel pianificare la costruzione di impianti nucleari flottanti, utilizzando un reattore di tipo ACP100S, una versione marittima riadattata dell’ACP100.

Inoltre, sta sviluppando altri modelli innovativi di reattori, quali Shandong Shidaowan High Temperature gas-cooled Reactor Peeble-bed Module (HTR-PM) da 211 MWe, entrato in funzione nel dicembre del 2021. Futuri reattori di questo tipo potrebbero essere utilizzati per fornire calore di processo, il quale aiuterebbe nella decarbonizzazione dei settori hard-to-abate. La successiva fase di sviluppo prevede la combinazione di tre moduli a una unica turbina, per una generazione complessiva di 655 MWe. Pechino sta anche costruendo due reattori veloci a Xiapu da 600MWe, nella provincia del Fujian, oltre a sviluppare reattori veloci raffreddati al sodio, il cui impiego può essere concentrato nella produzione di calore per il riscaldamento, fornendo energia soprattutto nelle province cinesi settentrionali.

Al momento, l'utilizzo di calore generato da nucleare per diversi processi industriali è un’ ulteriore opportunità particolarmente attenzionata. Nell’ultimo anno, ad esempio, ha preso il via un progetto nell’impianto nucleare di Tianwan per l’approvvigionamento di 4,8 milioni di tonnellate annue di vapore industriale al vicino impianto petrolchimico di Lianyungang. La tecnologia esistente di PWR può anche essere utilizzata per riscaldare case e edifici. Il primo progetto di riscaldamento è stato implementato nella città di Haiyang nel 2019, dove un reattore CAP1000 fornisce calore a circa 200.000 residenti, facendo di Haiyang la prima città a impatto zero del paese. Il teleriscaldamento ha attirato molte attenzioni in Cina e ha potenzialità per essere ulteriormente sviluppato. Recentemente, CNNC ha lanciato un progetto dimostrativo a Qinshan e nel marzo 2022 un altro progetto è stato fatto partire a Hongyanhe.

La disamina fatta da contezza del ruolo importante che l’energia nucleare rivestirà nel mix energetico cinese. Nell’ottobre 2018 l’Energy Research Institute della National Development and Reform Commission, l’agenzia più importante per la pianificazione economica nel paese, ha affermato che la capacità di generazione da nucleare in Cina deve incrementare fino a 554 GWe entro il 2050, se il paese vuole giocare un ruolo primario nel mantenere l’incremento delle temperature al di sotto di 1,5°C. Questo però significa che la quota di questa fonte nella generazione elettrica dovrebbe passare dal 4% a circa il 28%: un aumento che presuppone un’accelerazione dei ritmi a cui le nuove centrali vengono oggi costruite, tale da consentirne l’entrata in funzione di almeno 6-8 ogni anno.

La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui