L’aumento vertiginoso del prezzo dell’energia che grava sull’Europa non sta risparmiando il settore industriale. Al pari delle famiglie, le imprese dell’industria meccanica italiana rappresentata da Anima Confindustria si trovano a dover fronteggiare le bollette di elettricità e gas sempre più elevate che, unite al rincaro dei materiali e ai fenomeni inflativi, rendono più complessa la sopravvivenza in un mercato fortemente instabile. Molte aziende rischiano il fermo della produzione, o addirittura la chiusura. Una situazione che perdura da molti mesi e precedente allo scoppio della guerra. Ma che continua a peggiorare, sulla scia del prolungamento del conflitto in Ucraina e della strategia di tensione attuata dalla Russia che, complice l’arrivo della stagione fredda, minaccia un blocco definitivo delle forniture energetiche. Il risultato è che dopo i due anni di emergenza legata alla pandemia, la ripresa economica delle imprese è gravemente compromessa.

Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria, denuncia una situazione ormai insostenibile per gran parte dell’industria meccanica: «A partire dallo scorso anno, stiamo vivendo una fase di forte e inarrestabile crescita dei prezzi, causata dapprima dalla difficoltà per le imprese di reperire materie prime e microchip, poi da un aumento dei costi logistici, e infine dall’incremento vertiginoso dei costi di energia e gas naturale in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022. Tutte queste concause stanno mettendo a dura prova le aziende italiane della meccanica, che registrano margini di profitto sempre più ridotti. Andando avanti di questo passo, non converrà più mantenere i macchinari accesi».

La riduzione della marginalità è il sintomo principale del malessere che il settore sta vivendo. Da un sondaggio diffuso a maggio da Anima Confindustria tra le imprese associate, emerge che le aziende della meccanica prevedevano una crescita del fatturato intorno al +5% nel primo semestre 2022 rispetto al primo semestre 2021, dovuto però all’aumento dei prezzi e non a un incremento in termini di volume. Un aumento di fatturato che purtroppo non copre, in molti casi, l’aumento dei costi di produzione. 4 aziende su 5 lamentavano un aumento generale dei costi di oltre il 20% rispetto al 2021, mentre il 54% delle aziende della meccanica si aspettava di chiudere la prima metà dell’anno con una riduzione della marginalità superiore al 10%.

In questo contesto non devono creare illusioni i comparti della meccanica che continuano a ottenere ottimi risultati a dispetto dei rincari di materie prime ed energia. Si tratta in particolare dei settori tuttora trainati dal Superbonus, rappresentati in Anima Confindustria da Assoclima (costruttori sistemi di climatizzazione) e Assotermica (produttori di apparecchi e componenti per impianti termici), che godono dell’ondata di rinnovamento edilizio che sta interessando il paese grazie agli incentivi statali, ma che rischiano comunque di subire un contraccolpo se queste criticità dovessero perdurare nel tempo.

Tra i settori più duramente colpiti vi è la filiera Horeca, rappresentata in Anima Confindustria da Assofoodtec, Fiac, e Aqua Italia; un comparto vitale per l’economia italiana, già gravemente colpito dalla pandemia, avendo patito le chiusure delle strutture alberghiere, della ristorazione e il divieto di vendita degli utensili casalinghi nella grande distribuzione, nel 2020. La graduale ripresa delle attività produttive aveva permesso alle aziende di rimanere presenti sul mercato e rialzarsi gradualmente dalla crisi, ma l’aggravarsi della crisi geopolitica e lo scoppio del conflitto russo-ucraino hanno riportato il settore in una situazione critica, con molte aziende che si ritrovano, ora, sull’orlo del collasso.

«È necessario – commenta ancora il presidente Marco Nocivelli – supportare il tessuto industriale italiano e agire in maniera decisa, a livello nazionale e comunitario, per limitare gli aumenti spropositati dell’energia e per ridurre i consumi, supportando le tecnologie efficienti e sviluppando una filiera di energie pulite e rinnovabili». La sostenibilità, così, assume un ruolo di rilievo anche in ottica strategica. Lo sviluppo di tecnologie efficienti e di un mercato energetico sostenibile che punti, in particolare, sull’idrogeno gioverebbe anche in ottica di riduzione della dipendenza energetica».

L’idrogeno è sempre più considerato parte integrante di un range di soluzioni che, nel loro insieme, costituiranno l’alternativa alle fonti energetiche fossili per raggiungere gli scenari di neutralità carbonica previsti a livello europeo. I settori rappresentati da Anima ricoprono un ruolo particolare nella nascente filiera dell’idrogeno, perché si posizionano lungo le diverse fasi di sviluppo della catena: dalla produzione, alla componentistica, agli utilizzatori finali, dall’industriale al residenziale. Tutti questi comparti, dunque, sono fortemente coinvolti nella transizione verso un mercato dell’idrogeno, prima di tutto come fornitori di tecnologie, ma anche in quanto consumatori di grandi quantità di energia. Per questo, Anima Confindustria partecipa attivamente alla discussione sul tema della transizione energetica dell’idrogeno nell’industria meccanica, proponendosi come parte attiva nella costruzione di una strategia e di un mercato sostenibili.