Molti di noi si erano accorti dell'errore strategico che l'Unione Europea stava commettendo, ormai da diversi anni, nel campo dell'energia. Intelligentemente, l'UE aveva messo "tutte le uova in un solo paniere" e ora sta pagando a caro prezzo il suo disarmo energetico unilaterale. Nell'ottobre 2000, la Commissione di Romano Prodi con Loyola de Palacio, responsabile per l'energia, nel suo Libro Verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, ha esortato a diversificare le fonti energetiche, i paesi di importazione e i mezzi e le vie di trasporto. Il bilancio energetico primario dell'UE si è quindi ben bilanciato, con circa un terzo di petrolio, un quarto di gas naturale e il resto abbastanza ben distribuito tra nucleare, carbone ed energie rinnovabili. Tutto bene, finché Bruxelles/Strasburgo non ha deciso di procedere a un disarmo energetico. L'UE attuale, infatti, ha decretato che la politica energetica deve essere sussidiaria alla politica climatica e che pertanto tutta l’energia deve essere rapidamente rinnovabile. Da qui la richiesta del Parlamento europeo di non finanziare più le interconnessioni del gas. Il futuro promesso sarà presto verde e luminoso, quindi perché spendere soldi in condutture inutili? Un po’ di tolleranza sarebbe stata concessa se lo scopo del gasdotto fosse stato quello di trasportare l'idrogeno utopico. È questo il successo della lobby tedesca che voleva importare idrogeno dalla Russia? Idrogeno russo prodotto da gas russo, naturalmente!
Poi però è arrivata la resa dei conti, e la stessa Germania si trova in una situazione vicina al fallimento a causa della sua EnergieWende e non sa come passare questo inverno. Solo il 6% del gas bruciato in questo paese viene utilizzato nelle centrali elettriche. La maggior parte viene utilizzato per riscaldare le case, in un paese che attraversa inverni freddi e per mantenere produttive le fabbriche che hanno un bisogno cruciale di energia termica. Per questo, il governo tedesco sta trasmettendo spot televisivi per spiegare alla popolazione, incredula, come tappare con il nastro adesivo le porte delle stanze che non dovranno utilizzare quest'inverno e come lavare i piatti con acqua fredda. A riprova di quanto diceva mia madre, che riportando un proverbio calabrese, parafrasava "chi aveva pane è morto, chi aveva da riscaldarsi è sopravvissuto".
Come superare questa impasse? Si potrebbe prendere spunto dal passato. A seguito dell'interruzione delle forniture di gas dalla Russia all'Ucraina il 1° gennaio 2006 e di nuovo il 1° gennaio 2009, la Slovacchia è rimasta senza gas per diversi giorni. È stato necessario trovare meccanismi di solidarietà per evitare simili crisi in futuro. L'UE ha finanziato il "reverse flow" che, invertendo l'entrata e l'uscita dei compressori, ha permesso al gas di fluire anche da ovest a est. Quello che sta succedendo oggi con l'Ucraina, che viene rifornita, non potendo più contare sulle forniture dalla Russia. Sempre in materia di cooperazioni fra gli stati, l'UE ha anche introdotto l'articolo 122 nel Trattato di Lisbona, che prevede la solidarietà tra gli Stati membri e che termina con "in particolare nel settore dell'energia" (sic).
Per aiutare la Germania a superare il prossimo inverno, lo scorso giugno la Commissione europea ha proposto agli Stati membri di decidere su base volontaria, e se fosse stato necessario tale invito sarebbe diventato un vincolo, di limitare il consumo di gas naturale del 15% per aiutare i Paesi con carenza di gas. Tuttavia visto che è un dato oggettivo che i Grünen tedeschi abbiano trascurato di diversificare le forniture di gas russo e si siano rifiutati di costruire anche un solo terminale di gas per potersi approvvigionare di GNL sui mercati internazionali, non stupisce che, come nella storia della formica e della cicala di Esopo, Portogallo, Spagna, Grecia, Francia e Italia (si veda la lettera del Ministro Cingolani al Vicepresidente Frans Timmermans) abbiano chiarito - in termini diplomatici - che non chiederanno ai loro cittadini di sacrificarsi per aiutare i tedeschi, principali responsabili di questa crisi energetica. Una sorta di compromesso è stata poi raggiunta dalla presidenza ceca, che è riuscita ad ottenere che l’aiuto ai paesi in difficoltà sarà su base volontaria, ma con numerose deroghe e varie scappatoie, tra cui il fatto che il Paese abbia un'eccedenza sufficiente e che esista la possibilità fisica di inviare gas allo Stato membro in carenza.
Chi potrebbe avere gas in eccedenza da inviare all’estero? La Spagna? Questo paese ha costruito il suo primo terminale di GNL nel porto di Barcellona nel 1969 e ad oggi ne ha sette nella penisola e un altro sull'isola di Tenerife, tra cui uno a Gijon (Asturie) che non è stato nemmeno inaugurato perché il mercato è ben fornito. Il resto del gas proviene dall'Algeria attraverso due gasdotti. Una politica di diversificazione quella della Spagna in linea con la strategia sostenuta da Prodi e de Palacio. Eppure nonostante possa contare su forniture diversificate, nemmeno un paese come la Spagna può andare in soccorso della Germania. E non perché non voglia mostrare solidarietà, ma perché la solidarietà non è esistita in passato.
Durante il vertice sui collegamenti delle interconnessioni energetiche del marzo 2015, il Presidente della Francia, i Primi Ministri di Spagna e Portogallo e il Presidente della Commissione europea hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sulla "necessità di valutare attivamente il completamento dell'asse orientale del gas tra Portogallo, Spagna e Francia, consentendo flussi bidirezionali tra la penisola iberica e la Francia attraverso un nuovo progetto di interconnessione noto come MidCat". I 190 km mancanti tra la penisola iberica e la Francia avrebbero permesso ai terminali GNL spagnoli di rifornire la Germania, almeno in parte. In qualità di responsabile per la Spagna, ho preparato i briefing per almeno tre Commissari quando si sono incontrati per discutere del MidCat con i francesi, perché la Spagna e la Commissione erano determinate a garantire una buona sicurezza dell'approvvigionamento energetico e questa interconnessione l'avrebbe resa possibile, come si sta spiacevolmente osservando oggi. Allora, la Francia si è opposta, perché non era accettabile che i due terminali GNL francesi subissero la concorrenza di quelli spagnoli, dato il loro numero elevato. E gli altri Stati membri, compresa la Germania, perché non hanno spinto per la costruzione di questo gasdotto? Non erano interessati? E il concetto di solidarietà dove andava a finire? Solo ora Olaf Scholz sta spingendo per una rapida costruzione del Midcat, ma Francia di Macron, vi si oppone, sostenendo che non è necessario costruire un gasdotto aggiuntivo rispetto a quelli attuali. Forse se la Germania pagasse tutti o parte dei 3 miliardi di investimenti per la sua realizzazione e fornisse garanzie alla Francia, quest'ultima sarebbe più flessibile? Ancora una volta dove è finito il concetto di solidarietà?
Detto ciò, è chiaro che la Germania e la Commissione europea non devono aspettarsi che l'Europa meridionale si sacrifichi per gli ambientalisti tedeschi. Non deve nemmeno aspettarsi la solidarietà dell'Ungheria, il cui ministro degli Esteri si è recato a Mosca il 21 luglio per negoziare e ha ottenuto ulteriori forniture di gas russo. La visita è avvenuta pochi giorni dopo che il primo ministro ungherese Viktor Orban ha dichiarato che l'UE ha commesso un errore applicando alla Russia le sanzioni. Nei fatti, l'emergenza energetica è molto più concreta di quella climatica e come tale va trattata più in fretta.
Qual è quindi la soluzione? L'obiettivo di un’analisi critica dei fatti non è quella di far sentire le persone in colpa, ma piuttosto di identificare le cause, per potervi porre rimedio. L'attuale Commissione, a differenza di quella di Prodi, ha scelto il manicheismo energetico. È vero che la crisi in Ucraina sta esacerbando questo problema, ma non è stato Vladimir Putin a inventare la crisi in cui la Germania e la Commissione europea ci hanno fatto precipitare. I prezzi dell'energia hanno iniziato la loro corsa al rialzo già nel 2021. Fortunatamente, a parte la Germania, non dovrebbero esserci razionamenti nel resto dell'UE, in ragione di un mix energetico piuttosto diversificato. I tedeschi, invece, che hanno imposto la marcia forzata verso l'energia solare ed eolica, saranno in grado di far fronte ai vincoli?
Le crisi si risolvono cambiando, non perseverando nell'errore e nel fallimento. Sabato scorso, a Cernobbio, si è parlato ancora una volta di energia eolica e solare. Non sanno che, dopo 49 anni, queste energie hanno raggiunto solo un misero 3% del bilancio energetico primario dell'UE, al costo di miliardi di euro in sussidi, obblighi legislativi e degrado del paesaggio? L'UE ha urgentemente bisogno di riabilitare esplicitamente il gas naturale. Il metano, abbondante nel mondo, presente in tutti i continenti, è l'energia termica per uso domestico, industriale e petrochimico di questo secolo.
Samuele Furfari è Professore di Geopolitica dell'energia ESCP London, Presidente della Società europea degli ingegneri e degli industriali, Ex Funzionario della DG Energia della Commissione europea, Dottore in Scienze Applicate e Ingegnere