Intervista a Massimo Ricci, Direttore Divisione Energia di ARERA
Il tema più caldo del momento è di certo il caro energia. Ne abbiamo ampiamente parlato con Massimo Ricci, Direttore Divisione Energia di ARERA, mettendo a fuoco le misure attivate da ARERA per contenere gli effetti collaterali di questa fase e ragionando a 360° sia sulle cause che possono aver determinato l’escalation dei prezzi sia sulle possibili soluzioni. Si evidenzia una condizione critica che coinvolge tutto il settore, dai consumatori alle società di vendita.
Per il primo trimestre del 2022, l'aumento per la famiglia tipo in tutela è stato calcolato del +55% per la bolletta dell'elettricità e del +41,8% per quella del gas. Un rincaro che ha pesanti ripercussioni sui consumatori finali. Quali gli strumenti messi in atto da ARERA per limitare i danni alle famiglie?
Ad oggi, insieme al governo che ha stanziato importi significativi, è stato possibile mettere in campo, una serie di misure di mitigazione dei prezzi soprattutto per i consumatori domestici, che vanno dall’azzeramento degli oneri di sistema alla riduzione dell’IVA, al potenziamento del bonus sociali. Quanto agli oneri di sistema, già a partire da ottobre 2021 si è proceduto al loro azzeramento per utenze domestiche e microimprese: misura estesa con l’ultimo decreto anche alle grandi imprese.
Il Governo poi, sempre a partire dal quarto trimestre 2021, ha previsto il taglio dell’IVA sul gas, ridotta al 5%, valore minimo concesso dalla regolamentazione europea. Per quanto riguarda i bonus sociali, dopo aver introdotto il sistema dell’automatismo, secondo cui il riconoscimento del bonus avviene in automatico sulla base dell’ISEE dell’utente e di alcune altre caratteristiche, già nel terzo trimestre del 2021 e ancora nel primo del 2022 sono stati potenziati, aumentandone l’ammontare riconosciuto fino a sostanzialmente sterilizzare il rincaro delle bollette per le famiglie in difficoltà. Inoltre va sottolineato come l’attuazione dell’automatismo dei bonus abbia incrementato significativamente il numero delle famiglie beneficiarie che prima dovevano richiederlo esplicitamente e per vari motivi non tutte lo avevano fatto.
Altro provvedimento importante, previsto dall’ultima legge di Bilancio, è la possibilità per il consumatore moroso di rateizzare gli import delle fatture non pagate emesse tra il 1° gennaio e il 30 aprile 2022. Nel caso in cui un cliente non dovesse riuscire a pagare le bollette, i venditori, prima di eseguire le procedure di sospensione della fornitura di energia elettrica e gas naturale, sono tenuti alla rateizzazione, in alternativa al pagamento in un’unica soluzione. Il pagamento può essere dilazionato per un periodo non superiore a 10 mesi, con il vantaggio che all'importo non vengono applicati gli interessi. Il 50% dell'importo va comunque versato con la prima rata, mentre la restante metà va versata in rate successive di uguale valore. La periodicità dei pagamenti segue quella della fatturazione.
E per le imprese, specie quelle energivore, particolarmente colpite da prezzi record, esistono strumenti per mitigare il caro energia? O in alternativa sarebbe opportuno pensarli, visto che anche per i prossimi mesi le stime indicano il protrarsi di quotazioni più elevate degli anni scorsi?
Per l’industria il discorso è più complesso e riguarda l’Autorità in modo differente, visto che la quasi totalità delle imprese ormai sono passate al mercato libero. Il Governo, consapevole delle problematicità legate a un prezzo dell’energia così elevato, sta provando ad affrontare la questione del caro energia mettendo in atto delle misure ad hoc. Le industrie energivore già godono di agevolazioni che prescindono da contesti di crisi, come ad esempio gli sconti sulle bollette. Tuttavia, a partire dal primo trimestre di quest’anno, le nuove disposizioni normative prevedono che gli oneri di sistema siano completamente azzerati, misura che si estende a tutti i clienti elettrici, anche a quelli di grandi dimensioni che nei mesi scorsi, invece, avevano beneficiato solo di una riduzione parziale.
Sempre per i consumatori energivori è stato riconosciuto un contributo straordinario a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti, sotto forma di credito di imposta, pari al 20% delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022.
Allo studio, poi, ci sono anche altri interventi che cercano di trovare coperture di più lungo periodo e magari collegare queste coperture agli investimenti. In una fase come questa, l’investimento diventa fondamentale.
Al di là delle misure prese in un momento di emergenza, la crisi ha messo in evidenza un dato importante: tutta l’Europa, ma l’Italia in particolare, si è trovata un po' scoperta rispetto agli andamenti di breve periodo del mercato energetico e in particolare del gas. Di fatto, tutto il mondo è esposto ai prezzi spot ma le condizioni al contorno sono diverse. Gli USA registrano un prezzo spot del gas elevato ma hanno una produzione consistente e quindi una copertura di lungo periodo a livello paese.
Prima della liberalizzazione, era lo Stato a fornire ai consumatori coperture; con l’apertura del mercato, in teoria, i consumatori avrebbero dovuto intraprendere un’azione di copertura, il che non sempre è avvenuto. In assenza di ciò, la forte esposizione ai prezzi spot del gas naturale ha una ricaduta rilevante sulle bollette e diventa difficile reperire le risorse economiche per farvi fronte.
Se poi si stima che i prezzi potrebbero restare su valori sostenuti fino al 2023-2024, con una leggera discesa a partire dai prossimi mesi e una discesa più consistente a partire dal prossimo anno, appare chiaro che anche in prospettiva la situazione rischia di rimanere complicata.
Guardando alle cause, a cosa è imputabile un rincaro così marcato dei prezzi? Quanto ha inciso la scelta di fissazione dei prezzi sulla base della gas to gas competition rispetto alla tradizionale indicizzazione al petrolio?
Su questo sarebbe utile aprire un dibattito pubblico serio che veda coinvolti tutti gli stakeholder. Affidarsi alla gas to gas competition è stata una scelta legata alla liberalizzazione. Liberalizzazione significa che c’è competizione, che lo Stato progressivamente si ritrae dalle scelte economiche in quel settore e lascia spazio al mercato. Quindi è normale che le dinamiche di mercato si sostituiscano allo Stato, salvo poi rendersi conto che per il consumatore – a prescindere dalle sue dimensioni – diventa difficile stipulare contratti di lungo periodo (che prima era in mano allo Stato) in quanto molto rischiosi.
Non è questa la sede per discutere se sia stata o meno una scelta giusta, perché l’energia è un bene strategico e in questa fase tutti i consumatori stanno chiedendo di avere una copertura rispetto alla situazione che si è venuta a creare. Il che confligge in principio con l’idea stessa di mercato.
Sicuramente non mancano soluzioni intermedie che potrebbero essere implementate. Per il settore elettrico, ad esempio, esiste il capacity market, anche se si stratta di un meccanismo particolarmente discusso. È una soluzione tale per cui lo Stato lascia liberi i consumatori di acquistare energia elettrica sia su base spot che a termine, però lo Stato stesso funge da garante dell’adeguatezza del sistema ricorrendo ad un meccanismo di mercato secondo cui Terna costruisce una curva di domanda e quantifica la capacità necessaria che viene poi coperta attraverso acquisti di capacità a termine. Di fatto, è una scelta che lo Stato fa per conto dei consumatori.
Per il gas, invece, ci si affida ormai da tempo alla gas to gas competition; inoltre, nell’ultimo periodo, il dibattito sul clima a livello europeo ha sminuito il ruolo del gas, quel che potrebbe aver indotto i paesi produttori a ridurre gli investimenti upstream. Emerge quindi un evidente contrasto tra la programmazione degli investimenti necessari per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione e la programmazione degli investimenti in ambito gas, anche in termini di copertura, al fine di accompagnare la transizione. Al di là delle misure emergenziali, bisogna capire quali misure mettere in campo per cercare di salvare da un lato il concetto di mercato, che sicuramente ha dei risvolti positivi anche per fornire i corretti segnali economici per lo sviluppo di investimenti distribuiti anche a livello domestico e per la gestione delle flessibilità che ne derivano, e dall’altro trovare un modo per tutelarsi dalla troppa esposizione alla volatilità dei prezzi.
La preoccupazione che il sistema possa trovarsi in una situazione di completa esposizione a un mercato mondiale che può essere corto per un periodo prolungato di tempo potrebbe indurre ad implementare azioni di carattere strutturale, per fare in modo che i prossimi 30 anni (la Commissione europea sta indicando il 2049 come termine ultimo dei contratti a termine) scorrano senza grossi intoppi. Perché ricordiamoci che una buona parte degli aumenti attuali che i consumatori stanno pagando, sono risorse che vengono sottratte al percorso di decarbonizzazione.
Che futuro si prospetta per le società di vendita, che non sono le responsabili dei rincari?
Questa fase è difficile per tutto il settore, non solo per i consumatori, perché anche le società di vendita devono affrontare una serie di problemi legati al rialzo dei prezzi: ad esempio la necessità di aumentare le garanzie e la maggiore morosità dei clienti che si trovano in difficoltà oggettive. Lato venditori, ARERA è intervenuta su alcuni aspetti di regolazione, per evitare situazioni particolarmente problematiche. Il contesto rimane comunque complicato, soprattutto nel trimestre in corso; di fatto, sarà un vero e proprio test per la struttura del mercato della vendita e non solo. Capire cosa succederà è difficile, potrebbero verificarsi casi di aggregazione fra imprese come spesso succede in questi casi; si spera, inoltre, che non si verifichino uscite dal mercato come è successo in UK.