L'anno in corso sarà la cartina di tornasole della ripresa economica mondiale dopo la disastrosa esperienza della pandemia da Covid 19 che ha colpito il pianeta tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020. L'avvio delle campagne di vaccinazione di massa a partire dalla fine del 2020 è stato il primo grande fattore di svolta per modificare una situazione drammatica che sembrava quasi senza uscita. Il cambio di amministrazione negli Stati Uniti è stato un altro fattore di spinta per rimettere in moto l'economia di quel paese che, in un primo tempo, aveva reagito alla sfida con scarsa convinzione.
Il petrolio, la fonte più colpita dalla pandemia in quanto le misure di contenimento hanno interessato in primo luogo la mobilità delle persone e quindi i prodotti petroliferi, ha cominciato a recuperare parte del terreno perduto sin da febbraio 2021 anche se in un clima nuovo segnato dalle politiche dirette a un rapido ridimensionamento del suo ruolo per rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione confermati dei vari vertici internazionali che si sono succeduti negli ultimi mesi. In quel mese, la tendenza rialzista è stata amplificata da un fatto nuovo e per molti aspetti imprevedibile costituito dall’ondata di freddo che ha colpito il Texas - cuore petrolifero degli Stati Uniti- ed altri stati meridionali. Il gelo ha, infatti, sconvolto tutto il sistema economico ed energetico di quelle aree a partire dal settore degli idrocarburi sino alla produzione ed al trasporto di elettricità con diffusi blackout. La media mensile del Brent si è così attestata a quota 62,2 doll/bbl: in rialzo del 14,0% rispetto al mese precedente. Nel pari mese del 2019, il prezzo registrato era stato di 63,8 doll/bbl.
La tendenza rialzista, secondo un copione che si manifesterà anche nei mesi successivi, ha subito un rallentamento a marzo che ha visto sensibili oscillazioni dei prezzi causati dal persistere di forti ostacoli alla piena ripresa delle attività economiche in tutte le aree del mondo.
In Europa i principali paesi della UE, Germania, Francia ed Italia, hanno subito l’impatto delle nuove varianti del Covid 19 che hanno reso necessaria l’adozione di misure restrittive che hanno interessato, come l’anno prima, il settore terziario e quello dei trasporti. Anche la ripresa del traffico internazionale di merci ha subito un rallentamento a causa di un incidente senza precedenti: il blocco del canale di Suez da parte di una gigantesca portacontainer che si è insabbiata tra le due sponde.
Il mondo della finanza, in netto anticipo sull’economia reale, ha comunque continuato a scommettere sulla ripresa e questa ha sostenuto anche le quotazioni petrolifere.
In questo quadro complesso e non privo di contraddizioni i prezzi del greggio sono stati caratterizzati da forte volatilità che ha spinto il Brent a sfiorare i 70 doll/bbl, ma che si è concluso con una quotazione media pari a 65,3 doll/bbl, in aumento su febbraio del 5%.
Ad aprile, i mercati del petrolio hanno fatto fatica a confermare il modesto rialzo di marzo, a causa delle difficoltà a vincere definitivamente il Covid 19. Alla lista dei paesi europei e del Brasile si è aggiunta con aspetti drammatici l’India che non si è agganciata al treno della ripartenza economica mondiale, trainato da due possenti locomotive: gli Stati Uniti e la Cina.
Nell’attesa di un generale miglioramento, i prezzi del greggio sono stati caratterizzati, ancora una volta, da forte volatilità con la quotazione del Brent che si è mossa tra un minimo di 61,5 ed un massimo di 67,5 doll/bbl, per collocarsi in media mensile a quota 64,7 doll/bbl in riduzione dell’1,3% rispetto a marzo ed ancora distante dai 71,3 dell’aprile 2019.
Nonostante il persistere di molti fattori di incertezza e preoccupazione, il mese di maggio ha segnato un punto di svolta sulla strada del recupero dell’economia mondiale o quanto meno dei principali protagonisti. L’Europa con il suo Recovery Plan, ormai prossimo alla fase attuativa, si è affiancata all’economia americana e a quella cinese. I Main Economic Indicators (MEI) dell’OCSE sull’attività economica sono risultati in aumento e questo ha consolidato le prospettive di crescita per il resto dell’anno.
Il petrolio non potrà non beneficiare della ripresa, anche se sul suo futuro ruolo il dibattito si è fatto sempre più acceso. La pubblicazione da parte dell’Agenzia Internazionale di Parigi, mantenutasi sinora molto cauta, di uno scenario, seppur teorico che ha descritto l’impatto drammatico sull’industria petrolifera della piena attuazione dei programmi di decarbonizzazione, ha suscitato comunque forti reazioni e perplessità in quanto porterebbe ad una sorta di taglio quasi obbligato degli investimenti per la scoperta di nuovi giacimenti. È molto difficile valutare l’effetto di queste proiezioni sui prezzi ma eventuali divergenze temporali tra riduzione della domanda e riduzione dell’offerta potrebbe determinare forti oscillazioni.
La media mensile del marker europeo si è intanto attestata a quota 68,5 doll/bbl, in aumento del 5,7 % rispetto al mese precedente e non molto distante dai 70,9 del maggio 2019.
Il mese di giugno ha segnato un ulteriore avanzamento nella ripresa dell’economia mondiale con particolare riferimento a quelle occidentali a partire da quella americana che ha registrato forti aumenti degli occupati. In Asia, dopo un rapidissimo recupero, si sono manifestate varie difficoltà sul piano della logistica e della produzione legate alla persistenza di focolai di Corona Virus che grazie alle varianti continua a costituire una minaccia non trascurabile. Lo scenario economico comunque continua ad essere positivo sia per il resto dell’anno che per il 2022; d’altra parte, l’andamento dei prezzi delle fonti fossili negli ultimi mesi dimostra chiaramente che la ripresa è in atto. Il gas ha confermato la spinta al rialzo grazie alla forte richiesta per produzione termoelettrica ed industriale, con un prezzo medio scambiato al mercato TTF in Olanda attestatosi sui 28,8 €/MWh contro i 25,2 di maggio.
Alla preoccupante escalation dei prezzi del petrolio e del gas non è rimasto estraneo il carbone quotato a Rotterdam che a fine mese ha toccato i 120,75 doll/tonn contro i 95 di inizio mese.
In questo contesto il Brent si è attestato su un valore medio mensile di 73,2 doll/bbl rispetto ai 68,6 del mese di maggio, per un incremento del 6,7%.
Gli ultimissimi sviluppi del mercato sono stati caratterizzati da una interruzione del trend di crescita dei prezzi dei greggi che aveva portato il Brent a superare la soglia dei 75 doll/bbl ed a lasciare intravedere traguardi ancora più ambiziosi.
Tre sono i fattori di maggior rilevo che lo stanno influenzando in questo periodo: da un lato, l’andamento della domanda americana molto positivo e, dall’altro, il dibattito sul futuro del petrolio e le incertezze in ambito OPEC sulle politiche produttive. Sull’evoluzione di questi fattori si gioca quella dei prezzi nei prossimi mesi che peraltro hanno già raggiunto e superato i livelli del 2019.
Prezzi medi mensili di Brent (rosso) e WTI (blu) : 2019 - 2020
Fonte: elaborazioni su dati stampa specializzata