La transizione ecologica e la digitalizzazione sono i due pilastri attorno ai quali stiamo finalmente pianificando la ripresa dell’Unione Europa dall’emergenza della pandemia con cui conviviamo da più di un anno. A livello europeo almeno il 37% del Recovery and Resilience Plan dovrà essere destinato a finanziare le riforme per contrastare i cambiamenti climatici e quindi per promuovere la transizione ecologica, mentre il 20% dei fondi andrà a favore della digitalizzazione.
La Commissione europea ha tracciato i driver che guideranno la transizione digitale da qui al 2030. Bisognerà puntare sullo sviluppo delle competenze digitali in modo che al 2030 l’80% della popolazione sappia utilizzare, almeno in maniera basilare, le piattaforme digitali. Occorrerà digitalizzare le reti esistenti e svilupparne di nuove in un’ottica di sicurezza e sostenibilità (accesso alla banda larga, 5G), oltre ad accelerare la trasformazione digitale delle procedure aziendali (almeno il 75% delle aziende europee dovranno utilizzare il cloud, i big data e l’intelligenza artificiale) e dei servizi pubblici.
L’obiettivo delineato dal Ministro Vittorio Colao nelle sue linee programmatiche è connettere l’Italia entro il 2026, un traguardo che richiede un’immediata accelerazione sulla diffusione di capacità e tecnologie.
Secondo il Report DESI il nostro Paese si trova, infatti, al terzultimo posto per livello di digitalizzazione rispetto agli altri 27 Paesi europei con un indice di 9 punti inferiore alla media europea (43,6 vs 52,6). Non solo, siamo agli ultimi posti anche negli altri criteri individuati come i servizi pubblici digitali, il capitale umano e l’uso dei servizi internet.
Solamente nell’ambito della connettività della banda larga, l’Italia ha registrato un risultato positivo, collocandosi al terzo posto per la preparazione al 5G con un punteggio del 60% rispetto al 21% della media europea. E proprio il 5G e la connettività avanzata sono stati l’oggetto del webinar realizzato di recente da Elettricità Futura in collaborazione con CESI disponibile all’interno del nostro sito.
Tornando al gap esistente nel nostro Paese, occorre accelerare il cambiamento culturale che il lockdown ha in parte scalfito con la necessità di poter contare su dispositivi elettronici per la didattica a distanza e lo smart working e colmare il digital divide.
Nel piano del Ministro Colao l’interoperabilità dei dati nella Pubblica Amministrazione sarà una leva importante per tutti i settori dell’economia e in particolare per il comparto elettrico in cui norme farraginose stanno bloccando da troppo tempo lo sviluppo degli impianti rinnovabili.
L'accordo raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento a fine aprile ha stabilito l'obiettivo di un'Unione Europea climaticamente neutra entro il 2050 e l'obiettivo di riduzioni delle emissioni inquinanti di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai valori del 1990. Non possiamo più rimandare la transizione energetica.
Per l’Italia servirà superare il 70% di fonti rinnovabili sul mix elettrico al 2030 e sviluppare circa 70 GW di nuovi impianti rinnovabili. Un traguardo che sta diventando sempre più lontano se pensiamo che nel 2020 sono stati installati solo 0,8 GW di impianti di cui 120 MW da fotovoltaico utility scale (riduzione del 50% rispetto al 2019) e 85 MW da eolico (riduzione dell’80% rispetto al 2019).
Il Governo sta lavorando all’aggiornamento del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) pubblicato nel 2019 per allinearlo al nuovo target di decarbonizzazione. Ma appare del tutto evidente la necessità di innescare un profondo processo di semplificazione normativa e digitalizzazione per accelerare la transizione verde nel nostro Paese.
Sarà questo uno dei principali compiti del Recovery Fund, attraverso cui garantire la ripresa duratura del nostro Paese. Analizzando nello specifico il PNRR italiano inviato a Bruxelles, non possiamo che riconoscere nel documento molte delle riforme che, soprattutto per il settore elettrico, erano attese da tempo. Semplificazione normativa, digitalizzazione della PA, transizione ecologica, Sud, infrastrutture, il Piano ha tutte le carte in regola per modernizzare il nostro Paese. Con una forte strategia focalizzata sulla digitalizzazione della PA, dalla visione “cloud first” all’avvio della piattaforma “Nazionale Dati”, sono tanti gli strumenti e i supporti a disposizione delle Regioni e degli enti locali che saranno centrali per permettere l’attuazione delle varie iniziative.
È necessario quindi lavorare affinché il settore pubblico, vero hub di dati, possa rendere disponibili e fruibili le informazioni per agevolare lo sviluppo dei progetti nei tempi previsti. Con il PNRR abbiamo a disposizione cinque anni per trasformare il nostro Paese e pochi mesi per riuscire ad avviare le riforme strutturali necessarie a permettere la ripresa. Dall’efficacia del pacchetto di semplificazioni annunciato dal Ministro Cingolani e atteso nelle prime settimane di maggio dipenderà una quota elevatissima della nostra possibilità di vincere questa sfida.