Il settore automotive ha subito lo shock della pandemia quando già si trovava ad attraversare una fase di cambiamento epocale, spinto dagli obiettivi di sostenibilità adottati a livello internazionale ed europeo, e da trend tecnologici dirompenti come quelli dell’elettrificazione e della digitalizzazione. Per comprendere meglio come il posizionamento del settore italiano dell’automotive in questa fase di congiuntura abbiamo intervistato il direttore di ANFIA, Gianmarco Giorda.
Nel quadro di un’evoluzione della domanda resa ancora più incerta e complessa dalla crisi economico-sociale innescata dal Covid-19, qual è l’approccio alla transizione da parte della filiera italiana dell’automotive?
Le imprese rappresentate da ANFIA guardano alla transizione in generale con positività, ma consapevoli delle non facili sfide da fronteggiare. Nel futuro che immaginiamo vi sono veicoli connessi, a sempre più ridotto impatto ambientale e, a tendere, vetture a guida autonoma. Questa visione è fortemente correlata alla necessità di mettere in campo investimenti ingenti. In tal senso auspichiamo che si sappia cogliere l’irripetibile occasione rappresentata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per attuare una strategia di politica industriale che aiuti anche le imprese automotive a sostenere la rivoluzione green e digitale. È importante che il Paese ritrovi al più presto la stabilità necessaria a valorizzare al massimo la programmazione di spesa delle risorse del PNRR.
Come rappresentanti delle imprese automotive, avete avuto modo di presentare le nostre osservazioni e richieste sulla bozza del PNRR, il cui testo definitivo dovrà essere inviato a Bruxelles entro il 30 aprile. Quali richieste e proposte avete avanzato? Si è parlato anche di elettrico e idrogeno?
Nel PNRR le missioni “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e “Infrastrutture per la mobilità sostenibile” sono da declinarsi sui tre domini della mobilità che ANFIA rappresenta: trasporto privato, trasporto pubblico, autotrasporto e logistica. In linea generale, stiamo ribadendo con forza che un’attenzione maggiore va posta su rivoluzione verde, transizione ecologica e mobilità sostenibile, macro-temi da affrontare soprattutto facendo leva sul rafforzamento competitivo della filiera industriale automotive, sostenendo investimenti e riconversioni produttive nelle nuove tecnologie a basse emissioni, che vadano nella direzione delle strategie politiche intraprese a livello nazionale ed europeo. Un particolare accento va messo anche sulla necessità di attuare iniziative concrete su mobilità elettrica e idrogeno. All’interno della missione del piano denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, la componente “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile” dovrebbe riportare, a nostro avviso, un piano strategico pluriennale per lo sviluppo della mobilità elettrica e implementare progetti specifici di accompagnamento della transizione industriale della filiera per lo sviluppo e la produzione delle propulsioni a idrogeno, oltre a quelli di promozione della smart mobility e della logistica verde.
Concretamente, cosa significa?
Abbiamo proposto quattro linee tematiche di intervento per governare la transizione: interventi a supporto degli investimenti in ricerca e innovazione (R&I) e prima industrializzazione; interventi sul capitale umano; interventi finanziari a sostegno delle imprese; progetti di smart e sharing mobility.
Il supporto degli investimenti al primo punto non sembra casuale…
Non lo è. È necessario rafforzare gli strumenti di accessibilità ai finanziamenti non solo per la ricerca e sviluppo, ma anche per gli investimenti produttivi nelle regioni del Centro-Nord d’Italia. Ad oggi, infatti, le imprese automotive che si trovano a dover affrontare gli investimenti di una riconversione produttiva – si pensi, ad esempio, alle realtà specializzate nella componentistica dei motori a combustione interna, che devono necessariamente allargare gli orizzonti dei propri piani industriali a medio-lungo termine – non hanno a disposizione adeguati strumenti agevolativi. Il PNRR prevede l''utilizzo degli strumenti finanziari e di politica industriale attualmente in vigore. Su questo punto, ANFIA ha evidenziato la necessità di individuare nuovi strumenti, che, nel rispetto dei vincoli europei, consentano una maggiore flessibilità e fruibilità da parte delle imprese su tutto il territorio nazionale. È urgente, inoltre, introdurre meccanismi per la riqualificazione degli addetti della filiera, con programmi ad hoc che favoriscano up-skilling e re-skilling delle risorse, al fine di mantenere e incrementare i livelli occupazionali del comparto e giocare al meglio la partita della competitività, tenendo conto del rilevante peso del capitale umano.
E la rete? Se cambia l’alimentazione dovranno cambiare anche le infrastrutture di ricarica e supporto. Non crede?
Omogeneità e capillarità della rete sono le parole chiave e lo sviluppo deve riguardare la ricarica pubblica, come quella privata e aziendale, con un adeguato mix di tipologie di ricarica (lenta, quick, fast e ultrafast, quest’ultima soprattutto in ambito autostradale), insieme alla semplificazione delle procedure e al rafforzamento del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati a energia elettrica (PNIRE). È importante anche rendere strutturali le attuali agevolazioni per lo sviluppo di infrastrutture di ricarica in ambito domestico, a cui aggiungerne di specifiche in ambito aziendale, e agevolare lo sviluppo dei sistemi Vehicle-to-Grid (V2G)
Crede che l’ecobonus sia uno strumento da rinnovare per promuovere e incentivare il rinnovo del parco circolante?
Almeno fino al 2025 riteniamo indispensabile prevedere misure di supporto diretto al mercato delle auto e dei veicoli commerciali leggeri elettrificati. L’ecobonus va prorogato perché, dati 2020 alla mano, si è rivelato efficace (auto elettrificate in controtendenza a +122% e il 20% di quota; ricaricabili a quota 4,4% contro lo 0,9% del 2019). Il 64% delle auto elettrificate è stato acquistato da privati/persone fisiche e il loro trend di crescita ha contribuito ad abbassare le emissioni medie di CO2 delle nuove auto vendute a 108,4 g/km nell’anno (119,4 g/km il valore medio nel 2019).