Concorrenza e trasparenza sono due elementi imprescindibili per garantire la tutela del consumatore di elettricità e gas sul mercato retail. Molto è stato fatto, ma ancora esistono delle criticità che vanno superate. Serve una maggiore tracciabilità delle aziende che operano sul mercato e viene richiesto, ormai da anni, l’istituzione di un albo dei fornitori. Ne abbiamo parlato con il Dott. Alessandro Petruzzi, Responsabile Dipartimento Energia di Federconsumatori.
Quanto è importante la concorrenza nel mercato dell’energia?
La concorrenza vera per il consumatore finale è molto importante. Tuttavia, in ragione di un non chiaro e ben definito framework legislativo, ad oggi ci troviamo in una situazione ibrida, in cui, nonostante l’apertura del mercato, vige ancora una situazione di quasi monopolio detenuto da alcune aziende.
I consumatori hanno oggi una migliore conoscenza dei mercati retail dell’energia rispetto al passato? Quali sono gli strumenti che possono concretamente favorirne un incremento?
Si assiste sempre di più ad una maggiore conoscenza delle dinamiche del mercato da parte dei consumatori e la percentuale di questi ultimi che scelgono il mercato libero in maniera consapevole è in crescita. Ci sono consumatori che apprezzano e cercano aziende che producono energia rinnovabile al 100%. Inoltre, sta aumentando il numero di produttori/consumatori (prosumer e comunità energetiche) anche grazie alle campagne che sono state fatte per incentivare gli investimenti in generazione da fonti rinnovabili e all’implementazione di regolazione ad hoc, come è avvenuto recentemente per le comunità energetiche.
Tuttavia, rimane ancora una gran confusione e si registra un eccesivo bombardamento da parte di quelle imprese, il cui operato non è proprio trasparente, che stanno creando non pochi problemi ai consumatori per contratti non richiesti o ottenuti con l’inganno. Da qui muove quindi la richiesta, come associazione, già avanzata in passato e di nuovo ribadita in più sedi, di una campagna congiunta Arera e Antitrust per la definizione di strumenti atti a risolvere i contenziosi e favorire i cittadini quando vengono truffati. Un’azione che funga da deterrente per tutte quelle imprese che agiscono in modo poco corretto e che purtroppo sono ancora tante come testimonia la recente attività istruttoria condotta dall’AGCM nei confronti di una decina di imprese, alcune anche di grande dimensione, per informativa e pubblicità scorrette.
Inoltre, serve maggiore chiarezza sulle offerte e proposte fatte dai venditori in merito ai costi o provenienza della materia prima o sugli oneri di distribuzione e dispacciamento. La poca trasparenza di alcune imprese riduce l’efficacia di strumenti come il portale per la confrontabilità delle offerte presente sul sito di ARERA, uno strumento di per sé utile ma che spesso, in fase di ricerca, restituisce risultati non sempre affidabili. Ad esempio inserendo alcuni parametri, è possibile che vengano fuori le prime cinque aziende completamente sconosciute, che non hanno un sito e non sono rintracciabili.
Quali sono, nella vostra esperienza, i requisiti che consentono ad un consumatore di ritenere un’impresa di vendita di prodotti energetici seria e credibile?
Innanzitutto, così come per tutti i professionisti di ogni settore, è necessario che un’azienda abbia un proprio sito internet, dei recapiti che permettano di rintracciarla, un’assicurazione ecc. Purtroppo, però, il mercato è caratterizzato dalla presenza di una moltitudine di aziende nate, probabilmente, impropriamente, senza che vi fossero i necessari controlli sul possesso dei requisiti indispensabili per la vendita di beni essenziali come luce e gas. Ad oggi, infatti, basta registrare un’azienda alla camera di commercio per avere i requisiti minimi per formare una società e diventare un venditore. Per questo è necessaria l’istituzione di un albo dei fornitori, che ci è stata promessa da tanto tempo e che la scorsa conciliatura di Arera aveva provato a fare, ma che il ricorso al Consiglio di stato che ha ritenuto troppo vincolanti i criteri fissati dall’authority, ha fatto posticipare.
Inoltre, unitamente all’albo chiediamo la sottoscrizione, da parte di tutti i venditori di una fideiussione, una garanzia per il consumatore ma anche per lo Stato, in ragione dell’attività di riscossione degli oneri che compete all’azienda. In passato ci sono stati casi di società che hanno riscosso le bollette, ma non hanno pagato né i produttori nè le tasse, queste ultime poi ricadute su tutti i cittadini.
Quanto la creazione di un albo fornitori potrebbe accrescere la fiducia dei consumatori verso le imprese venditrici?
Federconsumatori è per una pluralità di venditori e per forme di aggregazioni perché garantirebbero concorrenza. Ma serve un albo che permetterebbe di ripulire e aggregare: è assurdo avere 480 aziende che vendono luce gas, quando hanno un solo dipendente e un solo call center. È necessario che le aziende siano stabili, tracciabili e possano garantire permanenza sul mercato e solidità finanziaria, a prescindere dalla capacità patrimoniale, come dimostra il fatto che spesso le più sanzionate dall’Antitrust siano state le più grandi. Importante inoltre è, come dicevo prima, la sottoscrizione di una fideiussione.
Anche guardando agli interventi sanzionatori dell’AGCM verso alcuni venditori, quali dovrebbero essere i requisiti imprescindibili per garantire una permanenza dei venditori nell’albo?
A quanto già detto sopra al riguardo, aggiungo la necessità che i contratti offerti possano essere validati prima invece di intervenire ex post, perché quest’ultimi risultati vessatori e senza le giuste informazioni. Sarebbe opportuno l’istituzione di un contratto tipo, requisito indispensabile per essere ammesso all’albo, e che sia validato dalle autorità competenti.