Durante il lockdown imposto per contenere la diffusione della pandemia, il sistema elettrico britannico è stato interessato da una drastica riduzione dei consumi e da un maggiore ricorso alle fonti rinnovabili che ha determinato prezzi negativi e posto l’accento sull’importanza di tariffe flessibili. Lato domanda, il fatto che una grossa porzione della popolazione sia dovuta rimanere a casa senza recarsi al lavoro ha determinato un aumento dei consumi domestici, anche se quest’ultimo è stato più che compensato dalla riduzione della domanda da parte di industria e servizi. Un calo marcato, come evidenziano i dati, che indicano per la prima settimana del lockdown (iniziata lunedì 23 marzo 2020) una diminuzione di circa il 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Se guardiamo poi alla distribuzione dei consumi, si nota come a differenza dello stesso periodo nel 2019, durante le misure di contenimento, le mattine dei giorni lavorativi hanno mostrato un andamento simile ai fine settimana, senza registrare il caratteristico picco durante le prime ore della giornata quando la gente si prepara ad uscire per andare al lavoro. Meno variazioni, invece, si sono registrate durante il resto della giornata, in cui la domanda è rimasta bassa, per poi tornare a segnare un picco durante la serata quando le attività serali (cucinare, riscaldamento, uso di acqua calda) non sono cambiare rispetto alla “normalità“. Inoltre, maggiore omogeneità si è registrata tra gli usi di elettricità del fine settimana e quelli dei giorni feriali. Un dato è certo: la domanda in nessun momento della giornata è aumentata se confrontata con i dati dell’anno scorso.

Secondo una ricerca svolta dal Centre for Research into Energy Demand Solutions,  durante il lockdown a cambiare non sono stati solo i profili di domanda, ma anche le attività quotidiane. Le giornate, infatti, mediamente sono iniziate un’ora più tardi del solito e il picco serale è stato generalmente meno pronunciato. I britannici hanno fatto molto più giardinaggio, passato più tempo davanti a uno schermo e consumato un maggior numero di bevande calde. Stranamente, non è aumentato il tempo dedicato alla lettura.

Lato offerta, che cosa è successo alle rinnovabili durante la crisi? Le rinnovabili sono l’unica della fonte del mix di generazione elettrica che ha registrato una crescita. Giornate ventose e soleggiate hanno portato ad un aumento notevole della produzione di elettricità da FER: ad aprile si sono registrati livelli record di generazione da fotovoltaico e a maggio, complice anche un ulteriore calo della domanda per via di due festività (le bank holidays) l’energia solare da sola è arrivata a coprire un terzo della generazione elettrica su scala nazionale. Eolico e fotovoltaico, a fine maggio, hanno raggiunto addirittura una quota del 60%. Un maggior ricorso alle rinnovabili è stato accompagnato da un contemporaneo calo della generazione tradizionale e durante i mesi di stop, per la prima volta dai tempi della rivoluzione industriale, per circa 800 ore consecutive, le centrali termoelettriche a carbone non hanno generato elettricità.

Questa combinazione di bassa domanda e alto share di rinnovabili è alla base di un evento innovativo per il sistema energetico britannico: i consumatori sono stati retribuiti in corrispondenza di prezzi negativi. Si tratta di quei clienti in possesso di contatori digitali che avevano sottoscritto contratti che prevedono tariffe flessibili come “Agile”, l’offerta proposta da Octopus Energy. In pratica ogni trenta minuti il prezzo viene definito in base alla domanda e al fatto che il retailer abbia o meno un surplus di offerta in quel lasso temporale.

Per esempio, durante le giornate soleggiate di aprile si sono registrati numerosi “price plunges” e il prezzo dell’elettricità è crollato sotto zero. Visto che i prezzi dell’elettricità per il giorno successivo sono pubblicati la sera prima, questo ha dato la possibilità ai consumatori di programmare le attività che richiedono un maggior apporto di elettricità - come il caricamento dei veicoli elettrici, lavastoviglie e lavatrici - in corrispondenza di prezzi più bassi, riuscendo ad ottenere a fine giornata anche un piccolo profitto..

Al di là delle tariffe flessibili, questi mesi di lockdown e le dinamiche di domanda e offerta registrate  sembrerebbero giustificare (almeno in principio) una diminuzione generale del prezzo dell’elettricità. Infatti, in presenza di una minore domanda, non è stato necessario ricorrere ad una generazione elettrica complementare, che normalmente determina un aumento dei costi di sistema. Questo, unitamente ad un maggiore apporto di rinnovabili - che hanno un costo di produzione minore -, potrebbe determinare un risparmio in bolletta per i consumatori.

Gli eventi recenti hanno aperto nel Regno Unito un dibattito su prezzi negativi e tariffe flessibili ponendo  interrogativi circa il futuro di queste ultime. Quanti consumatori potranno usufruire di prezzi negativi e quindi risparmiare sulle bollette? Ad aprile Ofgem ha pubblicato un’analisi sull’impatto della Market Wide Half Hourly Settlement Reform pensata per promuove le tariffe Time of Use (simili alle tariffe biorarie italiane). Quello che emerge dallo studio è che questo tipo di tariffe avrà una buona diffusione tra i consumatori, che però saranno meno incentivati a sottoscrivere contratti con tariffe realmente flessibili come la Agile di Octopus. Inoltre, si pone un altro problema: anche qualora questo tipo di tariffe fossero maggiormente richieste, c’è chi teme che ad avvantaggiarsi dei risparmi sarebbero comunque i cittadini più abbienti, che possono permettersi prodotti ad alta efficienza come pompe di calore o veicoli elettrici.