“Sostenibile” è un termine che nelle varie lingue ha il significato di persistente, durevole, duraturo. Coerentemente con la sua radice letterale, la sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente; tale concetto può essere applicato in diversi ambiti, tra cui quello ambientale, economico e sociale. A livello globale si è iniziato a pensare in termini di sostenibilità, nel senso più generale del suo significato, con la presa di coscienza negli anni sessanta che l'utilizzo umano delle risorse naturali stava raggiungendo il limite di allarme. La tendenza, piuttosto che diminuire, continuò a peggiorare, fino a che il 21 dicembre 1971 il Pianeta raggiunse il suo primo “Overshoot day” (cioè il giorno nel quale l'umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell'intero anno).
Focalizzando l’attenzione sul patrimonio forestale, la definizione corrente di gestione forestale sostenibile è quella adottata nel 1993 dalla Conferenza Ministeriale per la Protezione delle Foreste in Europa, che è così scritta: “la gestione e l’uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo che consentano di mantenerne la biodiversità, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e potenzialità di adempiere, ora e nel futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni ad altri ecosistemi”.
L’Italia è il paese con il più basso grado di autosufficienza nell’approvvigionamento di legname all’interno dell’Unione europea, con l’80% di materia prima proveniente dall’estero. Eppure, siamo al sesto posto per superficie boschiva (alle spalle di Svezia, Finlandia, Spagna, Francia e Germania), che copre il 39% del territorio: 11,9 milioni di ettari di bosco che, se “organizzati”, potrebbero avere un impatto significativo sull’economia. Secondo le stime del Centro studi di FederlegnoArredo, una corretta gestione delle foreste porterebbe 280.000 nuovi posti di lavoro e consentirebbe di risparmiare sui costi di importazione. Circa 8 miliardi di euro di legname acquistato ogni anno fuori confine, soprattutto da Germania e Austria (per il legname destinato alla lavorazione di prodotti finiti) e da Croazia e Paesi balcanici (per la legna da ardere).
A livello mondiale, invece, negli ultimi dieci anni la media di ettari di foreste persi all’anno per l’effetto della deforestazione è di 13 milioni. Per cause antropiche (in ordine decrescente di impatto: zootecnia, agricoltura, conversione di foreste in piantagioni, utilizzo del legname) o per cause naturali.
La globalizzazione dei mercati (del legno, ma anche delle derrate agricole, del cuoio, della carne, delle risorse energetiche, ecc,) ha consentito di avere un’offerta più ampia per la stessa tipologia di prodotti: questi provengono da zone e situazioni socioeconomiche estremamente variabili, realizzati con tecniche e tecnologie diverse e di conseguenza hanno un livello qualitativo altrettanto diverso.
Se da un lato ciò ha determinato indubbi effetti positivi sulla dinamica dei prezzi, dall’altro lato ha comportato l’insorgenza di situazioni di sfruttamento insostenibile e/o illegale delle risorse naturali ed umane. Così al posto delle foreste tropicali si trovano estesi pascoli per la zootecnia da carne, campi coltivati a soia o canna da zucchero, piantagioni arboree di specie a rapido accrescimento, ecc. Fermo restando che l’industria del legno e della carta sono responsabili di circa il 4-6% del taglio delle foreste.
Come garantire la gestione sostenibile delle foreste?
La certificazione di gestione forestale sostenibile è uno strumento volontario che permette, tramite audit di certificazione da parte di Organismi indipendenti e specializzati, di fornire garanzie sul rispetto di rigorosi standard internazionali di gestione forestale da parte dei proprietari di foreste e di piantagioni. Vengono considerati gli aspetti legati alla protezione dell’ambiente e della biodiversità, ma anche gli aspetti sociali e gli aspetti economici. E’ stato creato poi uno schema specifico che si chiama certificazione di catena di custodia, che garantisce al consumatore la rintracciabilità lungo la filiera di ogni prodotto legnoso o cartaceo, dal bosco al prodotto finale. La certificazione forestale è quindi anche uno strumento di mercato che consente di fornire garanzie di trasparenza sull’origine e di eticità a chi acquista legno, carta e prodotti della foresta. In sintesi, acquistando i prodotti certificati quindi si promuove la gestione corretta delle foreste e dell’ambiente in generale.
I due sistemi presenti in Italia sono FSC (Forest Stewardship Council) e PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification schemes), considerati equivalenti a fornire garanzie al consumatore finale sull’origine da foreste gestite in maniera sostenibile (Risoluzione del Parlamento europeo sull'attuazione di una strategia forestale per l'Unione europea, 16 febbraio 2006). Entrambi i sistemi di certificazione sono volontari e si basano su controlli di parte terza; ciò significa che le verifiche e i controlli per ottenere la certificazione sono effettuati da un’organizzazione indipendente e accreditata. In Italia il PEFC è il sistema più diffuso, coprendo il 94% della superficie totale certificata.
Nonostante tutti gli sforzi governativi e non governativi verso uno sviluppo più sostenibile, nel 2019 l'Earth Overshoot Day è caduto il 29 luglio. Sono attualmente consumate risorse pari a 1,7 volte la capacità rigenerativa annuale del pianeta Terra, mai così presto da quando negli anni 70 si è iniziato a calcolarlo. Si può stimare inoltre che procedendo di questo passo intorno al 2050 l'umanità consumerà ben il doppio di quanto la terra è in grado di produrre.
Dobbiamo essere scoraggiati, quindi? No, dobbiamo credere che il cambiamento si possa operare, che la sostenibilità si possa vivere attraverso l’educazione al consumo responsabile, attraverso la bioeconomia e la decarbonizzazione, dove i governi dei prossimi anni mirino ad un futuro in cui la mobilità sia intermodale e i rifiuti non esistano più, perché considerati sottoprodotti, attraverso il sempre maggior uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia, attraverso l’uso di prodotti certificati per la loro legalità e sostenibilità. In poche parole, la sostenibilità sarà possibile se ognuno di noi farà e apporterà il proprio contributo pratico e anche culturale; il mondo forestale ha tanto da contribuire per realizzare una visione del mondo affrancato dall’economia basata sulle energie fossili e sulla plastica.