Partiamo dal principio: quando nasce Rilegno e con che scopo?

Rilegno nasce in seguito al cosiddetto decreto Ronchi del 1997 di attuazione delle direttive europee sui rifiuti e gli imballaggi, fa parte del sistema Conai, il consorzio privato senza fini di lucro costituito da circa 850.000 aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi che persegue gli obiettivi di legge di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio. Rilegno ha la sua sede operativa a Cesenatico fin dalla nascita nel 1997. Una location che è legata alla tradizione di export ortofrutticolo romagnolo in Germania. Fin dall’inizio degli anni Novanta, infatti, la normativa tedesca imponeva agli esportatori di prodotti ortofrutticoli di farsi carico dello smaltimento delle cassette. In Italia si costituì così un consorzio, Naturalegno, che si incaricò di raccogliere questi imballaggi. Quando entrò in vigore la direttiva UE che imponeva a tutti i Paesi membri di organizzare la raccolta e il riciclo degli imballaggi, applicata in Italia con il decreto Ronchi, tramite Federlegno venne attivato il gruppo di lavoro formatosi grazie all’esperienza in Germania e nacque cosi Rilegno, che nel tempo ha ingegnerizzato il processo di raccolta e riciclo, creando la rete delle piattaforme di raccolta e dei riciclatori italiani. Un sistema che oggi conta 2mila consorziati, 416 piattaforme di raccolta private, capillarmente diffuse sul territorio, 13 impianti di riciclo e viaggia a pieno ritmo verso i due milioni di tonnellate di legno riciclato.

Scendendo nel dettaglio, cosa si intende per “legno riciclato”? E di che numeri stiamo parlando?

Gran parte del legno riciclato è costituito da pallet, imballaggi industriali, imballaggi ortofrutticoli e per alimenti. Nel 2018 sono state 1.932.583 le tonnellate di legno raccolto e avviato a riciclo dal sistema Rilegno con un incremento dei volumi del 7,74% sull’anno precedente. Una parte importante, pari a 642.470 tonnellate, proviene poi dalla raccolta urbana realizzata attraverso le convenzioni attive con 4.541 comuni, per un numero di abitanti che supera i 42 milioni. C’è infine l’attività di rigenerazione dei pallet: sono state 780.000 le tonnellate, ovvero circa 56 milioni i pallet usati ripristinati e reimmessi sul mercato.

Sono numeri destinati a crescere? E che fine fa il legno riciclato?

Da diversi anni ormai registriamo un costante aumento dei volumi di legno riciclato, questo grazie anche alla capacità del sistema di aumentare il numero delle piattaforme aderenti al network, così come di coinvolgere sempre più Comuni attraverso le convenzioni per la raccolta differenziata. Il legno recuperato viene trasformato principalmente in pannelli truciolari per realizzare mobili. I rifiuti, ridotti di volume, vengono trasportati alle industrie del riciclo, dove il legno, pulito e ridotto in piccole schegge, diventa rinnovata materia prima per il circuito produttivo industriale: pannello truciolare, ma anche pasta cellulosica per cartiere e blocchi di legno-cemento per la bioedilizia.

All’inizio dell’intervista ha parlato di direttiva europea. Quali sono gli obiettivi in ambito comunitario?

L’obiettivo fissato dall’Unione Europea per il riciclo degli imballaggi di legno è del 30% al 2030. E in Italia siamo protagonisti di un vero e proprio primato con una percentuale di recupero del 63%, ampiamente superiore agli standard europei.

I benefici ambientali paiono evidenti, vi sono ricadute anche sotto il profilo economico e professionale?

Il sistema Rilegno dà vita a un ciclo economico virtuoso che è stato recentemente analizzato dalla ricerca “Il sistema circolare della filiera legno per una nuova economia” realizzata dal Politecnico di Milano sotto la guida del prof. Giovanni Azzone. Vale la pena dapprima sottolineare i risvolti di carattere ambientale. In altri Paesi il legno post consumo viene prevalentemente bruciato per produrre energia, Rilegno ha invece permesso di rigenerare e quindi riutilizzare quasi il 30% degli imballaggi recuperati e di riciclare la parte restante. L’effetto sull’ambiente è un risparmio di quasi un milione di tonnellate di CO2, circa il 2% del totale prodotto in Italia. Per quanto riguarda la capacità di creare sviluppo e occupazione, il rapporto del Politecnico stima un impatto della filiera di circa 1,4 miliardi di Euro, con quasi 6.000 posti di lavoro complessivamente generati in Italia. Si tratta di una “nuova economia”, creata dal nulla in poco più di 20 anni. Va sottolineato che questo sistema ha creato valore per l’intera filiera del legno-arredo, garantendo all’industria del mobile, attraverso la fornitura del pannello truciolare, un’importante quantità di materia che ha permesso di non consumare e importare legno vergine.

Guardando al futuro, quali sfide vi e ci attendono?

Per quanto riguarda il futuro, la sfida, nell’era dei dati che governano i processi di business, non può che essere digitale e smart. Vogliamo pensare a un imballaggio che non si limiti ad essere contenitore di merci, ma possa agire come fonte di dati rispetto ai contenuti. Per questo stiamo sviluppando insieme all’Università di Parma uno studio di fattibilità per l’implementazione della tecnologia RFID a supporto della logistica e sostenibilità ambientale degli imballaggi di legno.