Al fine di conseguire gli obiettivi climatici definiti dalla politica globale ed europea, tutti i settori economici sono chiamati a dare il proprio contributo. La riduzione delle emissioni di gas serra è il principale parametro di riferimento, e l'obiettivo ultimo è quello di limitare a 2° centigradi l'aumento della temperatura mondiale rispetto ai livelli pre-industriali. L'Unione europea si è spinta oltre, fissando ulteriori ambiziosi target, come la riduzione delle proprie emissioni del 40-45% al 2030 e l’azzeramento delle emissioni nette entro la metà del secolo.
In questa cornice, un passaggio fondamentale sarà la cosiddetta "defossilizzazione" dei carburanti. Su questo tema, come vedremo, le famiglie che usano il gasolio da riscaldamento possono svolgere un ruolo importante, a condizione che il quadro politico e normativo sia quello giusto.
In tutta Europa, circa 30 milioni di famiglie utilizzano il gasolio come fonte di riscaldamento. La maggior parte si trova nelle aree rurali, che spesso non sono collegate alle reti di approvvigionamento energetico. Per queste famiglie, un primo passo efficace ed economicamente vantaggioso verso la transizione energetica consiste nella sostituzione delle caldaie tradizionali con caldaie a condensazione. Un intervento che potrebbe essere rafforzato ulteriormente dall’impiego di combustibile liquido a basso contenuto di zolfo (10-50 ppm, contro i 1000 ppm del combustibile attualmente in uso in Italia), già ampiamente utilizzato in Germania e in Belgio e in via di consolidamento in Francia. Un simile duplice passaggio – caldaia a condensazione e combustibile a basso tenore di zolfo – consentirebbe una riduzione fino al 30% delle emissioni complessive di gas ad effetto serra generate dall'impianto di riscaldamento. Una percentuale che potrebbe aumentare se alla caldaia a condensazione alimentata a gasolio venissero affiancati sistemi di produzione di energia termica o elettrica a partire dall’energia solare, con un impatto positivo anche sui costo energetici.
Nuove fonti energetiche con una prospettiva di carbon neutrality
Sul lungo termine, le caldaie a condensazione a gasolio possono perseguire una prospettiva di “neutralità” in termini di emissioni di gas serra, specie se si ricorrerà a nuovi combustibili liquidi. Le fonti di energia liquida presentano infatti numerosi vantaggi, in particolare per quanto riguarda lo stoccaggio e il trasporto. A livello europeo, si sta lavorando allo sviluppo di fonti liquide competitive, innovative e a basse emissioni in grado di integrare progressivamente il gasolio da riscaldamento tradizionale. Si tratta fondamentalmente di produrre idrocarburi liquidi alternativi a partire da fonti rinnovabili (X-to-Liquid, XtL) prestando attenzione alla non competizione della materia prima con il settore agricolo e alimentare.
A tal proposito i ricercatori citano "strade" diverse. Vi è quella che passa dalla biomassa, anche chiamata "Biomass-to-Liquid" (BtL), che permette di ottenere combustibili da rifiuti e risorse di origine biologica, ad esempio alghe. Vi è il "Power-to-Liquid" (PtL), che consiste nel generare fonti sintetiche di energia liquida da elettricità rinnovabile, acqua e carbonio riciclato, come ad esempio la CO2 dall'atmosfera. Questi combustibili alternativi presentano una densità energetica simile a quella dei combustibili liquidi tradizionali e potrebbero sfruttare le infrastrutture e le tecnologie esistenti nel trasporto su strada, nel trasporto aereo o nel riscaldamento, senza la necessità di alcuna implementazione tecnica significativa. Tali sostanze possono anche essere facilmente miscelate con i combustibili tradizionali consentendo il mantenimento degli impianti termici già installati il che è un grande vantaggio, in particolare per i singoli proprietari di immobili.
Studi tedeschi sottolineano il ruolo importante dei nuovi combustibili
I combustibili con ridotto impatto in termini di emissioni di gas serra devono quindi essere considerati come parte della soluzione alle sfide climatiche globali. Sono ovviamente necessari investimenti in capacità di produzione se si vogliono sfruttare appieno i loro benefici economici ed ambientali e, a maggior ragione, serve un quadro regolatorio e giuridico affidabile che consenta e sostenga tali investimenti. In questo momento, è quindi indispensabile una chiara linea politica. Lo studio "Status and Perspectives of Liquid Energy Sources in the Energy Transition", commissionato dal German Institute for Heating and Oil Technology (IWO), l'associazione tedesca delle piccole e medie imprese energetiche e petrolifere (MEW), la German oil industry association (MWV) e l'associazione tedesca delle compagnie petrolifere di medie dimensioni (UNITI), dimostra come sia fondamentale disporre di nuove fonti di energia. I combustibili rinnovabili liquidi sono indispensabili per garantire forniture di energia ad emissioni quasi nulle. Secondo lo studio citato, in prospettiva, questi carburanti - oltre a rappresentare un'opzione supplementare a favore della lotta al cambiamento climatico - potrebbero essere disponibili a prezzi competitivi.
Un altro studio intitolato "Synthetic energy sources. Perspectives for the German economy and international trade", realizzato dalla Frontier Economics e dal German Economic Institute (IW) di Colonia, dimostra come la produzione di nuove fonti energetiche - in questo caso PtL – possa determinare una situazione win-win. In effetti, una crescita del mercato globale dei combustibili rinnovabili e una sua maggiore integrazione con i mercati del petrolio e del gas naturale tradizionali avrà un impatto positivo sull'economia tedesca e sui potenziali paesi partner. Oltre agli aumenti di efficienza e alla diffusione su scala nazionale della generazione elettrica verde, le importazioni di energia rinnovabile da paesi con condizioni di produzione più favorevoli sono di cruciale importanza per la Germania – specie in ottica futura - in quanto le consentono di approvvigionarsi a prezzi accessibili. L'economia nazionale assumerebbe quindi il ruolo di esportatore di tecnologia, macchinari e attrezzature nel nuovo mercato globale dei combustibili alternativi. Ne deriverebbero indubbie ricadute positive come la creazione di valore aggiunto per 36,4 miliardi di euro all’anno e fino a 470.000 nuovi posti di lavoro da qui al 2050.