Lo sfruttamento delle energie rinnovabili risale all’antichità, quando vento e correnti d’acqua hanno permesso all’uomo di solcare i mari ed azionare pompe e mulini. Tuttavia un’attenzione organica del mondo dell’industria e della ricerca è decisamente più recente.
Le prime ricerche sull’applicazione in larga scala dell’energia eolica cominciano nella metà degli anni ‘70 in campo aerospaziale (NASA), grazie agli sviluppi nello studio dei fenomeni aerodinamici e sull’onda dello shock petrolifero che in quegli anni aveva per la prima volta sollevato preoccupazioni legate alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico.
La crescente coscienza ecologista e l’inserimento nell’agenda politica internazionale di obiettivi di sviluppo sostenibile hanno poi favorito l’attività di ricerca nelle energie rinnovabili ed incentivato nuove installazioni, al punto che, oggi, talune di queste tecnologie sono economicamente competitive rispetto a fonti tradizionali.
Vari autorevoli studi hanno riconosciuto l’importanza dell’energia eolica e cercato di quantificarne la potenza teoricamente disponibile. Al netto dei risultati spesso numericamente contrastanti, risulta chiaro che, anche sotto le ipotesi più conservative, il vento mette a disposizione un’enorme quantità di energia, in linea di principio economicamente sfruttabile.
Il settore dell’energia eolica presenta molte similarità con l’Oil&Gas e condivide sfide simili. Infatti, entrambe hanno preso le mosse dalla terraferma (onshore), per poi spostarsi in mare (offshore) sino a raggiungere, infine, la frontiera delle acque profonde (deepwater offshore) con l’avanzare della tecnologia.
Le ragioni che hanno portato a focalizzarsi sull’eolico offshore sono ben note: minore impatto sonoro e paesaggistico, maggiore disponibilità e continuità del vento e recupero di efficienza grazie a turbine più grandi e layout che minimizzano gli effetti di scia.
Il problema, inizialmente, è stato affrontato con successo attraverso installazioni offshore fisse, il cui costo dell’energia prodotta (LCOE) è sceso, già oggi, al di sotto degli obiettivi che l’industria si era prefissata per il 2025. Ciò si è reso possibile grazie a innovazione tecnologica, ottimizzazione e competizione nella supply chain e condizioni di mercato favorevoli, caratterizzate da bassi tassi di interesse, attrattività per gli investitori e bassi costi delle materie prime. C’è anche da rilevare che molte attività di de-risking dei progetti sono state finanziate dai governi e le installazioni si sono sinora concentrate nelle aree maggiormente attrattive.
In Europa, tuttavia, si stima che almeno l’80% del vento disponibile offshore sia sfruttabile in corrispondenza di fondali oltre i 60 metri, ove non è possibile utilizzare tecnologie offshore fisse e si calcola ci sia un potenziale di 4.000 GW. Peraltro, i sistemi flottanti risultano una valida alternativa a quelli fissi anche in caso di fondali cedevoli. Allontanandosi dalla costa, le problematiche di impatto sonoro e paesaggistico diventano molto meno rilevanti ed il vento è più costante e sostenuto, con benefici per la producibilità. Tuttavia la lunghezza del cavo ed il relativo costo chiaramente aumentano.
L’eolico offshore fisso è concettualmente più prossimo ad un’opera civile mentre i sistemi flottanti, nelle loro possibili declinazioni, sono decisamente affini a prodotti ampiamente impiegati nell’Oil&Gas (TLP – Tension Leg Platform, Semi-submersible, etc.). L’esecuzione di un progetto di Floating Wind Farms di taglia commerciale è simile, per tempistiche e difficoltà, a quella di un grande progetto offshore in ambito Oil&Gas.
La SBM Offshore intraprende questa sfida mutuando competenze dal mondo dell’Oil&Gas, ove è presente da oltre 60 anni ed è leader mondiale nella fornitura di sistemi flottanti, con un’esperienza cumulata di oltre 300 anni equivalenti di esercizio di impianti offshore ed installazioni sino ad oltre 2.900 metri di profondità, che rappresentano l’ultima frontiera del deepwater.
La soluzione progettata da SBM è un tripode assimilabile ad una TLP (Tension Leg Platform) che fa uso di specifiche, soluzioni e componentistica ampiamente testate offshore. Attraverso uno studio di dettaglio dell’accoppiamento delle sollecitazioni idrodinamiche ed aerodinamiche, è stato possibile ottimizzare notevolmente il peso del sistema e progettare l’ancoraggio per minimizzare i movimenti in corrispondenza dell’asse della turbina, con notevole beneficio per l’affidabilità della macchina. L’utilizzo di ancore a gravità rende l’installazione poco invasiva dal punto di vista ambientale e reversibile, consentendo di effettuare grandi interventi di manutenzione in cantiere, qualora necessario.
Come considerazione conclusiva, non si può trascurare il fatto che l’industria dell’eolico offshore ha un enorme potenziale per supportare lo sviluppo delle comunità locali, soprattutto nella cantieristica, nell’approvvigionamento di taluni materiali, nei servizi di installazione, nella logistica e nella gestione degli impianti e nel relativo indotto.