Il 17 agosto 2015, con l’approvazione della “legge sulla transizione energetica per la crescita verde” (LTECV), la Francia ha segnato una svolta storica nelle politiche a sostegno dell’economia circolare. A distanza di due anni dalla sua approvazione, l’Agenzia francese per l’ambiente e l’Energia (ADEME) stima che i lavoratori impiegati in questa forma di economia siano circa 800.000. L’accelerazione transalpina, oltre a garantire giuridicamente e politicamente il passaggio verso un nuovo modello nazionale di economia, va di pari passo con l’elaborazione del pacchetto “economia circolare” tuttora in discussione presso le sedi dell’Unione Europea.
In un contesto di scarsa disponibilità delle materie prime e di sfide climatiche, sociali ed economiche, la LTECV prende in considerazione la necessità di adottare una gestione efficiente delle risorse innescando una rivoluzione degli attuali modelli di produzione e consumo. Alla LTECV va sicuramente dato il merito di aver fornito – nell’articolo 70 - una prima definizione giuridica di economia circolare indicante il superamento di un modello economico lineare che consiste nell’estrarre, fabbricare, consumare e buttare in nome di un consumo responsabile delle risorse naturali e delle materie prime così come, in ordine di priorità, di una riduzione della produzione di rifiuti tramite il riciclo dei prodotti, un loro riutilizzo o una loro valorizzazione.
Prima di questa definizione, l’economia circolare in Francia - come altrove - veniva sostanzialmente intesa come il passaggio da un’economia lineare ad un modello più sostenibile basato su tre ambiti di intervento: gestione sostenibile delle risorse naturali, produzione di energie rinnovabili, riduzione dei rifiuti. Proprio per quanto concerne i rifiuti, tuttavia, una definizione limitata al termine “riduzione” ostacolava il concetto di prevenzione e gestione che dovrebbe invece occupare un ruolo centrale, specialmente se inserito in una visione più ampia di lotta contro lo spreco di risorse naturali.
La legge sulla transizione energetica per la crescita verde, nel disegnare un futuro che mette l’economia circolare al centro del processo di riforma energetica ed ecologica, si pone come obiettivo generale un disaccoppiamento tra il PIL e il consumo di risorse, in particolare nell’Art. 74: «La Francia si prefigge di disaccoppiare progressivamente la crescita della sua economia dall’utilizzo nazionale di materie prime. Per questo si pone come obiettivo per il periodo 2010-2030 un aumento del 30% del rapporto tra il suo Prodotto Interno Lordo e il consumo interno di dette materie. Allo stesso tempo punta ad una diminuzione del loro consumo pro-capite». A sostegno di questo obiettivo, sono indicati dei risultati attesi sul medio e lungo termine, specialmente in materia di eco-compatibilità (ridurre del 50% le quantità di manufatti non riciclabili messi sul mercato da qui al 2020) e riduzione dei rifiuti (ridurre del 10% la produzione pro-capite di rifiuti domestici).
Come indicato nell’art.70, anche il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi di cui sopra, favorendo il contenimento dei rifiuti organici domestici contestualmente ad una loro valorizzazione. All’interno di questa logica vi è la richiesta esplicita di sviluppare entro il 2025 un modello che favorisca la separazione all’origine dei rifiuti organici da parte dei produttori di rifiuti e la diffusione di regimi di responsabilità estesa del produttore. All’interno della legge si trovano numerose altre disposizioni: lotta contro lo spreco alimentare, soppressione dei sacchetti in plastica, penalizzazione dell’obsolescenza programmata ed estensione della garanzia legale dei prodotti. La LTECV prevede infine una strategia nazionale per l’economia circolare che miri ad assicurare la declinazione operativa dei propri suggerimenti. In questo quadro, il nuovo Ministero della Transizione Ecologica guidato da Nicolas Hulot ha lanciato questo ottobre un processo di elaborazione di una roadmap per l’economia circolare includendo tutte le parti interessate. Questo processo di elaborazione si articola in quattro gruppi di lavoro: economia circolare territoriale; plastiche; produzione e consumo sostenibile; strumenti economici.
Tra le parti coinvolte vi è l’Istituto Nazionale per l’Economia Circolare (INEC): fondato nel 2013, conta oltre 200 membri tra imprese, federazioni e comunità di cittadini impegnati nella transizione ed è stato tra i promotori della LTECV. L’INEC continuerà a promuovere l’economia circolare, un’azione che si estende anche su scala internazionale attraverso collaborazioni con enti e istituzioni che perseguono la stessa missione.