5.000 km, tre mari, un continente. Queste le distanze che separano Italia e Kazakhstan. Distanze che sembrano tuttavia irrisorie se si guarda ad un altro tipo di dati, quelli economici. Nel solo 2016, infatti, l’Italia ha esportato nel paese asiatico beni e servizi per un totale di 842 milioni di euro, perlopiù macchinari e attrezzature per l’industria.
Forse allora non è un caso che nei cento giorni dell’Expo 2017 di Astana - l’esposizione internazionale dedicata all’energia del futuro - il padiglione italiano sia stato tra i più trafficati. E non è un caso che tra le 15 regioni che hanno deciso di presentarsi al cospetto del pubblico kazako ci fosse l’Emilia Romagna, che copre il 10% dell’export nazionale verso questo paese. Infine non è un caso che a sostenere la delegazione emiliano-romagnola durante la settimana dedicata all’Italia vi fosse anche la Bonatti, leader internazionale nel settore dei servizi all’ Oil & Gas.
Nata a Parma nel 1946, la Bonatti, pur mantenendo la sede in Italia, oggi opera in 19 paesi dislocati in 4 continenti e conta oltre 7.000 dipendenti in tutto il mondo. Il suo ruolo è quello di sostenere le compagnie petrolifere nella progettazione, realizzazione e manutenzione degli impianti di trattamento e trasporto di idrocarburi. Inizialmente la sua attività si concentra in Italia, in un mercato energetico che nel dopoguerra si sviluppa sotto l’impulso dell’Eni di Mattei e che permette alle realtà industriali nostrane di crescere e svilupparsi. Già dagli anni Settanta la compagnia esce dapprima dai confini nazionali poi da quelli europei, forte di una competenza tecnica molto richiesta all’estero. Negli ultimi decenni, lo stallo nella ricerca e sviluppo di nuovi giacimenti sul suolo e nei mari italiani fa sì che Bonatti operi quasi esclusivamente all’estero pur mantenendo in Italia le sue tre sedi di Parma, Fano (PU) e Marcallo (MI).
In Kazakhstan la società ottiene il primo contratto di servizio e manutenzione nel 1999 e fin da subito partecipa ai lavori collegati a Kashagan, l’immenso giacimento offshore di petrolio da 35 miliardi di barili rinvenuto nel Mar Caspio e alla manutenzione degli impianti legati al campo di Karachaganak che si trova al confine con la Russia.
In prima battuta, il lavoro della società parmigiana si è concentrato sull’impianto di trasformazione e lavorazione situato a Bolashak, nell’entroterra. L’impianto è progettato per processare oltre 450.000 barili di petrolio e 8,8 milioni di metri cubi di gas al giorno provenienti da Kashagan. La Bonatti si è occupata della realizzazione dell’impianto di trattamento del gas. I lavori si sono protratti dal 2007 al 2010. Questi i numeri: 35.000 metri cubi di calcestruzzo, 6.300 tonnellate di tubi di acciaio, 27.000 tonnellate di strutture di acciaio. Ad essi si è aggiunta l’installazione di un tunnel semiautomatico di 168 metri che ha permesso la verniciatura dei manufatti in acciaio anche durante i mesi caratterizzati da condizioni climatiche estreme.
Sempre in Kazakhstan l’azienda ha partecipato alla costruzione del Sulphur Forming Units (Tengiz), alla posa della Kulsary pipeline (124 km), a diversi lavori di operation & maintenance con il consorzio internazionale KPO presso Aksai (Karachaganak), all’installazione di impianti elettrici e di telecomunicazione presso l’impianto di Bolashak.
Ma il progetto di punta è quello che si è appena concluso e riguarda il trasporto del gas e petrolio dal maxi giacimento di Kashagan all’impianto di trasformazione di Bolashak. Bonatti ha infatti recentemente partecipato al progetto New Kashagan Trunklines System per la sostituzione di due pipeline parallele per un totale di 74,4 km di cui 45,2 offshore, 26,1 sulla terraferma e 4,1 in zone paludose di difficile accesso. Un progetto ad altissima complessità che ha dovuto fare i conti con temperature che in inverno arrivano a toccare i -30° spesso accentuate dal forte vento che soffia da nord-est. L’utilizzo di tubi con peculiari caratteristiche anti-corrosione e le specifiche altamente stringenti richieste dal committente (simili a quelle applicate nella costruzione delle centrali nucleari, con una percentuale di imperfezione ammessa prossima allo zero) hanno richiesto l’applicazione di particolari accorgimenti nelle procedure di esecuzione delle saldature: l’uso del sistema meccatronico di saldatura “Bonatti ROB.E-10.01” ha consentito di consegnare i lavori con 3 mesi di anticipo.
Tutto questo nel pieno rispetto dei vincoli ambientali posti dal particolare ecosistema della regione e nel massimo coinvolgimento di manodopera locale. La società parmigiana negli ultimi anni ha fatturato nel Paese 200 milioni di dollari e dato lavoro a 1500 persone, 90% delle quali kazake.