I chokepoint sono snodi fondamentali per il sistema di approvvigionamento energetico a livello globale e crocevia del sistema della sicurezza energetica mondiale. Anche per l’Europa i colli di bottiglia lungo le rotte per il trasporto di petrolio sono strategici: più della metà dell’energia consumata nel Vecchio continente muove da paesi extraeuropei e nell’ultimo decennio questa quota ha registrato un aumento generalizzato.

I passaggi marittimi fondamentali per i mercati europei sono gli Stretti danesi e gli Stretti turchi. Attraverso questi due snodi marittimi, nel 2016, sono entrati in Europa oltre 5 milioni di barili di petrolio al giorno (mil. bbl/g). Un’interruzione, anche temporanea, di questi flussi o una loro diminuzione potrebbero compromettere le forniture energetiche dell’Europa.

È un recente report dell’Energy Information Administration americana a mettere in evidenza l’importanza per la sicurezza energetica del Vecchio continente di questi due chokepoints, da cui transita principalmente il petrolio estratto in Russia (primo fornitore dei Paesi dell’UE-28).  Nel 2016, il volume complessivo di petrolio transitato dagli Stretti danesi è stato di 3,2 mil. bbl/g mentre attraverso quelli turchi è passato un volume prossimo a 2,4 mil./bbl/g.

Volumi di greggio e altri prodotti liquidi che transitano per gli Stretti danesi e turchi

Fonte: EIA DOE

Gli Stretti danesi sono composti da tre canali che congiungono il Mar Baltico con il Mare del Nord e sono una rotta fondamentale per le esportazioni russe di petrolio destinate all’Europa. È dal 2005 che Mosca utilizza per una parte rilevante delle esportazioni di greggio i suoi porti affacciati sul Mar Baltico, specie dopo aver realizzato il terminal di Primosk (nel 2011 è arrivato a gestire il passaggio di quasi la metà di tutte le esportazioni degli Stretti danesi) nel Golfo di Finlandia che è andato ad aggiungersi a quello già operativo di Vysotsk, realizzato anche grazie agli investimenti di Lukoil, la principale compagnia petrolifera russa. Ma questo transito non è a senso unico e non riguarda solo le forniture della Russia verso l’Europa. C’è anche una piccola quantità di petrolio, circa 50.000 bbl/g, che viaggia dalla Norvegia e dalla Gran Bretagna verso Est per rifornire i mercati della Scandinavia.

Gli Stretti turchi, che segnano convenzionalmente il confine tra Europa e Asia, sono formati dai canali del Bosforo e dei Dardanelli. Il Bosforo è un corridoio di 17 miglia che collega il Mar Nero con il Mar di Marmara mentre i Dardanelli sono una via d’acqua di 40 miglia che collega quest’ultimo con il Mar Egeo. Questi corridoi, che mettono in comunicazione i due continenti, portano ai paesi dell’Europa occidentale e meridionale il petrolio estratto in Russia, Azerbaigian e Kazakistan. I porti sul Mar Nero, infatti, rappresentano una delle principali vie di esportazione del greggio per la Russia e i paesi del Caspio. Secondo i dati EIA, a partire dalla seconda metà degli anni Duemila, si assiste ad una sensibile diminuzione del volume dei traffici, passati dai 3,4 mil. bbl/g transitati per gli Stretti turchi nel 2004 ai 2,4 del 2016, prevalentemente costituiti da greggio (80%). Questo trend al ribasso è principalmente legato a tre fattori: 1) la scelta della Russia di privilegiare l’utilizzo dei porti affacciati sul Mar Baltico; 2) l’aumento del traffico marittimo che congestiona questi due corsi d’acqua; 3) la particolare morfologia degli Stretti turchi che ne fanno uno dei chokepoints di più difficile navigazione per le petroliere di grande tonnellaggio. In questo caso si tratta quindi di una condizione strutturale.  

Per l’Europa, nonostante la diminuzione dei consumi energetici in corso, assicurarsi la regolarità dei flussi di petrolio attraverso le vie marittime degli Stretti danesi e turchi ha un’importanza fondamentale. Allo stesso modo, poter garantire la fornitura di risorse petrolifere verso i mercati di sbocco è prioritario per la Russia. Gli Stretti danesi sono strategici in quanto collegano il Mar Baltico con il Mare del Nord, aprendo una rotta diretta verso i mercati europei dell’Europa settentrionale e centrale. Gli Stretti turchi, invece, rappresentano la possibilità di trasportare il petrolio russo nel quadrante orientale del Mar Mediterraneo, area in cui sono recentemente state scoperte enormi riserve offshore di idrocarburi e che potrebbero trasformare quella parte di Mare nostrum in un hub energetico a cavallo tra Europa, Medioriente e Nord Africa. Ma i Dardanelli e il Bosforo scontano un certo livello di rischio geopolitico a causa dei rapporti complicati (seppure in via di distensione) tra la Russia e la Turchia, con Ankara che sostiene di poter imporre restrizioni alla navigazione per questioni ambientali e di sicurezza, sebbene il transito commerciale negli stretti debba essere libero in periodi di pace.