Prima di affrontare il tema della fine della tutela di prezzo nell’energia elettrica, vale la pena sottolineare le storture di questo meccanismo che sinora ha contribuito a creare un mercato dell’energia (per i clienti finali) asfittico e poco attraente. In sostanza si è deciso di far convivere un mercato oligopolistico (quello dei fornitori in regime di tutela) e un mercato libero. Il risultato è stato molto poco soddisfacente per vari motivi:

  • in primis non è certamente chiaro a tutti perché non c’è contendibilità per fare il fornitore di tutela. Ovvero sono sempre le stesse aziende che da tanti anni godono di un bacino di clienti affidato gratuitamente. Invece per la salvaguardia (altro regime di tutela di fornitura nel settore elettrico) da tempo si individua il fornitore tramite aste. Se fornire un cliente in tutela di fatto è un servizio (garantire una fornitura a condizioni “base” ad un cliente che non ha scelto un nuovo fornitore), tale servizio possono farlo (quasi) tutti i fornitori purché abbiano dei requisiti tecnico-economici adeguati. Aver lasciato le forniture di tutela in mano ad un numero ristretto di fornitori (che peraltro operano in contemporanea anche sul mercato libero) ha creato un evidente vantaggio per i fornitori di tutela (per la notorietà dei brand, per la scala dimensionale di cui disponevano, etc…). Per questo motivo sarebbe un errore enorme superare la tutela facendo rimanere i clienti lì dove sono (cosiddetto “effetto trascinamento”);
  • i clienti finali non comprendono la differenza tra i due mercati e per tanti anni gli stessi fornitori di tutela hanno operato con brand praticamente identici nel mercato di tutela e nel mercato libero (oltre ad avere avuto per molti anni anche società di distribuzione con brand analoghi). Il famoso “brand unbundling” è servito proprio a fare un po’ di chiarezza tra “chi fa cosa” quando si ha a che fare con gruppi verticalmente integrati che gestiscono i vari segmenti di attività. La confusione rischia di aumentare se si pensa agli ulteriori mercati o servizi regolati che man mano sono comparsi come corollario al dualismo tutela-libero: mercato di salvaguardia, fornitore di ultima istanza, tutela simile, offerta placet. Il tutto ha creato confusione nel cliente finale con conseguente poca fiducia nel mercato dell’energia;
  • la motivazione che ha tenuto in piedi il mercato oligopolistico della tutela è sempre stata quella di garantire prezzi convenienti ai clienti finali che non sono in grado di scegliere adeguatamente un nuovo fornitore di energia. Non è chiaro a tal proposito perché allora nella tutela siano ancora presenti condomini, piccole aziende e partite IVA che invece per mestiere si trovano tutti i giorni a far quadrare i conti e gestire professionalmente un’attività economica;
  • d’altro canto, in un mercato in cui convivono oligopolio e concorrenza è evidente che convincere un cliente a cambiare fornitore ed abbandonare il suo fornitore storico è ancor più difficile rispetto ad un mercato liberalizzato sul serio. Pertanto ci hanno messo del loro anche gli operatori di mercato perché talvolta la comprensibile difficoltà ad operare si è tramutata in attività commerciali discutibili e aggressive, come ad esempio le vendite porta a porta o il telemarketing quando fatto con poca chiarezza e trasparenza. A tal proposito è da accogliere positivamente la recente proposta di legge che inasprisce le pene per chi attua truffe ai danni degli anziani o la tendenza attuale a regolare meglio le attività di telemarketing. Va anche detto che se si analizza il sito dell’Antitrust negli ultimi anni gran parte delle procedure avviate per pratiche commerciali scorrette fanno capo proprio a fornitori storici che operano anche nel regime di tutela (per i quali il rischio è di ingenerare confusione nei clienti finali che spesso non hanno chiaro se si stanno interfacciando con un fornitore di tutela o con un fornitore di mercato libero). In un contesto di mercato difficile da interpretare anche per gli addetti ai lavori nessuno è immune da errori.

Quali sono allora i vantaggi legati alla fine della tutela?

  • In primis quello di risolvere le storture elencate sopra e realizzare un mercato contendibile e competitivo. Il problema è sempre stato sinora quello di mantenere prezzi bassi per i consumatori. Credo invece che il problema che dovremmo avere a cuore sia quello di ridurre la concentrazione nelle vendite di energia elettrica ai clienti finali;
  • minore concentrazione significa più aziende interessate al settore, più investimenti, più innovazione, maggiore competizione grazie alla scala dimensionale che i fornitori possono aspirare a raggiungere, maggiore efficienza legata alla scomparsa di rendite di posizione;
  • non esiste un problema di prezzi o meglio, a mio avviso, non è corretto il modo in cui lo si sta approcciando. Oggi infatti esistono numerose offerte più convenienti rispetto alla tutela. Basta navigare sul web e accedere ai siti che confrontano offerte e si resterà sorpresi. Pertanto il tema più che altro è di informazione generale oltre che di formazione e supporto per coloro che non usano il web. È dunque sbagliato non aprire il mercato con la scusa che i prezzi aumenteranno. Basterebbe piuttosto fare un’importante campagna di informazione istituzionale e magari incaricare i CAF o i gruppi d’acquisto per supportare gli anziani o i meno avvezzi ad adoperare il web (peraltro proprio di recente un CAF mi raccontava che sono stati ridotti i contributi per i loro servizi storici e sarebbero ben lieti di supportare i clienti nella scelta dei contratti di fornitura);
  • un mercato più dinamico e sviluppato tutelerebbe anche meglio gli interessi dei clienti finali su altre tematiche non meno importanti: la bolletta è ancora oggi poco chiara e per i più incomprensibile, il dinamismo di un mercato che funziona porterebbe ad innovazione anche in quest’ambito; oppure ancora non dimentichiamo che la bolletta è piena di balzelli che c’entrano poco o nulla con la fornitura di energia. Anche in questo caso possiamo affermare che i fornitori di energia di mercato da sempre reclamano un alleggerimento della bolletta che non deve essere adoperata come un bancomat per riscuotere sempre più oneri nei confronti dei clienti finali per remunerare altri stakeholders della filiera. In tal senso l’interesse dei clienti finali e dei fornitori di energia di mercato è il medesimo e spesso si sostiene erroneamente che l’energia è cara quando invece sono le altre componenti della bolletta a crescere a dismisura.

Sarebbe dunque auspicabile che la tutela finisca senza ulteriori rinvii e che questo sia fatto accompagnando i clienti oggi in tutela verso il mercato, provando nuovi fornitori e favorendo la pluralità degli operatori. Il tutto andrebbe accompagnato da misure che possono tutelare i clienti finali: requisiti per i nuovi fornitori, migliore regolazione delle vendite porta a porta e del telemarketing, campagna informativa e modalità di assistenza ai meno digitalizzati o meno esperti.