Molto prima che diventasse un tema all’ordine del giorno, sui giornali come in politica, l’industria dei sottoprodotti di origine animale ha costruito un modello efficiente di economica circolare. Le aziende del settore, infatti, reimpiegano gli scarti di lavorazione delle carni dando loro, letteralmente, una seconda vita.

Una delle frasi più citate per spiegare il concetto di economia circolare, “da scarto a risorsa” trova una completa attuazione nell’attività del comparto. Le sue aziende si occupano infatti del “rendering”, vale a dire la raccolta e la lavorazione dei sottoprodotti di origine animale. Gli operatori del settore operano in stretta sinergia con tutte le realtà che, in maniera diversa, si occupano di carne: aziende di preparazione di prodotti alimentari, luoghi di macellazione, macellerie, supermercati, allevamenti. Le imprese valorizzano la materia prima per produrre alimenti, mangimi per animali domestici, detergenti, biodiesel, biocombustibili, fertilizzanti. 

Assograssi, l’associazione che rappresenta le imprese del settore, ha compiuto nel 2017 50 anni e rappresenta l’80% del comparto in Italia. La severa regolamentazione dell’attività ha consentito fino ad oggi di riutilizzare i prodotti derivati dalla trasformazione dei sottoprodotti di origine animale per tutta una serie di utilizzi. In questo modo vengono re-impiegati materiali che, se diversamente trattati, dovrebbero trovare altra destinazione, oltre a costituire un potenziale pericolo per la salute dell’uomo e dell’ambiente.

Inoltre, le aziende hanno sviluppato negli anni soluzioni tecnologie all’avanguardia con l’obiettivo di ottimizzare costi e tempi dei complessi processi di lavorazione, eliminando eventuali rischi per l’uomo e per l’ambiente. E proprio per il tipo di attività svolta dalle imprese, il settore ha un ruolo strategico a garanzia della sanità pubblica. Grazie alla sua capacità di “rigenerare” i residui delle lavorazioni delle carni dando loro una destinazione nuova e importante all’interno dello stesso sistema, le aziende di settore sono un esempio consolidato di bioeconomia o economia circolare.

I numeri dimostrano come il “circolo virtuoso” delle aziende sia ormai stabile e si apra a nuove prospettive per il futuro. Nel 2016 sono state lavorate 1.450.000 tonnellate di materie prime, con un fatturato di 500 milioni di euro. Inoltre, poiché si tratta di materiale deperibile, il settore conta su una rete logistica capillare sull’intero territorio nazionale.                                                                                                               

Lo scorso anno sono state trattate 255.00 tonnellate di materiali di Categoria 1 e 2 (animali non macellati e deceduti in azienda ed altri materiali definiti dal Regolamento CE)

In particolare, i grassi così ottenuti sono stati destinati alla produzione di energia rinnovabile e di biodiesel. La vocazione energetica delle nostre aziende si va rafforzando sempre più. Dal 2018, sulla base della Direttiva UE sui biocarburanti avanzati, il meccanismo incentivante del double counting verrà ammesso soltanto per gli oli da frittura ed i grassi animali, avvantaggiando quindi la produzione di energia derivante dai sottoprodotti.,

Assograssi si augura che sia finalmente riconosciuto il “saper fare” del settore, tra i primi in Italia ad operare in un sistema di economia circolare, nonostante gli effetti negativi del post-Bse, l’encefalopatia spongiforme bovina, che molto hanno pesato sulle aziende. Per troppo tempo, il comparto ha infatti pagato le conseguenze di tutta una serie di obblighi, a cominciare dal divieto di esportare che, negli anni, ha creato una profonda discriminazione tra i produttori europei e quelli dei Paesi Terzi.

L’esperienza delle aziende

La redazione di RiEnergia ha intervistato tre aziende associate ad Assograssi al fine di presentare casi concreti e innovativi di riutilizzo dei grassi animali per fini energetici.

Salgaim Ecologic Spa è una società che conta due stabilimenti di trasformazione di sottoprodotti animali di categoria 3 (ossia provenienti dalla macellazione di animali sani e dalla produzione e trasformazione delle carni) in Veneto ed uno di categoria 1 in Friuli Venezia Giulia.

Dal 2011, nello stabilimento di Campagna Lupia, in provincia di Verona, è installato il primo impianto di cogenerazione alimentato da grassi animali fusi prodotti nello stesso sito, con una capacità elettrica potenziale di 400 kWe e termica di circa 400 kWt. Entrambe le fonti energetiche vengono riutilizzate nel sito, riducendo l’utilizzo di carburanti tradizionali e le emissioni di CO2.

In questo modo il grasso animale prodotto viene valorizzato a difesa dell’ambiente: tale esperienza ha consentito di attivare una seconda officina elettrica a Carmignano del Brenta (Padova) da 1 MWe, ceduta totalmente in rete. 500 kWt circa, tramite propria rete di teleriscaldamento, vengono utilizzati a titolo gratuito dall’istituto scolastico del Comune, soddisfacendo il fabbisogno di riscaldamento del periodo invernale. Altri 300 kWt vengono destinati ad industrie vicine all’officina.

Quest’ultimo progetto è stato molto apprezzato dalla comunità locale, anche in virtù del rispetto di un ambiente già compromesso come quello della Val Padana. 

L’impianto di colatura della Sicilgrassi S.r.l. a Catania recupera e lavora tutti gli scarti di origine animale (SOA - Regolamento CE n. 1069/2009) producendo grasso (Categoria 3) e farina animale.

Il processo produttivo è dotato di un sistema complesso di macchinari che consumano energia elettrica ed energia termica sotto forma di vapore ed acqua calda.

Il grasso animale prodotto può essere destinato alla commercializzazione oppure, come nel caso in esame, quale combustibile che alimenta un impianto di cogenerazione costituito da un sistema di filtrazione e da un motore endotermico a ciclo diesel da 992 kWe.

Il gruppo Diusa-Lipitalia possiede un impianto di biogas avente una potenza elettrica di 1 MW e quattro centrali di cogenerazione che utilizzano grasso animale come combustibile, per un totale di 14 MW di potenza elettrica installata. Queste ultime sono ubicate all’interno degli stabilimenti produttivi e lavorano in modo integrato, e con forti sinergie dal punto di vista energetico, con il processo di trasformazione dei sottoprodotti.

Il combustibile utilizzato è di natura sostenibile ed è totalmente autoprodotto all’interno dei siti di produzione (energia a km. 0).

Già dai primi anni 2000, vista la crescente importanza degli aspetti ambientali e climatici a livello globale, il team R&D del gruppo ha cominciato a lavorare a soluzioni tecnologiche in grado di consentire ai prodotti ottenuti (in particolare ai grassi animali), di essere utilizzati per la produzione di energia rinnovabile.