Nei prossimi dieci anni la spesa globale in generazione elettrica potrebbe raggiungere i 4.370 mld. di doll., trainata dagli investimenti nel settore eolico e solare (1.920 mld. di doll., il 44% del totale), cui seguono le altre fonti “pulite”: nucleare al 22% del totale e idrogeno all’11% (Bloomberg Intelligence). Ad incidere significativamente su questo trend è anche il tendenziale incremento dell’accesso globale all’energia, in ragione soprattutto della maggiore elettrificazione di diverse economie in via di sviluppo.

Secondo il rapporto New Energy Outlook 2016 redatto da Bloomberg New Energy Finance, nel prossimo decennio l’Asia coprirà la metà degli investimenti mondiali in energie rinnovabili. In particolare, la sola regione dell’Asia-Pacifico raggiungerebbe il 43% di tutti gli investimenti nell’eolico e il 58% di quelli relativi alla capacità fotovoltaica. Simili prospettive in ambito solare trovano spiegazione nell’ideale combinazione geografico-antropica, soprattutto dell’Asia meridionale, tra elevata esposizione ai raggi solari e alta densità di potenziali clienti.

La Cina, stimolata da una maggiore domanda nel medio-lungo termine e dai continui sforzi volti a ridurre le emissioni di carbonio, rappresenterebbe il 31% della spesa globale. Nel futuro prossimo, a dominare la scena degli investimenti potrebbero essere Goldwind, JinkoSolar and Trina Solar, quelli che sono risultati essere i maggiori fornitori cinesi di infrastrutture energetiche del 2016.

Tra i massimi mercati in espansione vi è l’India che, con una domanda elettrica in crescita di 3,8 volte entro il 2040, ha annunciato l’imminente lancio di un’asta (wind auction scheme da 1.000 MW) per consentire alle aziende di vendere energia eolica alla Solar Energy Corporation of India. Un Memorandum per la vendita di 1.000 MW di energia eolica è stato inoltre siglato tra la PTC India e le compagnie della distribuzione di Uttar Pradesh (450 MW), Bihar (200 MW), Jharkhand (200 MW), Delhi (100 MW), Odisha e Assam (50 MW ciascuno).

Anche il Giappone si è posto l’obiettivo di accrescere la propria percentuale di rinnovabili per produrre elettricità dal 10% al 24% entro il 2030 e nel Quarto Piano Strategico per l’Energia ha previsto un investimento nel settore di 700 mld. di doll. nei prossimi 15 anni. Una delle iniziative di Tokyo volta a tal fine è stata l’introduzione di uno schema di feed-in tariff, emendato diverse volte a partire dal 2012. Questo sistema ha incoraggiato le aziende a investire nel settore e i risultati sono già riscontrabili: la capacità di generazione elettrica da rinnovabili è passata dai 20,9 GW del 2012 agli attuali 26,2 GW.

Analogamente a quanto operato dal paese del Sol Levante, il Vietnam ha annunciato l’introduzione di uno schema di feed-in tariff di durata ventennale per lo sviluppo del fotovoltaico. I produttori saranno esentati dalle imposte che gravano sui beni importati necessari per la costruzione degli impianti (componenti, materiali, prodotti semi-lavorati non disponibili in loco) e tutta l’energia generata sarà acquistata dalla Vietnam Electricity Corporation (EVN). Il Ministero dell’Industria e del Commercio – deputato anche a gestire i prezzi di vendita e acquisto dell’energia prodotta dagli impianti solari collegati alla rete residenziale – stipulerà i contratti di fornitura ventennali, i quali potranno essere estesi o rinnovati dalla stessa compagnia elettrica (EVN) o da un altro venditore.

Nelle Filippine, considerate tra i leader mondiali nelle rinnovabili (alimentano il 30% della produzione energetica nazionale totale), il Dipartimento per l’Energia ha approvato sette nuovi progetti relativi alle rinnovabili - tre per l’eolico, tre per il solare e un sistema di accumulo elettrico a batterie da 30 MW - per un totale di 162 MW e sta procedendo alla realizzazione di studi di impatto sulla rete. Recentemente, anche il Myanmar, attraverso il National Electricity Master Plan rilasciato dal Ministero per l’Elettricità e l’Energia, ha reso nota l’intenzione di incrementare la produzione di energia elettrica del 13% l’anno e, nello specifico, ha pianificato 20 nuovi progetti idroelettrici per una capacità cumulata di 6.270 MW.

Tra gli stati asiatici dove il settore è relativamente sottodimensionato ma promettente vi è il Pakistan, la cui geografia lo rende propizio per lo sfruttamento dell’energia solare in quanto è il sesto paese “più fortunato” al mondo in termini di irraggiamento: in particolare, nelle province del Sindh, del Balochistan e del Punjab meridionale, dove la disponibilità solare ammonta a 8-10 ore al giorno. Islamabad, che peraltro punta a ridurre il proprio deficit energetico anche attraverso lo sviluppo di altre fonti pulite come l’eolico e l’energia idrocinetica, mira a costruire entro la fine del 2017 il più grande parco di energia solare al mondo: Quaid-e-Azam Solar Power Park, nel deserto del Cholistan, nel Punjab, con una capacità di 1 GW. Tra le maggiori compagnie impegnate nello sviluppo delle rinnovabili in Pakistan vanno annoverate la International Renewable Energy Agency, la Japan International Cooperation Agency, aziende statali cinesi e altre società private pakistane.

Infine, va rimarcata la politica energetica della Corea del Sud, che già nel 2008 era stata rubricata al quarto posto mondiale per capacità fotovoltaica installata grazie al suo efficace sistema di feed-in tariff. Alla fine del 2016, Seul ha svelato un piano di investimento in rinnovabili da 36,6 mld. di doll., con la prospettiva di aumentare la quota delle fonti pulite fino al 5% del totale entro il 2018, per poi raggiungere il 7% entro il 2020 e l’11% entro il 2025, e prevedendo una crescita degli impiegati nel settore di circa 30.000 unità entro il 2020.

In conclusione, le recenti tendenze evidenziano come la macroregione dell’Asia-Pacifico, trainata dai paesi più economicamente avanzati dell’area come Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Pakistan, ma anche Vietnam e Filippine, stia rapidamente fungendo da calamita di investimenti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Siffatta attitudine, favorita principalmente dai rispettivi governi ma sostenuta anche da alcuni gruppi industriali privati, è destinata a crescere costantemente nel lungo periodo, anche se nel breve-medio termine non è ancora in grado di scalfire il predominio dei combustibili fossili.