Le modifiche proposte dalla Commissione UE alla Direttiva 2012/27/UE per adeguare l’obiettivo di efficienza energetica all’orizzonte 2030 e per estendere l’obbligo per gli Stati membri di realizzare un risparmio annuo dell’1,5% in relazione ai consumi finali di energia forniscono l’occasione per valutare i risultati delle politiche di miglioramento dell’efficienza energetica fin qui adottate in Italia e in Europa. Secondo gli Amici della Terra, che hanno prodotto un proprio documento, la proposta della Commissione, per i paesi più virtuosi come l’Italia, si rivela allo stesso tempo, inadeguata e punitiva.
Infatti, l’obiettivo 2030 per l’efficienza energetica (-30%), così come l’obiettivo 2020, continua a essere formulato in termini di riduzione del consumo di energia che può rivelarsi un indicatore insignificante perché incapace di distinguere il miglioramento dell’efficienza energetica dagli effetti della crisi economica. Per ciò che riguarda l’Italia, l’obiettivo UE 2030 di efficienza energetica così formulato si traduce in un livello dei consumi di energia già raggiunto dal 2014 e confermato negli anni successivi. Anche il nuovo scenario di riferimento Primes 2016 - adottato dalla Commissione in occasione del varo del «Winter Package» e di cui fa parte la proposta di modifica della Direttiva 2012/27/UE - prevede per l’Italia al 2030 un livello dei consumi inferiore a quello considerato come obiettivo.
Il nuovo obiettivo di efficienza energetica al 2030 per l’Italia
Fonte: Elaborazione Amici della Terra su dati Primes
In modo del tutto scollegato a questo target generale, la proposta di modifica prevede di estendere l’obiettivo obbligatorio di un incremento annuo di risparmi energetici dell’1,5% dei consumi finali che dovrebbe portare l’Italia, al 2030, a conseguire un risparmio cumulato di circa 16 Mtep. Se tali risparmi si traducessero in una riduzione effettiva dei consumi finali, rispetto a quanto previsto dallo scenario di riferimento più aggiornato, si avrebbe un ulteriore calo dei consumi fino circa 105 Mtep nel 2030, ma la proposta della Commissione prevede anche un criterio di addizionalità per il conteggio dei risparmi energetici che non tiene conto dei livelli già raggiunti di miglioramento dell’efficienza energetica. Ciò richiederebbe al nostro paese investimenti molto superiori a quelli degli altri paesi membri, in gran parte ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi 20-20-20, determinando un gap di competitività a spese del nostro sistema produttivo. Per sostenere un simile scenario, un paese manifatturiero come l’Italia dovrebbe poter mettere in atto nuove politiche e strumenti di intervento in modo stabile e senza incertezze (come quelle che hanno gravato il meccanismo dei certificati bianchi negli ultimi anni). Un meccanismo di progressione rigido e penalizzante come quello proposto non aiuterebbe certamente questa prospettiva.
Obiettivo obbligatorio al 2030 di risparmio negli usi finali di energia per l’Italia
Fonte: Elaborazione Amici della Terra su dati Primes
Occorre sottolineare che l’UE nel suo complesso non ha ancora raggiunto l’obiettivo di riduzione del 20% e mantiene un livello dei consumi di 1.529 Mtep, per una riduzione del 17% circa. Tra i primi 12 paesi UE in termini di consumi energetici, la Germania è quella che ha la peggiore performance con una riduzione solo del 7%. Molto lontani dal target 2020, con una riduzione minore del 10%, anche l’Austria e il Belgio. Altri 7 paesi nel 2015 fanno registrare riduzioni tra l’11% e il 19%. Nel 2015 rispetto all’obiettivo 2020 (indicatore verde in figura) l’Italia fa registrare una riduzione del 26%. Solo la Spagna segna una riduzione superiore, pari al 32%.
Il primato dell’Italia e della Spagna in Europa sull’efficienza energetica
Fonte: Elaborazione Amici della Terra su dati Eurostat
Negli ultimi 10 anni, anche l’intensità energetica dell’UE nel suo complesso si è ridotta significativamente. Nel 1995 l’Italia aveva il più basso livello di intensità energetica tra i principali paesi dell’UE. Nel 2015, nel processo di riduzione generalizzata di questo indicatore, il nostro Paese mantiene una posizione di eccellenza superata solo dal livello raggiunto dal Regno Unito che ha delocalizzato da tempo ogni attività manifatturiera.
Il primato dell’Italia e del Regno Unito per il basso livello di intensità energetica
Fonte: Elaborazione Amici della Terra su dati Eurostat
Anche in questa occasione, gli Amici della Terra hanno sostenuto la necessità di adottare un nuovo approccio che faccia dell’efficienza il perno delle politiche di ripresa economica, utilizzando obiettivi e indicatori che possano esprimere il miglioramento di efficienza energetica in modo collegato alla crescita e alla competitività del Paese. L’intensità energetica, che esprime il rapporto tra una unità di ricchezza o produzione e la quantità di energia necessaria per realizzarla, è un indicatore che consente, molto meglio dell’andamento dei consumi, di registrare l’effettivo miglioramento dell’efficienza energetica nelle attività di produzione o consumo.
L’obiettivo 2030 dell’Italia per l’efficienza energetica dovrebbe essere quello di ridurre l’intensità energetica del 25% rispetto al livello del 2010. A questo obiettivo globale devono essere collegati gli obiettivi 2030 settoriali di miglioramento dell’efficienza nei diversi settori di consumo finale dell’energia. Ciò consentirà una riduzione dei consumi energetici in uno scenario di rafforzamento della competitività e crescita economica.
Inoltre, gli Amici della Terra propongono di adottare un criterio di premialità, consentendo una maggiore flessibilità nella definizione delle politiche di promozione del miglioramento dell’efficienza energetica ai paesi che hanno già raggiunto nel 2015 la riduzione del livello di consumi al livello previsto per il 2030. Per questi paesi, l’obiettivo 2020-2030 di risparmio energetico dovrebbe diventare indicativo. Ad essi dovrebbe essere consentita una maggiore flessibilità nella definizione delle misure di sostegno rispetto ai requisiti richiesti dalla proposta.