Intervista all’Ing. Renzo Righini, Presidente OMC

La zona portuale e industriale di Ravenna ospita un importante indotto di imprese considerate eccellenze a livello internazionale nell’ambito dei servizi offshore Oil&Gas. Ci può raccontare come nasce e quali sono stati i fattori di successo del suo sviluppo?

Il settore nasce all’inizi degli anni ‘60 a seguito delle prime esplorazioni minerarie al largo del porto di Ravenna. Da allora, quest’area ha attratto numerosi investimenti Oil&Gas che hanno ampliato la zona interessata dalle attività estrattive in Adriatico – che oggi si estende in un perimetro che va dal Delta del Po fino a Pescara. Ciò ha accresciuto l’interesse verso Ravenna, tanto da portare compagnie come Saipem ed Eni a stanziare in questo territorio le basi logistiche e di controllo delle proprie operazioni nel Mediterraneo. Questa scelta ha dato ulteriore impulso alla creazione di un importante tessuto di aziende che negli anni ha sviluppato elevate competenze nell’offshore Oil&Gas. Inizialmente le imprese hanno imparato il mestiere “in casa”, lavorando con i clienti nazionali, ma successivamente hanno ampliato il proprio bacino di utenti, la propria conoscenza e tecnologia, entrando nei mercati internazionali. Tra i fattori di successo, una forte attenzione alle tecnologie e una spiccata capacità imprenditoriale: le aziende hanno saputo procedere ad una elevata specializzazione; hanno creduto in questo lavoro e sono state disposte ad investire in risorse e conoscenze fino a diventare vere e proprie eccellenze. Il merito di questo successo sta anche nell’aver saputo lavorare “in rete” grazie alla presenza di un tessuto imprenditoriale con conoscenze simili e supplementari l’uno all’altro.

La presenza di un bacino industriale d’eccellenza nella cantieristica offshore ha inciso positivamente sull’economia del territorio in termini di sviluppo e occupazione?

Sicuramente, la presenza di un bacino industriale d’eccellenza ha un impatto positivo sull’economia del territorio; pensiamo solo che nel 2014 le realtà aziendali di Ravenna attive nell’offshore avevano raggiunto gli 8.800 occupati, con un fatturato aggregato di circa 2 miliardi di euro. Questo ha rappresentato un fattore trainante per l’economia della città, non solo in termini di conseguenze dirette - come l’occupazione - ma anche indirette: la diffusione del know-how e l’elevata qualità del lavoro hanno permesso di creare un indotto qualificato dotato di una forte resilienza e in grado anche di proporsi sui mercati internazionali, conferendo solidità e consistenza a tutto il settore. Senza contare tutti i benefici ai settori turistico, alberghiero e ricettivo apportati da tante maestranze e tecnici altamente qualificati provenienti da tutte le parti del mondo.

Il difficile contesto economico degli ultimi anni quando – alle difficoltà proprie ad operare in Italia – si è aggiunta la crisi dei prezzi, ha portato a chiusure o consolidamenti?

Purtroppo la crisi internazionale, unita a tutte le difficoltà imprenditoriali che si riscontrano in Italia e alla criminalizzazione del settore Oil&Gas portata avanti da più parti a livello nazionale (a livello regionale e locale la situazione è molto diversa e si riscontra una grande sintonia d’intenti) ha avuto risvolti pesanti sul comparto. I numeri sono stati pesantemente ridimensionati sia a livello di occupati che di fatturato aggregato: a dicembre 2016, l’occupazione è calata a 5.400 unità (-38% sul 2014) e il fatturato si è dimezzato a 1 miliardo di euro rispetto al 2014. È chiaro che il trend è mondiale, con l’intero settore Oil&Gas che soffre del crollo dei prezzi oil e del conseguente ridimensionamento dei piani di investimento delle oil company. Le penalizzazioni ad operare in Italia chiaramente si vanno a sommare ad un quadro già complesso.

A Ravenna, vi sono ancora alcuni casi – strutturati o meno – di opposizione alle attività minerarie?                  

In generale, il clima su Ravenna è favorevole alle attività minerarie, caratterizzato da uno spirito di collaborazione con le istituzioni, sia a livello comunale che regionale, e da una disponibilità diffusa della società. È chiaro che qualche eccezione esiste. Gli ambientalisti ci sono anche qui così come sono presenti forze che si oppongono all’utilizzo delle fossili. Tuttavia, tale opposizione è limitata e circoscritta. Ravenna può dirsi un chiaro esempio di integrazione fra varie attività quali agricoltura-pesca-turismo e Oil&Gas, di come possano coesistere tutte queste attività e come assieme possano creare ricchezza e benessere diffusi.

I risultati del referendum 2016 sono eloquenti, con una bassissima affluenza al voto nella provincia di Ravenna (28,58% votanti) sotto la media nazionale.   

Da alcuni anni, ricopre la carica di Presidente del board di OMC (Offshore Mediterranean Conference), uno dei principali appuntamenti mondiali dell’Oil&Gas e grande vetrina internazionale per le imprese operanti nel settore dell’offshore. Come nasce OMC e che ruolo ha avuto nel rilancio del settore dell’offshore Oil&Gas e della città di Ravenna?

La prima manifestazione dell’OMC è stata nel 1993, nata dall’intuizione del ROCA (l’associazione degli operatori dell’offshore Oil&Gas) e con il supporto della Camera di Commercio. Fu una scommessa sotto tutti i punti di vista, dato che questi attori si assunsero in prima persona i rischi imprenditoriali di tale iniziativa. Grazie al buon esito della prima edizione, il successivo supporto di Eni e di Assomineraria ha permesso di conferire all’iniziativa una struttura più solida e definitiva. Da allora, si è investito nell’ampliamento di spazi e servizi per attrarre sempre più presenze, fino ad arrivare all’edizione record del 2015 che ha potuto contare su numeri molto importanti. OMC è diventata una fiera di risonanza internazionale e il più importante appuntamento per il comparto dell’offshore Oil&Gas nel Mediterraneo; è considerata un punto di incontro molto importante per gli operatori del settore che qui si ritrovano per discutere delle prospettive future del settore. Nel territorio ravennate è probabilmente l’evento più importante insieme al Ravenna Festival, promuovendo una forte presenza turistica nelle strutture ricettive e conferendo lustro alla città; inoltre, vede coinvolte tutte istituzioni locali che partecipano molto attivamente alla organizzazione di questo evento contribuendo al buon esito della manifestazione. OMC ha il merito anche di dare consapevolezza alla città della presenza di un polo industriale offshore e della rilevanza del know-how che le imprese ravennate racchiudono.

La tematica dominante di OMC 2017 “Transition to a Sustainable Energy Mix: the contribution of the Oil&Gas Industry” riguarda il contributo delle imprese Oil&Gas alla transizione energetica. A suo avviso, in un futuro sempre più attento alla decarbonizzazione, l’industria sarà in grado di mantenere il suo peso e di reinventarsi?

Me lo auguro, ma non è facile, anzi è una scommessa complessa specie in questo momento in cui non si ha ancora certezza su quale sarà il mix energetico nei prossimi anni. Nel processo di transizione, un ruolo centrale lo giocherà il gas naturale, in quanto ritenuto la fonte più consona per accompagnarci verso la decarbonizzazione. Detto questo, e vista la possibilità di averlo in Adriatico praticamente a km zero, ritengo che lo sviluppo delle risorse nazionali di gas potrebbe dare quel respiro agli operatori per superare questo periodo di difficoltà economica e aprirsi a nuovi mercati. Le aziende di Ravenna hanno le potenzialità per affrontare questa transizione. D’altra parte non esiste realtà industriale che possa pensare di rimanere statica nei decenni: il cambiamento è necessario per adeguarsi alle condizioni di mercato e alle nuove aree di investimento. L’internazionalizzazione e la forte presenza tecnologica sono fattori importanti che conferiscono una capacità di resilienza rispetto alle difficoltà attuali e permettono di cogliere le opportunità offerte dal mercato. Tuttavia, essendo un settore molto specializzato, non è semplice trovare alternative. Le cose vanno viste in un orizzonte temporale ampio così come lo è quello della transizione energetica. Il settore ha le risorse, le capacità e l’elasticità mentale per poter attraversare questo momento; vedremo nei prossimi anni quale sarà l’orientamento.

Quali sono i numeri di OMC? In cosa si distingue questa edizione dalle altre?

I numeri record dell’ultima edizione sono stati: 19.000 visitatori da 33 paesi, 688 espositori su un’area espositiva di 25.200 mq. Questa edizione di OMC si distanzia dai temi delle precedenti e sicuramente rende il senso di quanto sia attuale OMC. Il tema della transizione energetica è estremamente rilevante nel dibattito internazionale odierno; considerando anche che a breve uscirà il piano energetico nazionale, OMC rappresenterà sicuramente un momento di confronto e discussione su questi argomenti. L’autorevolezza delle figure che interverranno - saranno presenti, tra gli altri, 5 Ministri dei paesi del Mediterraneo, il Ministro dello Sviluppo Economico Calenda e l’AD di Eni Descalzi - rende l’idea del peso che ha questa manifestazione.

Il Mediterraneo è tornato al centro della discussione internazionale per le recenti scoperte di gas naturale. Quale presenza vantano le imprese italiane Oil&Gas nell’area e come si muovono per cogliere le opportunità di investimento future?

Nei prossimi anni assisteremo ad un ulteriore sviluppo di ricerche minerarie nel Mediterraneo, specie nella parte orientale. Israele, Cipro, Grecia, Egitto sono le aree a maggior potenziale ma spero che anche in Italia si possa riuscire a mettere in produzione nuovi giacimenti. Il settore vanta già presenze storiche in Egitto e Libia ma guarda con grande interesse alle potenzialità di tali aree; resta solo da capire quando saranno effettuate le scelte di investimento che anche qui hanno risentito del contesto economico sfavorevole. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, considerando anche la prossimità geografica e la presenza consolidata, aspettiamo solo che si concretizzino le possibilità di investimento.