Intervista al presidente dell’Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico (Aeegsi) Guido Bortoni, intervenuto oggi alla conferenza “Acque d’Italia” organizzata in occasione della Giornata mondiale dell’acqua da Italia Sicura, la Struttura di missione contro il dissesto Idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche della Presidenza del Consiglio.
La Giornata mondiale dell’acqua per il 2017 è dedicata al tema della gestione delle acque reflue. L’Italia sconta un grave ritardo in questo ambito, tanto da avere all’attivo tre procedure d’infrazione e due sentenze di condanna della Corte di giustizia dell’Ue per mancato rispetto della normativa europea. Un problema che s’inserisce in un complessivo quadro di deficit d’investimenti. Quali sono, dal vostro punto di vista, le ragioni di queste criticità?
L’analisi dei Programmi degli Interventi predisposti nell’ambito del secondo (e attuale) metodo regolatorio MTI-2, ha consentito all’Autorità di svolgere una ricognizione approfondita delle criticità indicate come prevalenti dagli Enti di governo dell’ambito (EGA) nei rispettivi territori. Le aree di criticità che richiedono maggiori investimenti – quantificati per il quadriennio 2016-2019 – risultano concentrarsi proprio nelle attività di depurazione e fognatura, servizi oggetto delle richiamate procedure di infrazione europee. Viene inoltre segnalata frequentemente la criticità legata all'eccessiva frammentazione del servizio, con presenza di impianti di dimensioni poco efficienti, a cui sovente si fa fronte con interventi di dismissione e contestualmente di centralizzazione del servizio verso impianti di maggiore potenzialità.
Fra le ragioni che possono spiegare questo deficit di investimenti si può citare il frequente mancato utilizzo di fondi pubblici messi a disposizione in passato per il superamento di queste criticità. Inoltre, la mancata realizzazione degli investimenti previsti è stata anche giustificata con la presenza di ritardi nel rilascio delle dovute autorizzazioni da parte delle amministrazioni competenti.
Il nuovo sistema tariffario varato dall’Aeegsi ha riportato stabilità nel settore idrico contribuendo a dare slancio agli investimenti che, tuttavia, secondo diverse stime non sono ancora sufficienti. In che modo il metodo tariffario, soprattutto nella sua nuova veste per il secondo periodo regolatorio, fornisce sostegno agli investimenti e cos’altro occorrerebbe per rilanciarli appieno?
Dato il livello dei costi operativi necessari al raggiungimento dei relativi obiettivi specifici in materia di sviluppo delle infrastrutture, l’esplicitazione dei criteri tariffari associati a ciascuno schema della nuova matrice di schemi regolatori consente ai gestori per i quali si pianifica un fabbisogno elevato di investimenti in rapporto al valore delle infrastrutture esistenti di vedersi associato un limite di prezzo più elevato rispetto a quello che caratterizza gli schemi con un limitato fabbisogno di investimenti; di poter aumentare, rispetto al primo periodo regolatorio, il fabbisogno di ulteriori fonti di finanziamento rispetto al gettito delle componenti tariffarie; di poter utilizzare l’ammortamento finanziario, in luogo di quello basato sulle vite utili regolatorie.
Già nella Relazione annuale 2015 si rilevava come “nel complesso, con riferimento a circa 2/3 della popolazione nazionale, la spesa per investimenti in infrastrutture idriche passa da 961 milioni di euro nel 2012 a 1,49 miliardi di euro nel 2015, con un incremento complessivo del 55% tra le due annualità considerate”. Dai dati raccolti dall’Autorità, si riscontra un tasso di realizzazione degli investimenti pianificati pari all’84% per il 2014 e al 76% per il 2015.
Un ulteriore sostegno al rilancio degli investimenti nel settore idrico potrebbe venire anche dall’atteso DPCM di attuazione del Collegato Ambientale, che provvede ad istituire, presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA), un “Fondo di garanzia per gli interventi finalizzati al potenziamento delle infrastrutture idriche, ivi comprese le reti di fognatura e depurazione, in tutto il territorio nazionale, e a garantire un'adeguata tutela della risorsa idrica e dell'ambiente secondo le prescrizioni dell'Unione europea e contenendo gli oneri gravanti sulle tariffe”, attribuendo all’Autorità il compito di determinare una specifica componente della tariffa volta ad alimentare il Fondo.
In merito alla natura degli investimenti programmati e alla loro capacità di rispondere alle esigenze dei territori, l’Autorità sta lavorando alla regolazione della qualità tecnica del servizio idrico; quali sono gli aspetti fondamentali su cui tale regolazione dovrà intervenire?
Al fine di assicurare l’uniformità e la completezza delle modalità di erogazione del servizio idrico sul territorio nazionale, l’Autorità ha, proprio quest’anno, avviato un procedimento per la regolazione tecnica, che definisca, in primo luogo, gli indicatori finalizzati alla rappresentazione dello stato infrastrutturale e operativo del servizio idrico integrato per misurarne le effettive criticità e le relative necessità di investimento, specificando procedure e criteri univoci per la graduale implementazione degli stessi. La regolazione individuerà anche i parametri di qualità tecnica dei servizi necessari per portare a compimento il meccanismo di promozione della qualità (un meccanismo di premi/penalità alimentato da una specifica componente tariffaria) e i livelli minimi e gli obiettivi di qualità tecnica per ciascuno dei singoli servizi, nonché livelli specifici e generali.
Saranno previsti, infine, obblighi di indennizzo automatico in favore degli utenti in caso di mancato rispetto dei livelli fissati.
Dal lato della sostenibilità delle tariffe idriche è all’orizzonte la definizione delle misure relative al contenimento della morosità e al bonus acqua volute dal Collegato ambientale (legge n. 221/2015). Come si potranno coniugare – secondo quanto previsto dal legislatore – tutela sociale, copertura dei costi efficienti del servizio e degli investimenti ed equilibrio economico-finanziario delle gestioni?
A questo proposito, assume rilevanza fondamentale la distinzione, ben nota tra gli addetti ai lavori, tra costi riconosciuti e corrispettivi: i primi hanno effettivamente il compito di garantire la copertura dei costi efficienti del servizio (tra cui rientrano, a ben vedere, il costo standard della morosità o quello complessivo del bonus acqua), o, se si preferisce, un efficiente equilibrio economico-finanziario; i secondi hanno la funzione di segnalare agli utenti gli effetti connessi alle proprie decisioni di consumo e, necessariamente, risultano lo strumento più idoneo per impostare una efficace attività di tutela sociale.
Al fine di approfondire le tematiche sollevate, l’Autorità, intende accompagnare l’adozione di documenti di consultazione con l’organizzazione di focus group tematici in considerazione dei differenti profili che assumono rilievo per i vari gruppi di stakeholders. Ciò in quanto per gli utenti domestici vale soprattutto la definizione delle fasce di consumo agevolato e del bonus acqua; gli utenti industriali sono interessati dallo scarico delle acque reflue in pubblica fognatura, con riferimento ai quali si rinvengono difformità territoriali delle vigenti metodologie di determinazione dei corrispettivi di fognatura e depurazione; per i gestori rileva l’aspetto del recupero dei costi efficienti del servizio e degli investimenti; infine saranno coinvolti gli Enti di governo dell’ambito che - a valle della predisposizione tariffaria - sono chiamati ad approvare l’articolazione dei corrispettivi da applicare agli utenti del servizio idrico integrato.
In parte del Paese, in particolare nel Centro-Sud, non sono ancora pienamente operativi gli Enti di governo d’Ambito, in diversi casi non si è ancora proceduto all’affidamento del servizio al gestore unico e permangono sul territorio nazionale numerose gestioni in economia, pur cessate ex lege. Perché questi ritardi, come impattano su tariffe e investimenti e come si può incentivare l’approdo alla gestione unica d’Ambito? Gli auspicati processi aggregativi stanno funzionando nel settore idrico?
L’Autorità conduce una sistematica attività di monitoraggio sulla riorganizzazione dei servizi idrici e informa il Parlamento e il Governo, con cadenza semestrale, degli esiti principali. Risulta obiettivamente difficile illustrare sinteticamente le ragioni dei ritardi riscontrati, mentre si può affermare che con la regolazione introdotta dall’Autorità si è cercato almeno di sterilizzarne gli effetti negativi sugli utenti. In particolare, si fa riferimento alla disciplina sulle esclusioni dall’aggiornamento tariffario – applicabile in caso di carenze nella organizzazione della gestione conforme – e a quella sulle penalizzazioni tariffarie – applicabile in caso di mancata trasmissione dei dati richiesti dall’Autorità. D’altra parte, è un sintomo la sostanziale sovrapposizione tra aree con strutturali criticità e quelle destinatarie di provvedimenti di esclusione o penalizzazione.
Diverse sono le misure regolatorie previste nel MTI-2 per incentivare e sostenere i percorsi di aggregazione volti a perseguire l’unicità della gestione a livello di ambito, come prevista dal Decreto Sblocca Italia, e a sviluppare un vero tessuto industriale idrico.
Sulla base del monitoraggio svolto dall’Autorità alla fine dello scorso anno, con il coinvolgimento degli Enti di governo dell’ambito, risulta che le gestioni si siano ridotte da circa 2.600 nel 2014 a poco più di 2.100.
Occorre tuttavia sottolineare che i soli strumenti che la buona regolazione mette a disposizione non possono rivelarsi sufficienti a conseguire obiettivi di così vasta portata, anche in ragione delle implicazioni sociali e politiche che ne possono discendere.