L’energia è molto più di una questione tecnica o industriale. È il cuore pulsante delle nostre società, il motore delle economie, ma soprattutto lo specchio delle scelte etiche, ambientali e sociali che ogni generazione è chiamata a compiere. Per i giovani, oggi, l’energia è un orizzonte di sfida e responsabilità, ma anche di opportunità. Non si tratta solo di transizione ecologica: si tratta di transizione generazionale.
Viviamo in un tempo in cui il cambiamento climatico non è più una minaccia astratta, ma una realtà concreta. La voce delle giovani generazioni è stata tra le prime a denunciare l’urgenza di un’inversione di rotta, e oggi è sempre più chiaro che il loro protagonismo è essenziale per guidare quella rivoluzione culturale e sistemica necessaria a costruire un modello di sviluppo equo, sostenibile e inclusivo.
Ma a fronte di questa consapevolezza crescente, dobbiamo chiederci: quale spazio reale viene dato ai giovani nelle scelte strategiche sull’energia? Quali strumenti di partecipazione, quali percorsi formativi, quali opportunità occupazionali vengono messi a disposizione per coinvolgerli davvero nella costruzione della transizione?
Molti studenti e neolaureati si dedicano a percorsi di studio e di ricerca focalizzati sulle energie rinnovabili, sull'efficienza energetica, sullo stoccaggio dell'energia e sulle smart grid. Le università e i centri di ricerca vedono fiorire progetti pionieristici portati avanti da giovani menti brillanti, spesso con un approccio multidisciplinare che integra competenze tecniche, economiche e sociali.
Per questo occorre superare ogni approccio retorico e affrontare la questione in termini strutturali e sistemici. Serve un investimento coraggioso sulla formazione nelle discipline STEM, sull’orientamento verso i green jobs, su percorsi di imprenditorialità sostenibile. Serve una governance dell’energia che includa la partecipazione giovanile in ogni fase: dalla progettazione delle politiche pubbliche alla gestione delle comunità energetiche.
Guardiamo con attenzione all’evoluzione del PNRR e al suo potenziale trasformativo. Ma serve di più: serve una visione a lungo termine che metta i giovani al centro non solo come destinatari, ma come protagonisti del cambiamento. Serve un investimento strutturato nel capitale umano, nella capacità delle nuove generazioni di immaginare un futuro energetico rinnovabile, giusto e condiviso. Le scelte che compiamo oggi, infatti, determineranno la qualità della vita dei prossimi decenni.
I giovani hanno dimostrato di avere una spinta creativa, innovativa e coraggiosa. Sono loro i promotori di start-up green, i protagonisti dei movimenti ecologisti, gli attivatori di nuovi modelli di consumo e produzione. Eppure, troppo spesso restano ai margini dei processi decisionali. È tempo di trasformare questa energia in potere decisionale, in leadership diffusa, in riconoscimento istituzionale. Le politiche energetiche devono parlare la lingua dei giovani, integrarne i bisogni e le visioni.
Sostenere le comunità energetiche, promuovere l’efficienza energetica nei territori, investire in innovazione e ricerca: sono tutte leve fondamentali, ma non possono prescindere dal coinvolgimento attivo delle nuove generazioni. È necessario costruire meccanismi permanenti di dialogo tra le istituzioni, il mondo produttivo, le università e le rappresentanze giovanili.
In questa direzione si inserisce il recente Protocollo d’Intesa siglato il 22 gennaio 2025 tra il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e il Consiglio Nazionale dei Giovani. L’accordo prevede l’istituzione di un Tavolo di Consultazione permanente per garantire la piena rappresentanza delle organizzazioni giovanili impegnate sui temi del cambiamento climatico e della transizione energetica. È un passo fondamentale che consolida la volontà politica di costruire un confronto strutturato, inclusivo e continuativo tra le Istituzioni e i giovani, affinché possano essere realmente parte attiva nei processi decisionali che riguardano il futuro del nostro Paese.
Dalle nostre ricerche, sappiamo che la sostenibilità ambientale è una priorità per ben tre giovani italiani su quattro. Con questo Protocollo stiamo costruendo uno spazio inclusivo, anche formativo, dove condividere idee innovative e favorire una partecipazione concreta alle politiche ambientali ed energetiche. È una sfida che intendiamo affrontare con responsabilità, visione e determinazione.
Il ruolo dei giovani nel mondo dell’energia non può essere residuale, né episodico. Deve diventare una scelta politica strutturale. Perché una transizione energetica giusta è possibile solo se sarà accompagnata anche da una transizione generazionale giusta. Se vogliamo davvero realizzare la neutralità climatica entro il 2050, non possiamo prescindere da chi oggi ha vent’anni: sono loro i veri custodi del futuro.
L’energia di cui abbiamo bisogno non è solo quella che alimenta le nostre case, ma quella che accende il futuro delle persone. E i giovani ne sono la fonte più potente.
La sfida energetica del nostro tempo non riguarda solo la produzione e il consumo, ma tocca anche temi cruciali come la giustizia sociale, la lotta alla povertà energetica, l’equilibrio territoriale tra aree metropolitane e interne. I giovani che abitano nelle zone più svantaggiate, spesso escluse dai grandi circuiti dell’innovazione, devono essere coinvolti prioritariamente. Investire su di loro significa creare un Paese più coeso, più giusto, più resiliente.
Includere i giovani nella governance energetica non è solo un atto dovuto, è una scelta strategica per il futuro. Una transizione che non ascolta i giovani rischia di essere incompleta, inefficace, priva di quella linfa vitale che solo le nuove generazioni possono offrire. Ed è per questo che il Consiglio Nazionale dei Giovani continuerà a farsi promotore di politiche pubbliche orientate alla sostenibilità e alla partecipazione.
Solo così potremo costruire un futuro energetico che sia davvero all’altezza delle ambizioni europee e internazionali. Un futuro dove ogni giovane abbia non solo il diritto, ma anche gli strumenti per essere parte attiva del cambiamento.